Il titolo della pièce diretta da Max Caprara e in scena al Teatro dell’Orologio dall’ 8 al 20 dicembre 2015, rievoca l’opera teatrale di Yasmina Reza consacrata dall’omonimo film di Polansky del 2011. Anche qui in scena ci sono due coppie, un criceto, dei figli di cui si parla soltanto, ma che non sono presenti e infine…una finta cordialità che si trasforma in conflitto, in un crescendo di violenza ed esasperazione. Eppure rispetto al capolavoro di Reza, Carnage di Caprara mette in scena effettivamente qualcosa di diverso, o meglio sposta il focus del conflitto più sull’ambito sociale, mettendo in scena un corrosivo spaccato di “lotta di classe” nel pieno della crisi economica e valoriale che attraversa il nostro paese. Infatti le due coppie in scena, come guerrieri in un agone, difendono due visioni della società diametralmente opposte e nutrono fin dall’inizio ostili pregiudizi gli uni nei confronti degli altri.
Questa percezione diffidente dell’altro come estraneo arriva ad un parossismo comico tale che una delle due coppie si ostina a considerare di origine “straniera” l’altra coppia per il solo fatto che quest’ultima ha vissuto per qualche tempo all’estero.
Clara e Gianni, una coppia appartenente all’alta borghesia (entrambi i coniugi lavorano nel settore finanziario con posizioni dirigenziali) invita a cena i nuovi vicini di casa, Alberto e Marta, gli unici forse a vivere nel loro stesso stabile, un tempo prestigioso e ora pressoché disabitato: si tratta ad ogni modo di una coppia di estrazione sociale più modesta (lui fa il tassista e lei la casalinga con velleità artistiche) che con loro non ha nulla in comune, fuorché il fatto che entrambe le coppie hanno un figlio vivace.
Infatti il pretesto dell’invito a cena di Clara e Gianni è che vogliono regalare un criceto al figlio dei loro nuovi vicini. Ma fin dall’inizio, al di là delle apparenze e delle cerimonie ipocrite, l’atmosfera non è delle più accoglienti. Intanto la cena, presentata inizialmente come molto raffinata, non è stata preparata dalla padrona di casa, ma è stata ordinata al ristorante e per giunta tarda ad arrivare; il figlio di Gianni e Clara è chiuso a chiave nella sua stanza e non è dato di conoscere i motivi di tale reclusione; Gianni insinua che un’infiltrazione d’acqua nel bagno del loro appartamento sia causata da un guasto che è nel bagno dell’appartamento dei nuovi vicini; la gabbia del criceto, “dono” per il figlio di Marta e Alberto sembra essere vuota. A partire da queste prime sbavature nel quadretto idilliaco che le due coppie si affannano a creare, pian piano il conflitto monta e coinvolge tutti gli aspetti della vita delle due coppie dall’educazione dei figli, al lavoro, alla politica e alla cultura. Ha luogo così un vero e proprio gioco al massacro, appunto il “Carnage” del titolo, che arriva ad un eccesso di violenza tale da lasciare scioccati e nel contempo svuotati di forze ed idee gli stessi protagonisti. Arriva infine la cena ordinata, i quattro, deposte le armi, si mettono a tavola, ma non hanno proprio nulla da dirsi. Il vuoto impera sovrano nel finale, quello stesso vuoto di valori e idee di cui i personaggi della piéce sono personificazione.
Il testo elaborato da Caprara, ispirato dal capolavoro di Reza, è una commedia nera e corrosiva, con un ritmo sferzante sostenuto alla perfezione dai quattro interpreti (Michele Bevilacqua, Max Caprara, Veronica Milaneschi e Giada Prandi) che hanno saputo caratterizzare in modo davvero credibile personaggi non facili da interpretare, scavando a fondo nelle loro manie e nevrosi e riuscendo a renderli maschere grottesche di cui si può ridere, anche se con amarezza.
Contribuiscono notevolmente a creare un’atmosfera di angoscia e oppressione anche l’ottima colonna sonora costituita dalle musiche originali Stefano Switala, già autore di colonne sonore per cinema, teatro e televisione, e la scenografia di Tiziana Liberotti. In particolare l’overture musicale tensiva e di sapore hitchockiano con cui si apre lo spettacolo, mentre i sapienti giochi di luce creati da Luca Carnevale svelano a poco a poco la scena ancora vuota in cui avrà luogo la vicenda, assume una funzione diegetica e trasmette subito allo spettatore un senso di inquietudine. Inoltre l’allestimento essenziale della scena, costituito da uno scarno salotto borghese delimitato da cancellate, fa sembrare l’appartamento piuttosto un’arena dalle cui gabbie usciranno belve feroci pronte a scannarsi: e ciò rende il set simbolicamente ed efficacemente funzionale alla narrazione.
“The Carnage” nasce della proposta artistica dell’Associazione culturale Aut-Out in collaborazione con ONTI. Si tratta di due realtà culturali indipendenti che tuttavia sono accomunate dalla ricerca di linguaggi teatrali nuovi adeguati a rappresentare la società attuale nelle sue problematiche più urgenti. E in quest’ottica si può dire che questo spettacolo sia un esperimento riuscito con successo.
DOVE LO ABBIAMO VISTO:
Teatro dell’Orologio, via dei Filippini, 17a, Roma
QUANDO: DALL’8 AL 20 DICEMBRE 2015
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Insegnante di lettere, autrice e regista teatrale, appassionata da sempre del palcoscenico, ama anche essere spettatrice a volte e scrivere di teatro, per far conoscere a tutti gli spettacoli più belli e i talenti emergenti che calcano le scene romane.
Nata il 15 giugno del 1972 in provincia di Bari , dopo gli studi classici si laurea in lettere classiche. Dopo la laurea consegue un master in comunicazione e mass media presso l’Università “Cesare Alfieri” di Firenze ed in seguito segue un corso presso Mediaset in sceneggiatura. A partire dal 1999 Lavora a Roma presso alcune società di produzione di fiction tv come la Lux Vide e per Rai due come consulente editoriale free-lance story editor assistant e Ufficio Stampa.
Nel 2005 sceglie di intraprendere un’altra strada. Dopo un corso di specializzazione diventa insegnante di lettere e attualmente lavora nella scuola pubblica come tale. In questi anni tuttavia non abbandona la sua vera grande passione: il teatro. Dal 2005 al 2014 recita, dirige e scrive spettacoli con un piccolo gruppo teatrale romano amatoriale I Ricercati o come solista, ma sempre in veri teatri romani, tra i quali il teatro Agorà, il teatro dell’Orologio e il Piccolo Eliseo.