Può il riciclo diventare oggetto d’arte? Per Fabio Ferrone Viola assolutamente sì: rifiuti in plastica, tappi di bottiglia e lattine schiacciate sono una fonte d’ispirazione e diventano delle opere da portare nei principali musei come “ambizioso manifesto di educazione ambientale mirato a diffondere – attraverso l’arte e la creatività – una maggiore coscienza del disagio ecologico”.
Dal 5 al 31 luglio è possibile vedere 30 opere dell’artista al Complesso del Vittoriano- Ala Brasini nella mostra “CRUSH – Manifesto globale”, un progetto espositivo promosso dall’Associazione Michele Valori.
Crush si riferisce al gesto attorno a cui ruota tutta la ricerca dell’artista, ovvero schiacciare le lattine accartocciate raccolte per strada. Da questo il termine “crushismo” coniato dallo stesso Ferrone, espressione che descrive la sua particolare tecnica esecutiva per realizzare qualcosa che possa essere ancora una volta “utile”, rivestendo i “rifiuti” di una nuova dignità artistica.
Riciclo è la parola d’ordine di Fabio Ferrone Viola artista romano classe 1966 cresciuto negli Stati Uniti dove rimane affascinato dalle luci, dai colori, dalla cultura americana. Grazie alla sua attività di creativo, di stilista e responsabile di produzione per l’azienda di famiglia nel 2006 decide di dedicarsi a tempo pieno all’arte e dà vita alla Trash Art.
Le sue opere raccontano le esperienze e passioni ma anche i sentimenti di insofferenza rispetto all’avanzare del degrado ambientale. Lattine, tappi di bottiglia, scarti, vengono recuperati e trattati come colori ad olio riprendendo vita in altre forme. Le sue opere, figurative e astratte, tentano di richiamare l’attenzione sull’urgenza del disastro ecologico.
Approfondiamo con lui il suo percorso artistico.
Da cosa nasce la tua fonte d’ispirazione nei confronti del riciclo?
Da sempre ho sofferto la pressione del consumismo dettato dalle politiche dei grandi marchi e delle multinazionali che ci impongono di usufruire sempre più di prodotti a basso costo e di poca resistenza nel tempo. Siamo invasi da lattine, da tappi, da buste di plastica, da immondizia. In un paese bello come il nostro, ricco di paesaggi meravigliosi e storia dovrebbe essere tenuto nella massima pulizia per poter essere visitato al meglio ed invece siamo sommersi da rifiuti!
Così, con questo stimolo, ho iniziato ad usare gli scarti colorati e riutilizzabili proprio per far capire alle persone che la giusta strada è quella del “recycling”.
Dal Trush al Crush. Come si è sviluppato il tuo percorso artistico?
“Crush” è una parola onomatopeica inglese che significa “schiacciare” e da queste lattine che ho raccolto in strada nei tanti viaggi che ho fatto mi è venuta l’idea di usarle come sfondi delle mie opere. “crush” manifesto globale è il titolo della mia prossima mostra, i tappi di alluminio e lattine con le loro variopinte grafiche raccontano tante storie. Ho raccolto oltre diecimila pezzi ed ho realizzato le 30 opere che porterò in mostra il prossimo 5 luglio al Complesso museale del Vittoriano.
Da imprenditore ad artista, cosa è cambiato a livello professionale?La fine del secolo scorso ha portato con sé la fine di molte dinamiche sociali non a caso dal 2002 le nostre vite sono cambiate totalmente. In quell’anno l’Europa ha cominciato ad usare la moneta unica. L’euro ha raddoppiato i costi delle materie prime e dimezzato la forza d’acquisto dei nostri portafogli, per non parlare delle disastrose aperture ai mercati asiatici che hanno radicalmente cambiato le nostre vite in peggio. E sì perché senza dirlo a nessuno molti paesi europei hanno letteralmente spalancato le dogane a prodotti lavorati a basso costo e senza regole sindacali predestinando alla morte la nostra classe operaia e artigianale. Così anche la moda, come settore portante del nostro paese è stata disintegrata in questa logica che ha arricchito i politici ma distrutto …azzerato milioni di persone ed il loro fondamentale indotto …la mia azienda “L’altramoda spa” è stata trascinata via in questa lenta agonia anche se, per fortuna, il mio gruppo imprenditoriale di stampo familiare si è ridimensionato in piccole aziende ed è ripartito con delle nuove strategie più agili ed efficaci sul mercato. Purtroppo in questa nuova fase l’unica politica vincente è la cura del prezzo e noi creativi siamo stati limitati in tutto per via dei costi. Così nel 2006 ho deciso di dedicarmi totalmente al mio progetto artistico cominciando a lavorare sulle mie competenze creative. Fin dal 2001, infatti, avevo già dato inizio al mio piccolo studio d’arte e lì mi sono ritrovato ad elaborare i miei primi lavori su tela. Dal 2009, poi, mi dedico a partecipare a mostre in Italia e all’estero. La differenza ovviamente è radicale, anche se la fase creativa di uno stilista parte comunque da contenuti di stile e comunicazione, ma il “lavoro” dell’artista si concretizza durante la realizzazione dell’opera stessa. Il vero artista rappresenta i suoi sentimenti la sua anima, lo stilista anche se creativo e libero al 90% deve seguire le direttive e le logiche dei mercati.
Una denuncia alla pratica dell’usa e getta e alla cultura del “consumismo”. Come l’arte e la creatività possono esprimere questi concetti e farli arrivare al pubblico? Quali effetti credi che possano portare? Purtroppo la maggior parte delle persone non si sofferma e tira dritto. Spero che le mie opere possano far riflettere che “gettare” non è un buon modo per convivere ma dobbiamo far crescere i nostri figli con questa educazione civica altrimenti non ci sarà artista che tenga!
Se non partiamo da politiche di sensibilizzazione per la cura del nostro territorio, sin dalle classi dei bambini nelle scuole, non riusciremo mai a cambiare le cose.
Dove hai trovato i materiali per realizzare le opere? La maggior parte delle lattine la raccolgo personalmente in strada, non solo a Roma ma ovunque vado mi capita di raccogliere sull’asfalto l’alluminio logorato dalle ruote delle auto e schiacciato dal traffico… purtroppo, ovunque mi capita di trovare grandi quantità di questi contenitori che una volta usati vengono lasciati in terra e questo è anche il significato del sottotitolo “manifesto globale” perché eccetto rare eccezioni, in tutto il mondo la maleducazione e l’ignoranza invadono il nostro pianeta.
Viaggiando moltissimo per lavoro, prima di aver intrapreso la mia carriera artistica, ho potuto constatare come in tutto il mondo ci sia questa malsana usanza di gettare le cose in terra. Ho trovato lattine schiacciate ovunque e così ho cominciato a raccoglierle e metterle da parte: da New York a Parigi, dall’Asia all’Africa ho avuto modo di verificare quanto comune sia questo gesto d’inciviltà, e ho cominciato a pensare di realizzare qualcosa utilizzando questi “rifiuti” e riproporli come veicolo d’arte per lanciare uno spunto di riflessione, un messaggio di Amore (tanto è vero che molte delle mie opere riportano la parola “Love” nel titolo) che possa smuovere le coscienze e ricominciare a far apprezzare la bellezza che ci circonda.
Hai dei modelli di riferimento in campo artistico?
Amo l’arte in tutte le sue forme, che siano pittoriche o di qualsiasi altro tipo.
Amo la Street art come anche i macchiaioli di fine 800.
Ma avendo vissuto negli Stati Uniti ho assorbito molto la cultura pop degli anni 80 e, così, da sempre ho amato le grafiche di Jasper Johns e le stampe molto colorate di Andy Warhol lo urban afro di Basquiat, i collage di Robert Rauschenberg, “l’action painting” di Jackson Pollock che mi fa viaggiare con il pensiero. Nelle mie opere spesso rievoco gli stimoli dei miei “maestri” e precursori a cui sono devoto, ma non per questo mi sento di plagiarli anzi, al contrario, le mie tecniche sono sempre in continua evoluzione e senza falsa modestia mi sento di portare avanti dei percorsi da loro stessi iniziati.
Quali sono i tuoi ispiratori in ambito ambientale/ambientalista?
Il mio stimolo ambientalista nasce dalla sofferenza del nostro pianeta, dal buco dell’ozono dalla moria degli animali per via dell’inquinamento. Ad esempio seguo e partecipo molto alle campagne di “Green Peace” ed altre associazioni legate all’ambiente e animaliste. Spero che il prima possibile si possa capire come smaltire e riutilizzare l’immondizia che oggi vediamo in ogni angolo della strada così che da un problema si possa trovare un guadagno per tutti.
Progetti futuri? Subito dopo la mostra al Complesso del Vittoriano insieme alla mia gallerista Paola Valori abbiamo deciso di far girare ” CRUSH” Manifesto Globale in altre città in Italia ed all’estero. Inoltre già in questo evento del Vittoriano abbiamo deciso di sponsorizzare un Onlus Italiana la ANIDAN ONLUS per aiutarli nel processo di recupero e di volontariato a favore di circa 300 bambini di una scuola di Lamu in Kenya , dove questi bambini bisognosi e sono aiutati nella crescita e nella loro educazione artistica. Il mio prossimo progetto e’ quello di poter andare li e organizzare dei veri e propri “stage” educativi anche con l’aiuto materiale e fisico di altri miei amici artisti .
Infatti, la tappa romana della mostra rappresenta l’apripista di un progetto itinerante più ampio che in futuro vedrà coinvolte anche altre città sulla scia della passione, del coinvolgimento emotivo e dell’esperienza di Fabio Ferrone Viola che nel suono onomatopeico Crush – tradotto dall’inglese “schiacciato” appunto – ha trovato il leitmotiv della sua arte.
Schiacciare è la forma di arte che uso per far capire il mio stato d’animo, – racconta l’artista Fabio Ferrone Viola – subendo la pressione dell’ambiente in cui viviamo ma soprattutto ricollegandolo al sottotitolo della mostra “manifesto globale” che rimanda a una dimensione più ampia e sociale.
La mostra, con il patrocinio della Regione Lazio e di Roma Capitale, promossa dall’Associazione Michele Valori, in collaborazione con Micro Arti Visive, vede come media partner Inside Art, come partner la Rome University of fine Art (Rufa) e come sponsor tecnici Casale del Giglio e Oasi Valle Noce. La mostra è organizzata col supporto di Anidan. Il catalogo è edito da Gangemi Editore.
LA MOSTRA
Le trenta opere proposte da Fabio Ferrone Viola sono state realizzate assemblando lattine e materiali di scarto, e trasformando i rifiuti in risorsa. L’artista classe 1966, conosciuto e apprezzato nell’ambiente romano per il suo linguaggio Trash Art, invita con le sue creazioni a una conversione ecologica globale. In forte contrapposizione con la cultura “usa e getta”, il percorso espositivo si snoda attorno al concetto di recupero, che diventa denuncia contro il circolo vizioso del consumismo. Le lattine scartate e raccolte dall’artista agli angoli delle strade, manipolate e “nobilitate” dall’interpretazione creativa, acquistano così nuovi sorprendenti significati e diventano portavoce di un contenuto sociale allargato.
Il crushismo nasce quindi con l’intento di sensibilizzare a una maggiore cura dell’ambiente attraverso un percorso nato nel 2000, quando l’artista comincia a usare le lattine di soft-drink dando una risposta personale al pensiero consumistico globale. Prendono così forma artistica svariati tipi di materiali: non solo lattine ma anche scatole e tappi di plastica, cassette di legno e pezzi di oggetti smontati, pc, residui di schede madri e i più disparati materiali di scarto, facendo di questa mission il fil rouge di tutta la sua ricerca. Un’arte, quella di Ferrone Viola, che evade da schemi preesistenti per farsi voce di un grande impegno nell’ambito delle politiche green attraverso una nuova espressione compositiva.
La mostra curata da Paola Valori è accompagnata da un catalogo edito da Gangemi Editore che presenta un testo critico di Vittorio Sgarbi, personalità eclettica e dirompente in perfetta linea con il pensiero e le opere anticonformiste e sopra le righe di Fabio Ferrone Viola.
Per l’occasione, a dare un ulteriore contributo all’aspetto comunicativo e divulgativo della mostra, un monitor racconta con immagini shock i danni prodotti dall’inquinamento, attraverso scatti fotografici realizzati dagli allievi della Rufa (Rome University of Fine Arts) che ritraggono Roma e dintorni.
Nell’ambito delle arti e dell’architettura, l’Associazione Michele Valori ha avviato – in collaborazione con Micro Arti Visive – un programma multidisciplinare dedicato agli artisti contemporanei aperti alla ricerca e alla sperimentazione.
La Rufa ha sposato il progetto dell’Associazione Michele Valori decidendo di partecipare alla sua realizzazione, non solo per le sue finalità prettamente didattiche ma per la piena inclusione dell’impegno giovanile nell’azione di cambiamento. Gli studenti del corso di fotografia, infatti, hanno raccontato per immagini il degrado urbano come risultato del mix tra cultura consumistica e incuria cittadina. Spiagge come discariche, cumuli di spazzatura sui marciapiedi, degrado e incuria diffusi. Il reportage fotografico, frutto di un lavoro collettivo dal titolo “TRASH” – in netta opposizione con il concetto “CRUSH” racchiuso invece nell’impegno ambientalista di Ferrone Viola – sofferma l’attenzione sull’altra faccia della medaglia, e porta alla luce uno spaccato di degrado sociale davvero aberrante, che emerge con forza dalle immagini e che comunica un messaggio urgente di necessario confronto.
Parole, lingua e linguaggio, arte e le nuove tecnologie sono quel filo rosso con il quale mi diverto a tessere le mie giornate. Innovazione e sviluppo di nuovi orizzonti gli spunti che mi fa piacere incontrare. Giornalista, editor, copy writer e content media. Dopo la laurea in Filosofia del Linguaggio e della Mente a Napoli, mi trasferisco a Roma dove mi specializzo in comunicazione per il web e i nuovi media e per diversi anni sono caporedattore del mensile “Next Exit, creatività e lavoro” approfondendo temi di economia della cultura. Ho curato la pubblicazione di diversi progetti editoriali, tra cui Young Blood, annuario dei giovani artisti italiani, e RomaCreativa, per fare una mappatura dei creativi italiani nel mondo e nella capitale.
Presto intervista all artista in mostra!!!! 🙂 🙂 🙂 🙂 🙂