stevejobs_banksy_rcProvocatorio, irriverente, dissacrante il suo nome non ha un volto, si dice che sia cresciuto in una cittadina inglese, da qui l’appellativo il “graffitaro di Bristol“, ma dove viva nessuno lo sa. Eppure a conoscerlo sono in tanti:
è tra i primi artisti cercati sul web secondo una classifica ufficiale (i 300 artisti più cercati in rete) di Artnet.ragazzaorecchinoperla_banksy_rcPotrebbe essere uno dei nostri eroi contemporanei, schivo e misterioso, un’artista che non ha nessuna galleria che lo rappresenti. Lo immaginiamo in giro per il mondo, all’ombra di vicoli nelle grandi metropoli o lungo ruderi di città fantasma in terre socialmente e politicamente desolate dove prima o poi ci apparirà e stupirà nella forma di una sua opera. Sì perché è questo l’unico modo in cui si manifesta Bansky, lo street artist più famoso al mondo. Osannato e cercato è lo stencil che da oltre trentanni è la sua firma artistica in diversi luoghi del mondo. Dalla fine degli anni ’80, infatti, “immagini singolari e umoristiche, a volte accompagnate da slogan” sono apparse a Londra, New York, Parigi, Gaza, etc… con messaggi espliciti e ironici contro la guerra, l’anti-capitalistismo, l’anti-istituzionalismo, contro il riscaldamento globale e la barbarie delle tecniche di macellazione, a favore della pace. Molti vedono in lui la nascita della street art e della guerrilla art, indubbiamente ha creato un suo stile inconfondibile in cui i graffiti si uniscono allo stencil.

followyourdreams_bansky_rcI soggetti scelti? Animali come scimmie e ratti, quelli con i quali invase tutta Londra agli esordi della sua attività, e ancora poliziotti, soldati, bambini, anziani e personaggi.

Incursioni artistiche urbane e nei musei: una delle abilità che lo ha da sempre contraddistinto è stata quella di infiltrarsi nei musei più importanti del mondo e appendere delle sue opere tra quelle già presenti. Un’intrusione spesso scoperta dopo diversi giorni come,  ad esempio, quella di un quadro dipinto in perfetto stile settecentesco, con l’aggiunta di alcuni particolari completamente anacronistici, come bombolette spray!

donnacontappeto_banksy_rcIl suo anonimato è un mistero e un enigma che ha scomodato i ricercatori della Queen Mary University di Londra hanno cercato di svelare ricostruendo “la profilatura geografica (il geographic profiling, metodo d’indagine statico che mappa informazioni pubbliche, usato anche dalla polizia antiterrorismo) delle opere di Bansky, secondo cui il profilo dell’artista coinciderebbe con le apparizioni pubbliche on-line (e non solo) di un uomo che porta il nome di Robin Gunningham”, ma il vero Bansky non si è mai manifestato per avvalorare questa tesi.

Tutto ciò che abbiamo sono le sue opere lasciate qua e là per il mondo, una testimonianza del suo passaggio e una traccia simbolica di una politica di protesta.
In Italia Napoli ha il primato di due sue opere: in Via Benedetto Croce, pieno centro storico partenopeo, dove c’era una interpretazione dell’estasi della beata Ludovica Albertoni del Bernini, che ha in mano delle patatine e un panino, simbolo del consumismo. Quest’opera è stata coperta e cancellata dal lavoro di un altro writer nel 2010.

madonnaconpistola_bansky_rcL’altra la Madonna con pistola, una Vergine con un revolver al posto dell’aureola, che guarda in alto, verso un’altra Madonna, quella raffigurata in una edicola votiva (oggi scomparsa) su uno stencil in Piazza dei Girolamini, oggi protetto da una teca.

striscidigaza_bansky_rcTra i suoi soggetti ricordiamo il gatto – Cat a Gaza nel 2015, dove il writer ha realizzato anche un video documentando la situazione della striscia di Gaza dopo la guerra con Israele del luglio del 2014 costata più di duemila civili, circa 19mila case distrutte e 100mila persone rimaste senza un posto dove vivere.
Un uomo mi ha chiesto cosa significasse la mia opera”, commenta l’artista sul suo sito riferendosi all’immagine del gattino, “e ho spiegato che volevo mostrare la distruzione di Gaza mettendo foto sul mio sito, ma che la gente su internet guarda solo foto di gattini”.

uomoconfiori_banksy_rcE Flower Thrower (“Il lanciatore di fiori”) apparso a Gerusalemme su un edificio privato nel 2003 quando fu terminata la costruzione del muro di separazione tra i territori palestinesi e Israele, su cui poi Banksy ha realizzato diversi murales negli anni seguenti.

bambinapalloncino_bansky_rcBalloon girl (“La ragazza con il palloncino”) realizzata a Londra nel 2002, nel marzo del 2012 l’artista ha pubblicato sul proprio sito un’immagine modificata della celebre “Balloon Girl” in occasione del terzo anniversario della guerra civile siriana e sull’onda della campagna #WithSyria a sostegno delle vittime del conflitto.

poliziotti_banksy_rcOppure Kissing Coppers (“Il bacio dei poliziotti”) Brighton, 2004; “Armored Dove” (La Colomba corazzata”) Betlemme, agosto 2005; “Sweep it Under the Carpet” (“Spazzalo sotto il tappeto”) Londra, 2006-2007; “Mobile Lovers” (“Gli amanti con lo smartphone”) Bristol, aprile 2014; “Spy Booth” (“La cabina spia”) Cheltenham, nell’aprile 2014 l’opera, ispirata al cosiddetto Datagate, è in omaggio all’attività di Edward Snowden, il quale ha pubblicato i file che hanno svelato il controllo sulle comunicazioni dei cittadini americani e europei.

Photo by Matt Cardy/Getty Images)

gliamanti_bansky_rcTante e diverse le opere ormai non più esistenti o raccolte in collezioni private.
E da alcune di queste collezioni internazionali provengono i lavori esposti dal 24 maggio fino al 4 settembre a Roma, Palazzo Cipolla – in via del Corso al centro della capitale – nella mostra GUERRA, CAPITALISMO & LIBERTA’.

L’artista “noto come banksy non è associato né coinvolto in que-sta esposizione museale. Tutte le opere presenti in mostra pro-vengono da collezionisti privati internazionali e nessuna opera e’ stata sottratta alla strada” recita il comunicato stampa… ma noi speriamo che in questi giorni Bansky si aggiri tra le sale di Palazzo Cipolla e i vicoli romani, di incrociare il suo sguardo anonimo per caso e che lasci un suo segno anche qui, nella capitale.
www.warcapitalismandliberty.org
www.fondazioneterzopilastro.it

FONDAZIONE ROMA MUSEO – PALAZZO CIPOLLA
Via Del Corso, 32
000186 Roma (RM)
Telefono 06.697645599
E-mail: info@fondazionemuseo.it
Sito Web: www.fondazionemuseo.it

TUTTI I DETTAGLI SULLA MOSTRA:  GUERRA, CAPITALISMO & LIBERTA’
Banksy_2002_Rude Copper_mostraroma_rc
L’esposizione è ideata, promossa e realizzata da Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo con presidente Emmanuele Francesco Maria Emanuele, e curata da Stefano Antonelli, Francesca Mezzano & Acoris Andipa.

Banksy_2003_Love Rat_Screenprint_mostraroma_rc“Guerra, Capitalismo & Libertà” è una mostra no-profit che ha l’obiettivo di mettere in luce la carriera  dell’artista evidenziandone le principali fonti di ispirazione, oltre a voler avere una forte connotazione didattica grazie alla componente destinata alle scuole, che costituisce un’esauriente rassegna scientifica di Banksy. Dice Francesca Mezzano una dei curatori:
Uno dei tanti elementi di forza che distinguono questa mostra dalle altre è la grande valenza didattica del progetto: mentre, usualmente, un museo è un grande spazio destinato a distribuire il prodotto culturale per adulti, che ha – talvolta – a margine un piccolo spazio educativo per bambini, con questa mostra daremo vita ad un grande spazio educativo per bambini affiancato da un piccolo (ma affascinante, incisivo, unico nel suo genere) spazio culturale per adulti.”

Banksy_2007_Flags_screenprint_mostraroma_rcIl titolo richiama le tematiche contemporanee presentate in oltre 150 lavori esposti: dipinti originali, stampe, sculture e oggetti rari, molti di questi mai esposti in precedenza. Nella mostra sarà messa in luce la sua visione artistica di fronte agli avvenimenti sociali e politici internazionali, dalla serigrafia di alcune scimmie che dichiarano ‘Laugh Now But One Day I’ll Be in Charge
Banksy_2003_Laugh Now_Screenprint_mostraroma_rc

Ridete adesso ma un giorno saremo noi a comandare), passando per l’agghiacciante immagine di Kids on Guns.

Banksy_2003_Kids on guns_spray_mostraroma_rc

È un artista urbano che utilizza una vasta gamma di supporti, dalla pittura su tela, alle serigrafie e sculture, alle grandi installazioni, creando delle scenografie animate in cui ha coinvolto, occasionalmente, anche animali viventi. I suoi lavori sono caratterizzati da umorismo e umanità, intendono dare voce alle masse e a chi, altrimenti, non sarebbe ascoltato da nessuno. Un esempio è il suo recente commento alla crisi dei rifugiati: un grande stencil fuori l’ambasciata francese di Londra. Il suo anonimato e il suo rifiuto a conformarsi spiegano la difficoltà a inquadrare e definire un artista di tale portata; proprio per questo, non è mai stata esposta all’interno di un museo privato, una rassegna delle sue opere”.

LE MOSTRE DEDICATE A BANSKY NEGLI ANNI

La prima mostra dell’artista si è tenuta a Bristol nel 2000 al Severn Shed. Nel 2002, Banksy ha esposto alla 33 1/3 Gallery di Los Angeles e l’anno seguente è stato incaricato di disegnare due copertine all’album “Think Tank” dei Blur. Il suo lavoro si espande a livello internazionale: lungo la striscia di Gaza, sul versante palestinese, ha dipinto nove immagini. Nell’estate 2009 si “è impossessato” del Bristol Museum & Art Gallery con una mostra che ha attratto oltre 300.000 visitatori. L’artista ha inoltre realizzato un film documentario Exit Through The Gift Shop, ottenendo una nomination agli Oscar. Ad oggi, nessuna galleria rappresenta in maniera esclusiva Banksy.

Nel 2013 ha realizzato un progetto situazionista a New York chiamato “Better Out Than In”: in una delle varie attività sparse per la città ha venduto le sue tele su una bancarella per $60 USD ai turisti.

Il 2015 ha visto l’apertura di DISMALAND: un grande parco a tema da lui rinominato ‘Bemusement Park’, il contrario del parco divertimenti, dove visitatori di ogni età e provenienza sono stati accolti da uno staff depresso e poco collaborativo. All’interno del parco una mostra, curata dallo stesso Banksy, ha riunito artisti di grande rilievo, tra cui Damien Hirst e Axel Void.

Lo scorso dicembre Banksy ha poi deciso di trasferire le strutture di Dismaland a Calais per ospitare i rifugiati. In questa occasione ha prodotto una serie di murales, tra cui ‘The Son of a Migrant from Syria’ (‘Il Figlio di un Emigrante dalla Siria’) che raffigura cinicamente Steve Jobs.

Banksy_2003_Smiling Copper_Spray paint stencil on cardboard_198x80xm_150dpiFONDAZIONE TERZO PILASTRO – ITALIA E MEDITERRANEO

La Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo opera in campo sociale, sanitario, educativo, culturale nonché a supporto della ricerca scientifica. La tensione che muove la Fondazione è quella di raccordare la tradizionale attenzione alle esigenze di sviluppo e ai bisogni sociali dei territori – la dimensione locale – con una visione ampia, ovvero globale sulle tematiche urgenti del mondo contemporaneo, rispetto alle quali intende porsi come centro propulsivo e creativo di idee e di proposte. In ambito artistico, da tempo la Fondazione Terzo Pilastro ha rivolto la propria attenzione al fenomeno della Street Art, a cominciare dalla felice esperienza di “Big City Life” a Roma, il progetto di arte pubblica partecipata per la riqualificazione urbana che ha reso possibile il recupero del quartiere popolare di Tor Marancia, per proseguire poi con l’importante contributo alla rassegna internazionale “Icastica 2015” ad Arezzo e, infine, con la mostra “Codici Sorgenti”, dedicata ai più importanti street-artists mondiali, a Catania, città alla quale ha voluto anche donare la monumentale opera di Vhils che decora i grandi silos sul waterfront del porto.

«La mostra “sull’artista noto come Banksy”, che portiamo a Palazzo Cipolla a Roma grazie alla “999 Contemporary”, è un’iniziativa di grandissimo respiro», afferma il Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, Presidente della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo: «È la prima volta, infatti, che così tante opere di questo personaggio, considerato oggi il massimo esponente della street-art a livello internazionale, vengono esposte in un museo. Si tratta di un corpus di circa 150 opere (incluse 50 copertine di dischi) tra sculture, stencils e così via, tutte rigorosamente di collezionisti privati e, dunque, assolutamente non sottratte alla strada. La mostra è unica nel suo genere anche per i temi che tratta – guerra, capitalismo e libertà – che sembrano essere le fonti primarie di ispirazione dell’arte di Banksy, connotata da una forte componente di denuncia sociale, nonché i temi più attuali ed urgenti che caratterizzano il nostro presente. Questa esposizione, a mio avviso, è il perfetto e naturale coronamento del percorso che, con la Fondazione Terzo Pilastro, ho voluto intraprendere, già da qualche tempo, al fine di dare voce ad una modalità di espressione – la street-art, appunto – che porta l’arte fuori dai musei e la riversa nei luoghi accessibili a tutti, la rende parte del nostro vivere quotidiano. Un fenomeno non accademico, ma vivo e vitale, che ho conosciuto nei miei anni giovanili a Los Angeles e Miami e di cui ho immediatamente intuito la grande portata e l’eccezionale efficacia comunicativa».

CURATORI

Banksy_LaughNow_Door_L_AndipaGallery_mostraroma_rcAcoris Andipa, è il direttore di Andipa Gallery, una galleria d’Arte Moderna e Contemporanea con sede a Knightsbridge, Londra, fondata nel 1967 dalla famiglia Andipa. La tradizione della famiglia nel commercio d’arte risale al 1593 a Venezia, quando il Doge Mocenigo assegna lo stemma tuttora usato dai membri della famiglia. Acoris Andipa è uno stimato commerciante delle opere di Banksy, dal 2006 espone i suoi lavori.
Nel 2007 ha prodotto una grande mostra personale di Banksy ricevendo 36.000 visitatori in sei settimane. Andipa è responsabile della collocazione sul mercato di molte importanti opere dell’artista, essendone il dealer più famoso.
Stefano Antonelli e Francesca Mezzano sono i fondatori di 999Contemporary, una istituzione privata senza scopo di lucro dedicata allo studio, pratica e sviluppo dell’arte contemporanea urbana attraverso progetti di arte pubblica, mostre, progetti educativi e di beneficenza. Hanno curato oltre duecento opere pubbliche in tutta Italia e all’estero, realizzando a dicembre, con il sostegno fondamentale della Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo e grazie all’opera dell’artista portoghese Vhils, il più grande ritratto mai dipinto da esseri umani sui silos del porto di Catania. Centosessanta opere di cui molte monumentali solo nella città di Roma, attraverso progetti che hanno portato artisti provenienti da tutto il mondo a dipingere la fermata metro Spagna, il quartiere Ostiense e – sempre in collaborazione con la Fondazione Terzo Pilastro – l’intero quartiere di Tor Marancia che ad oggi ha più visitatori dei maggiori musei romani di arte contemporanea. Nel 2014 hanno curato Urban Legends, la prima mostra di street art ospitata dal Macro, Museo d’arte contemporanea di Roma portando la street art di nuova generazione confrontarsi con l’arte contemporanea. Nel 2015 hanno curato la mostra Codici Sorgenti al Museo Platamone di Catania, promossa ancora dalla Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo, dove per la prima volta veniva collegato il graffitismo americano delle origini con la street art contemporanea, mostra che ha segnato il record di visitatori del museo. Sono consulenti per Roma Capitale Municipio Roma VIII per la rigenerazione urbana attraverso l’arte. Francesca Mezzano è attualmente presidente della Biennale dei giovani artisti del Mediterraneo.

Sottolinea Stefano Antonelli:
Alle soglie di un mondo in profonda trasformazione, questa mostra analizza i progressi dell’iconografia e della rappresentazione di queste tre fondamentali espressioni della nostra civiltà (guerra, capitalismo e libertà), attraverso il lavoro del più controverso e popolare artista e attivista contemporaneo: un artista anonimo britannico che si fa chiamare Banksy. Attivo dalla fine degli anni ’90, l’artista noto come Banksy ha utilizzato il luogo pubblico come spazio dove esprimere ed esporre il proprio lavoro liberando il potenziale della libertà espressiva dei graffiti e scrivendo di fatto il codice sorgente del primo movimento artistico globale e open source che conosceremo più tardi come street art. Agli inizi del nuovo millennio. infatti, l’avvento di internet e il conseguente fenomeno della condivisione delle immagini su scala globale lo ha consacrato come idolo delle nuove generazioni donandogli fama planetaria. Nella storia dell’arte occidentale, nessuno come questo artista è riuscito a portare all’attenzione di un pubblico così vasto ed eterogeneo temi di questa portata, ridefinendo i perimetri e le necessità di sincronismo dei progressi della sensibilità collettiva.”

Acoris Andipa dice: “E’ particolarmente significativo che una Fondazione che, con il proprio museo, ha celebrato negli anni la creatività del genio italiano e si è aperta anche a movimenti, a correnti ed a modelli artistici del mondo che ci circonda promuova una mostra come questa: così facendo, essa avvia una riflessione di alto profilo nella lettura del proprio tempo, manifestando decisamente la volontà di essere contemporanea e non solo coeva, e creando una connessione virtuosa tra tradizione e innovazione, tra passato e futuro.”

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Di Arianna Pasquale

Parole, lingua e linguaggio, arte e le nuove tecnologie sono quel filo rosso con il quale mi diverto a tessere le mie giornate. Innovazione e sviluppo di nuovi orizzonti gli spunti che mi fa piacere incontrare. Giornalista, editor, copy writer e content media. Dopo la laurea in Filosofia del Linguaggio e della Mente a Napoli, mi trasferisco a Roma dove mi specializzo in comunicazione per il web e i nuovi media e per diversi anni sono caporedattore del mensile “Next Exit, creatività e lavoro” approfondendo temi di economia della cultura. Ho curato la pubblicazione di diversi progetti editoriali, tra cui Young Blood, annuario dei giovani artisti italiani, e RomaCreativa, per fare una mappatura dei creativi italiani nel mondo e nella capitale.

2 pensiero su “Avete mai visto Bansky a Roma? Sulle tracce del misterioso street art nella mostra a lui dedicata “Guerra, capitalismo & libertà” a Palazzo Cipolla”

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