Un racconto ambientato in una Roma del futuro che mantiene ancora alcuni dei tratti distintivi della capitale di oggi. La storia vede il protagonista Alan Costa alle prese con il traffico spasmodico della capitale, il caldo appiccicoso della stagione estiva e dell’autunno alle porte, la sporcizia e il degrado di alcuni luoghi della periferia cittadina su uno sfondo in cui aleggia la presenza della Magica Roma e un odore, sempre più persistente, di “complottismo” che coinvolge tutti i diversi personaggi.
Parliamo di Bloodbusters il romanzo di Francesco Verso – scrittore e rappresentante dell’editoria fantascentifica italiana – in questi giorni presente al Maker Faire Rome 2016 per un incontro su “Stampa 3D e Fantascienza” (venerdì 14 ottobre ore 16.00) e a Milano per la convention Stranimondi (sabato 15 ottobre) dove parteciperà a “Segnali dal futuro” dall’Italian Institute for the Future (IIF) l’organizzazione no-profit che ha l’obiettivo di elaborare scenari e previsioni sul futuro e promuovere politiche sostenibili e di lungo termine per l’Italia del domani.
BLOOD (sangue) è l’elemento sul quale ruotano tutte le diverse vicende di una storia dalla struttura classica. Come per Batman e l’Uomo Ragno c’è la rispettiva Cat Woman… c’è un’eroina anche per l’eroe de noi altri!
in un versione un po’ grottesca condita da lotte “sanguinarie” di quartiere per la spartizione di zone della malavita da dover controllare e non solo…
Provate a immaginare cosa accadrebbe se le tasse fossero pagate dai cittadini non più in attraverso le ineludibili richieste di Equitalia ma mediante dei “versamenti” di sangue?
E chi non versa la sua quota di sangue diventa un evasore fiscale “ematoriale”. Così al posto dell’agenzia di riscossione arrivano i Bloodbusters degli agenti ematoriali che puniscono il crimine con la reclusione… o il prelievo forzato. E sembrerebbe un mondo perfetto se non ci fossero donazioni di sangue incontrollate messe a punto attraverso le procedure illegali di una setta segreta che si fa chiamare “Robin Blood”?
In una successione di immagini, che ci accompagnano da Roma sud – Eur -Ostiense verso Roma nord, attraversando la città con la voce del protagonista incontriamo la sua eroina. Simmetrici e della fazione opposta. Alan Costa è a capo di una squadra di Bloodbusters mentre Anissa Malesano, donatrice compulsiva dei Robin Blood, si preleva il sangue per donarlo a chiunque ne abbia bisogno. In un crescendo di tradimenti da parte dei suoi colleghi e di inganni da parte del suo capo, Alan scopre il vero motivo per cui è stato reclutato come Bloodbuster, e decide di sacrificare il suo lavoro, e anche se stesso con tutto ciò che rappresentava la sua esistenza in quel momento, per liberare Anissa e salvarla insieme al figlio Nicola…
Quanto tempo c’è voluto per maturare la storia del romanzo?
Non molto. A differenza di altri romanzi, Bloodbusters è nato da una chiacchierata con degli amici sull’annoso problema del prelievo fiscale. Da lì è venuta fuori l’idea di scrivere una storia grottesca su questo tema. Prima ho scritto un racconto breve e poi l’ho ampliato, inserendo scene e immaginando sviluppi ulteriori, fino a portarlo alla lunghezza del romanzo.
C’è stato un episodio particolare – che ricordi – che ha dato una spinta decisiva alla storia?
C’è un’immagine: un ipotetico incontro segreto tra un Ministro delle Finanze e un imprenditore del settore sanitario durante il quale i due stringono un patto per trasformare il sangue da bene pubblico in bene privato e poi in “salasso” fiscale.
Come hai scelto il percorso seguito dai personaggi in questa Roma del futuro, che non sembra distaccarsi troppo dalla Roma dei nostri giorni? I luoghi sono, in qualche modo, simbolici?
Alan Costa e Anissa Malesano – i protagonisti del romanzo – sono figure opposte anche se complementari della vicenda, sia dal punto di vista emotivo, che da quello tributario. Lui è cattivo per necessità, lei è generosa per scelta. Lui lavora per un’Agenzia dello Stato e preleva il sangue per pagarsi il mutuo, lei è a capo di una banda di sovversivi – i Robin Blood – che ruba il sangue ai ricchi per darlo ai bisognosi. Da queste premesse, il loro scontro è inevitabile… ma poi, come succede sempre, s’inserisce un terzo elemento a scombinare la vita di entrambi, cambiando i rapporti di forza e dando inizio alla storia.
I luoghi di Bloodbusters sono importanti come atmosfera, anche se non sono fondamentali. Rappresentano una Roma abbandonata, decaduta, preda di ogni sorta di sciacallaggio.
Per questo non ci sono monumenti, né luoghi pieni di storia, ci sono i quartieri periferici, le strade trafficate, gli ospedali intasati, accanto a posti inventati come l’Agenzia dei Prelievi dietro l’Ospedale San Camillo, il Deposito dell’Ematogen (uno snack a base di sangue di cui si nutrono tutti gli abitanti) sotto la Centrale Montemartini, e un nuovo quartiere residenziale all’Aurelio. Il centro di Roma è un miraggio, qualcosa di cui i cittadini hanno una visione sfocata e distante, come se non appartenesse più a loro, ma fosse diventata un’esperienza esclusiva di chi se la può permettere. E’ possibile seguire la storia attraverso alcune immagini sulla mappa interattiva
Il protagonista, narratore di sé stesso e degli altri personaggi che incontra, racconta non solo vicende, ma stati d’animo e profili psicologici. Possiamo considerarlo anche una sorta di traghettatore della e nella storia?
A mio avviso, il narratore in prima persona al tempo presente funziona se ha una voce originale e riconoscibile, diversa da quella neutra e distaccata del narratore onnisciente. Per questo Alan Costa parla in modo diretto, commentando dal suo punto di vista, le vicende in cui è coinvolto, senza lesinare giudizi, pareri e quella che rappresenta la sua filosofia di vita. Il tono leggero – e a tratti spregiudicato e volutamente sopra le righe – sottolinea il carattere grottesco e surreale dell’intera vicenda, personaggi inclusi.
Possiamo considerarlo un eroe atipico, che però nella sua purezza, rappresenta in qualche modo l’eroicità quotidiana di ogni singolo – anche e soprattutto cittadino romano – che con i suoi pregi e i suoi difetti si trova ad essere risucchiato dalle scelte imposte anche dal sistema socio-politico?
Hai colto l’idea di base. Alan deve redimersi, ma non sa come farlo fino a quando non incontra Anissa. L’eroe è quello che sfida un nemico esterno, oppure interno, per migliorare la propria condizione oppure per espiare una colpa che, in questo caso, è “fiscalmente” legalizzata. Spesso l’eroe ha bisogno di qualcosa per essere messo in moto e i sacrifici periodici di Anissa, le sue donazioni di sangue, lo convincono che cambiare è la scelta giusta da compiere.
La società che descrivi, sembra una futura dittatura ufficializzata?
Non più di quella in cui già viviamo, dove l’uso delle tasse è l’estrema ratio – anche se fantasiosa – di un modo di governare autoritario, impositivo e burocratico. Io ho solo calcato la mano e usato metafore su un argomento narrativamente interessante: fino a che punto è lecito contribuire al bene comune? E quando invece è lecito ribellarsi contro qualcosa che è moralmente sbagliato? E dove finisce la libertà personale e inizia la responsabilità sociale?
A chi potremmo paragonare oggi i Robin Blood?
I Robin Blood sono tutti coloro i quali combattono contro un sistema che esclude invece di includere, che vanno oltre il profitto economico e si danno senza aspettarsi niente in cambio. Un po’ come Medici Senza Frontiere: sono idealisti e pragmatici allo stesso tempo. Sono donatori sociali.
E i Bloodbluster?
I Bloodbusters al contrario sono tutti coloro i quali accettano i compromessi, si girano dall’altra parte, vedono il fine prima del mezzo. Sono vampiri sociali.
Perché hai inserito “incursioni” calcistiche?
Perché il calcio è l’alternativa moderna della religione. La partita allo stadio ha sostituito il rito domenicale della messa in chiesa. I calciatori sono i nuovi santi, con le loro folle adoranti, le celebrazioni delle gesta immortali e le cadute negli inferi dei tradimenti della propria squadra, degli errori banali e delle gare truccate.
Se oggi dovessi riscrivere la storia quali aspetti cambieresti?
Non molto. Forse qualche scena aggiuntiva sui Robin Blood.
Ma potrebbe essere materiale utile a un secondo romanzo.
Allora la storia potrebbe continuare?
Sì, potrebbe, in fondo il finale è abbastanza aperto a sviluppi futuri. Per adesso è un romanzo autoconclusivo, ma chissà… Comunque mi piacerebbe sviluppare un progetto crossmediale, vedere la storia da altri punti di vista e magari su altri media, come ad esempio il fumetto e la serie web. Credo che Bloodbusters si presti bene a diversi tipi di trattamento.
Francesco Verso, nato nel 1973 a Bologna, vive da diversi anni a Roma. Due volte Premio Urania con e-Doll (2008) e Bloodbusters (2014), dopo un’esperienza in Kipple Officina Libraria come editor della collana Avatar, fonda, insieme a Francesco Mantovani, l’etichetta Future Fiction, per Mincione Edizioni.
Cosa ha significato per te vincere il Premio Urania?
Ha significato ripetere la gioia del 2009 quando ho vinto il premio Urania per la prima volta con “e-Doll”. Per uno scrittore non è mai scontato ripetersi, e ogni nuovo romanzo rappresenta un’enorme sfida, non solo durante la stesura, ma anche nel momento della pubblicazione. Soprattutto quando si scrive di genere, e di fantascienza poi, le opportunità di raggiungere un ampio pubblico di lettori e di lettrici sono davvero poche. Quindi non c’è attestato migliore del premio Urania per capire che si è scritto un buon romanzo.
Curi anche una collana di fantascienza, Future Fiction, per l’editore Mincione Edizioni. Quali sono le tue prospettive future (come editor e scrittore)?
Da circa tre anni gestisco, insieme a Francesco Mantovani, una collana di fantascienza, Future Fiction, per Mincione Edizioni, dove pubblico autori provenienti da tutto il mondo con l’intento di rappresentare la “biodiversità narrativa”.
Siamo partiti con autori americani come James Patrick Kelly, greci come Michalis Manolios, l’italiana Clelia Farris e il rumeno Cristian M. Teodorescu. Nel corso degli anni abbiamo pubblicato i migliori autori nel campo della fantascienza contemporanea come Ian McDonald, Paul McAuley, Ken Liu, Cixin Liu, Olivier Paquet e altri che invece non sono conosciuti in Italia ma hanno la stessa qualità come Fabio Fernandes, David Marusek, Xia Jia, Pepe Rojo. Nei prossimi anni proseguiremo l’opera di scouting anche perché – a livello mondiale – c’è più apertura rispetto al passato nei confronti di autori non-anglofoni, una specie di “globalizzazione letteraria” sana.
Per quanto riguarda i miei progetti personali, invece, ho finito di scrivere il primo di due romanzi che compongono “I Camminatori”: il primo romanzo s’intitola “I Pulldogs” mentre il secondo “No/Mad/Land”. La storia ruota attorno all’invenzione dei naniti – nanorobot dotati d’intelligenza artificiale capaci di assemblare vitamine, proteine e carboidrati – e la conseguente sostituzione del cibo. Il romanzo segue le vicende di un gruppo di persone – i Pulldogs appunto – che grazie ai naniti, alla stampa 3D e al cloud computing abbandonano la vita sedentaria della città per intraprendere un percorso di contro-urbanizzazione tornando a popolare siti abbandonati mediante una sorta di nomadismo tecnologico del XXI secolo.
Inoltre Future Fiction è legata a queste realtà artistiche e multimediali per lo sviluppo congiunto della Future Fiction Factory.
FLUSH, ad esempio, è un progetto crossmediale (realizzato con il supporto di James Patrick Kelly e Ian McDonald).
Teaser di lancio del progetto FLUSH (Il suono mancante) in collaborazione con BCAA & Grapevine Studio.
Il FLUSH è una nuova droga dagli effetti molto controversi; una droga di cui tutti avremmo bisogno: il silenzio. Nato da un racconto di Francesco Verso pubblicato in prima edizione da Kipple Officina Libraria, FLUSH è diventato un audiolibro per L.A. CASE Production e si è poi trasformato in un’installazione audio-video grazie a BCAA. Ora è anche un soggetto per una webserie o un film scritto da Eugenio Barzaghi, Antonio Cardia e Francesco Verso
Esplora l’universo FUTURE FICTION e i diversi progetti direttamente sul sito futurefiction.org
Parole, lingua e linguaggio, arte e le nuove tecnologie sono quel filo rosso con il quale mi diverto a tessere le mie giornate. Innovazione e sviluppo di nuovi orizzonti gli spunti che mi fa piacere incontrare. Giornalista, editor, copy writer e content media. Dopo la laurea in Filosofia del Linguaggio e della Mente a Napoli, mi trasferisco a Roma dove mi specializzo in comunicazione per il web e i nuovi media e per diversi anni sono caporedattore del mensile “Next Exit, creatività e lavoro” approfondendo temi di economia della cultura. Ho curato la pubblicazione di diversi progetti editoriali, tra cui Young Blood, annuario dei giovani artisti italiani, e RomaCreativa, per fare una mappatura dei creativi italiani nel mondo e nella capitale.
Gran parte di quello che ho fatto negli ultimi anni è nell’intervista rilasciata ad Arianna Pasquale per Rome… https://t.co/UY0UrQbAae
Al Maker Faire Rome -The Eu Edition: 4.0 si parlerà anche di “Stampa 3D e Fantascienza” con Francesco Verso… https://t.co/7nIUjgFZ3n
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