Tommaso d’Aquino, la teoria sul rapporto tra fede e ragione

Tommaso dei conti di Aquino, meglio noto come l’Aquinate, nasce a Roccasecca nel 1225 o 1226; gli storici non hanno contezza esatta dell’anno di nascita. Nel 1243 entra, a Napoli, nell’ordine dei domenicani. Nel 1252 si trasferisce a Parigi e cinque anni dopo viene nominato maestro nell’università parigina. Nel 1259 Tommaso lascia Parigi e fa ritorno in Italia. Durante la permanenza nel Bel Paese scrive le sue opere principali: Summa contro i Gentili, il secondo Commentario alle Sentenze, la I e la II parte della Summa Teologica. Nel 1269 torna a Parigi per insegnare Teologia. Nel 1272 rientra in Italia e gli viene affidata una cattedra all’Università di Napoli. Nel 1274 Papa Gregorio X gli affida l’incarico di recarsi al Concilio di Leone, ma durante il viaggio Tommaso si ammala e su sua volontà viene trasportato nel chiostro cistercense di Fossanova, presso Terracina, dove muore nel 1274.

Il pensiero tomistico ha la sua base nella definizione del rapporto tra fede e ragione. Si può tranquillamente affermare che l’Aquinate si è speso per lasciare ai posteri la soluzione del problema che, per secoli, ha aggrovigliato molte menti eccelse, vale a dire, quello tra rivelazione e ragione, tra Teologia e Filosofia.

La Teologia si fonda sulla rivelazione, ossia su verità ultraterrene accolte per fede, e da esse ricava razionalmente le conseguenze che ne derivano e affatto in contrasto con la ragione, tuttavia vanno al di là delle possibilità specifiche del raziocinio.

La Filosofia si basa su conoscenze naturali come l’esperienza e il ragionamento, quindi è una branca del tutto autonoma, indipendente dalla fede e dalla Teologia. La Filosofia può giungere alla conoscenza dei preambula fidei, ossia, i preliminari della fede, a patto che siano accessibili alla ragione, quali l’immortalità dell’anima, l’esistenza di Dio. La Filosofia non può pronunciarsi sui misteri rivelati, come quello dell’Incarnazione di Dio e la Trinità, in quanto sono al di sopra delle capacità della ragione ma non con essa in conflitto.

Tommaso infatti afferma che: “Fede e ragione si possono conciliare, anzi, la ragione serve agli esseri umani per interrogarsi anche su alcuni enigmi di fede. Lo scopo della fede e della ragione è lo stesso…”

Per l’Aquinate, il rapporto tra Teologia e Filosofia è armonioso e di completa indipendenza, e lo ha più volte affermato nei confronti degli stessi credenti, che come i francescani agostinisti negavano l’autonomia tra le due discipline, o come gli averroisti latini che negavano invece l’armonia. La principale preoccupazione di Tommaso d’Aquino è stata quella di basare tale rapporto su un argomento di fede, affermando che tanto la rivelazione quanto la ragione hanno come unica sorgente Dio, creatore della ragione e autore della rivelazione. Tommaso giunge, quindi, alla conclusione che fede e ragione non si contraddicono perché una è la Verità, unico e uno solo è il Divino.

Qualità precipua di questo grande pensatore della Chiesa è l’onestà intellettuale che gli ha permesso di affermare: Quando la fede non coincide con la ragione bisogna astenersi dal dare ragione alla fede”.

Bibliografia e Sitografia:

Tommaso d’Aquino, Le Questioni Disputate

https://it.wikipedia.org/wiki/Tommaso_d%27Aquino

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