Confrontarsi con la figura del Genio Universale non è certamente facile, la sfida è ardua e le insidie molteplici: cadere nello stereotipo, raccontare il già noto, ridurre la portata innovativa di un uomo del Rinascimento che porta il nome di Leonardo Da Vinci.
Ma gli organizzatori dell’evento che si terrà domenica 16 ottobre 2016 al Museo Nazionale dell’Alto Medioevo di Roma dal titolo “Il fascino del genio tra storia e mito” non si sono lasciati intimidire.
L’intento della conferenza è quello di offrire spunti, suggestioni e stimoli per una riflessione a tutto tondo sulla personalità eclettica di Leonardo Da Vinci artista, scienziato, architetto, inventore e molto altro ancora.
L’evento si caratterizza per un taglio interdisciplinare e per una modalità di conduzione imperniata sulla conversazione – narrazione. Attraverso filmati e slide, letture e racconti, il pubblico sarà accompagnato in un viaggio alla scoperta dei molteplici aspetti del genio di Leonardo Da Vinci mettendo a confronto due piani: quello della realtà storica documentata e quello della mitizzazione letteraria, cinematografica, fino alle derive esoteriche.
A sviluppare questi distinte chiavi di lettura due mentori d’eccezione: Ivano Mugnaini autore del romanzo “Lo specchio di Leonardo” e Lorenzo Caricchio, conferenziere esperto di storia.
Ho parlato con i due protagonisti del convegno e ho rivolto loro alcune domande. Iniziamo da Ivano Mugnaini.
Ivano, com’è nata l’idea del tuo romanzo dal quale prende spunto la conferenza?
Il titolo della conferenza, “Il fascino del genio tra storia e mito”, offre di per sé una chiave e in gran parte una risposta. Il genio attrae sempre, per quella diversità di fondo, mai risolta, mai riconducibile a schemi precostituiti. Attrae e spaventa. Proprio perché sfugge ai canoni normali, o considerati tali. La scintilla iniziale, come spesso succede, è stata minuscola, in apparenza: ho visto un vecchio film-documentario sulla vita di Leonardo in cui veniva mostrato, tra l’altro, il suo lavoro con alcuni specchi, utilizzati per fini pratici. Io però mi sono soffermato sull’immagine riflessa. Ho provato ad immaginare il rapporto di un genio assoluto con se stesso, con il suo mito, già allora esistente, e da lui abilmente alimentato tramite una vera e propria operazione di marketing ante-litteram, e, dal canto opposto, la sua realtà, le sue debolezze e i suoi desideri più profondamente autentici ed umani.
Il tema del “doppio” nel tuo romanzo è molto avvincente e a tratti il libro assume il pathos di uno psycho-thriller. Come hai fatto a sviluppare in modo così convincente le psicologie dei personaggi? Quanto hai tratto dalla biografia di Leonardo e quanto da spunti autobiografici?
Prima di iniziare a scrivere il romanzo mi sono documentato, su testi storico-biografici e di storia dell’arte ma anche sugli scritti di Leonardo, ciò che lui stesso, con un linguaggio lineare, senza fronzoli, anche se mai privo di una certa poetica concretezza filosofica, se così posso dire, ha annotato, osservato e trascritto parlando di sé, del suo mondo, dei suoi progetti, di ciò che ha ideato e realizzato. Interessante è anche, a tratti, la sua ironia: serissima, certo, ma sempre sospesa tra la consapevolezza dei suoi mezzi e una strana, complessa e tormentata forma di umiltà, come quando ad esempio, lui, modello di insegno assoluto, si autodefinisce “omo sanza lettere”. Quasi a dire “so di essere ignorante, ma intanto ho dato forma e vita alle mie idee, creando mondi che voi neppure sapevate sognare”.
Ho immaginato i conflitti di quell’uomo: con il suo passato, le sue origini di bambino rifiutato dalla madre, con i mecenati che doveva servire e che non di rado sapeva essere rozzi e spietati uomini di potere e di guerra. Ho pensato ai dissidi con i suoi colleghi artisti, nel migliore dei casi invidiosi e livorosi e alla guerra senza tregua con il tempo, l’età che avanza e minaccia di troncare i progetti ancora da ultimare. Non ultimo, ho riflettuto sulla lotta per eccellenza, quello con il mondo dentro e contro di lui, nonostante il successo. Ho inserito alcuni spunti autobiografici, per dare dettagli più nitidi a descrizioni che tuttavia, nella sostanza appartengono alla vicenda del mito che ho cercato di raccontare.
La conferenza al Museo Nazionale dell’Alto Medioevo rappresenta una tappa del tour promozionale del tuo romanzo che ti sta portando in giro per l’Italia. Qual è secondo te il valore aggiunto che offre questo tipo di evento?
Si, effettivamente dopo Milano, Pisa e Caserta, il 16 sarò ospite a Roma per poi andare a Bologna. La tappa romana è per me significativa per due aspetti: innanzitutto perché trovo originale e stimolante il dialogo ed il confronto a più voci e poi ovviamente per la location che ospiterà la conferenza, ossia il Museo Nazionale dell’Alto Medioevo. Avevo già avuto modo di visitarlo e devo dire che è un piccolo scrigno di bellezze artistiche e di testimonianze storiche ricche di fascino. L’opportunità per tutti coloro che parteciperanno alla conferenza di poter visitare anche il museo credo sia uno stimolo in più. Colgo l’occasione per ringraziare Edoardo Schina della Cooperativa Phoenix per l’ospitalità in questo luogo di assoluto valore che vale la pena conoscere.
Tornando invece ai contenuti della conferenza, trovo molto interessante l’approccio “multidisciplinare”, parola lunga e complessa per esprimere un concetto bello ed essenziale: il gusto dello sguardo a tutto tondo, non solo letterario ma anche storico, artistico e cinematografico grazie agli interventi di Lorenzo Caricchio e Francesca Liani. I punti di vista si incontreranno, creando interazioni, dialoghi, confronti, scambi. All’insegna del gusto condiviso per la scoperta, la ricerca, la curiosità. Il tutto in omaggio a chi ha fatto di quegli stessi “ingredienti” il segreto, lo scopo e la meta della sua vita e del suo mito, della sua leggenda e della sua realtà.
Passiamo a te Lorenzo. Negli ultimi due anni ti sei dedicato molto all’attività di conferenziere. Oltre al ciclo di conversazioni storiche dal titolo “I Mercoledì della nostra storia” hai tenuto delle lezioni/presentazioni su personaggi storici femminili tra cui Lucrezia Borgia e Ipazia. Da quali elementi parti e su cosa punti di più per raccontare le biografie di questi personaggi illustri?
In genere la mia attenzione verso il “personaggio” è prevalentemente attratta dall’ambiente storico geografico in cui è vissuto, perché ritengo che esso influenzi enormemente, diciamo così, la “strada” da esso intrapresa. Per quanto riguarda poi il Vinci, non potrò certamente parlare di “aspetti poco noti o sconosciuti” dell’artista dal momento che su Leonardo è stato scritto di tutto e di più e la sua vita, le sue opere e il suo pensiero sviscerati in tutti i loro aspetti, fino a costruire, a partire dai suoi stessi contemporanei per arrivare ai nostri giorni, un mito, del tutto meritato per quanto riguarda l’artista e lo scienziato, molto meno per ciò che attiene all’aura di mistero, di magico, di taumaturgico di cui è stato avvolto. Quindi cercherò di descriverlo per quello che in realtà credo fosse, cioè uno dei più esemplari figli del suo tempo e insieme uno tra i massimi artefici di quella meravigliosa e irripetibile (attenzione solo dal punto di vista artistico e culturale) epoca che fu il Rinascimento italiano.
Cosa ti affascina di più di una figura come quella di Leonardo da Vinci?
Poiché sono attratto io stesso da molteplici interessi (un po’ come gli uomini del rinascimento), di Leonardo mi intriga l’anelito intellettuale e la sete di sapere che ha saputo esprimere meglio di qualsiasi altro: l’aver spaziato in tutti i rami dello scibile, l’aver previsto con prodigioso anticipo gli sviluppi della scienza e così via; ma anche, come tutti gli uomini, l’aver avuto i suoi limiti e le sue debolezze: ad esempio la smania di perfezione che gli impedirono di realizzare molte delle sue opere pittoriche e progetti scientifici; l’ambizione che lo portò a cambiar padrone con eccessiva disinvoltura; lo smisurato amore per l’adulazione (un adulatore cui piaceva essere adulato), il denaro, il lusso, ecc.
Quali avvenimenti storici secondo te hanno influenzato di più la vita o se preferisci l’opera di Leonardo da Vinci?
Il periodo in cui è vissuto il Leonardo (1452-1519) è stato denso di avvenimenti che hanno cambiato il corso della storia facendo uscire il mondo fino allora conosciuto dalle tenebre del Medioevo e proiettandolo nell’età moderna: in particolare due grandi processi storici e quattro avvenimenti “epocali” (per altro tutti causa ed effetto tra loro) hanno costellato la fine del quattrocento e l’inizio del cinquecento: il Rinascimento (in particolare quello italiano) e la nascita delle grandi monarchie nazionali (Spagna, Francia, Inghilterra) da un lato, la caduta di Costantinopoli (1453), la scoperta dell’America (1492) l’inizio dell’invasione d’Italia da parte di potenze straniere (le horribilili guerre d’Italia per dirla col Guicciardini), l’inizio della Riforma protestante (1517) dall’altro. Dal punto di vista storico quella che potremmo definire una “tempesta perfetta” la cui concentrazione di fatti è raramente riscontrabile in altre epoche storiche. Leonardo tuttavia, per la sua attitudine alla cortigianeria (era comunque in buona compagnia) ha risentito più, nel suo vissuto e nelle sue opere, delle vicende italiane che ne sono scaturite, dalla pace di Lodi (1454) che ha assicurato all’Italia un periodo di pace consentendo lo sviluppo e la maturazione del Rinascimento, alla fuga di Ludovico il Moro, suo protettore, in Austria quando i francesi hanno invaso Milano (1502), alle vicende dei Medici a Firenze (dalla congiura de’Pazzi, a Savonarola, alla morte del Magnifico, ecc.).
Ringrazio ancora Ivano Mugnaini e Lorenzo Caricchio per i molteplici spunti che, già con queste poche battute, hanno saputo trasmettere.
Ritengo che vi siamo tutti gli ingredienti per trascorrere un pomeriggio interessante assistendo non già ad una ampollosa conferenza accademica, ma ad una conversazione ricca di stimoli, di curiosità, di sfaccettature.
Un grazie anche a Edoardo Schina della CoopAcai Phoenix per l’organizzazione e la disponibilità della sala di assoluto prestigio che ospiterà la conferenza.
Certamente, in quanto ideatrice e conduttrice di questo evento, posso sembrare di parte, ma sull’interesse che saprà destare la conferenza non temo di essere smentita.
Vi aspetto domenica 16 ottobre 2016 al Museo Nazionale dell’Alto Medioevo di Roma in via Lincoln 23, alle ore 17.00, lieta di ricevere i vostri feedback.
Francesca Liani
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Francesca Liani.
Project manager, opera nell’ambito della consulenza di direzione connessa all’attuazione di progetti cofinanziati con Fondi Europei e gestiti da Enti Pubblici e privati a livello nazionale e locale. E’ esperta in ideazione, progettazione, coordinamento e gestione di progetti integrati in ambito comunicazione, marketing e sviluppo locale, formazione e start up d’impresa, marketing territoriale, turistico e culturale. In oltre 20 anni di attività ha collaborato con istituzioni, enti pubblici, società di consulenza, agenzie di sviluppo, onlus e associazioni di categoria.
Dal 2010 è membro del Comitato di promozione dell’imprenditorialità femminile della Camera di Commercio di Roma.
Ha curato la redazione di numerosi studi in ambito economico – sociale essendone poi relatrice in convegni a livello nazionale ed europeo. In campo giornalistico ha collaborato con diversi magazine, quotidiani on line e newsletter scrivendo articoli e tenendo alcune rubriche sui temi turismo, cultura, attualità.
Nel 2013 ha pubblicato la prima silloge intitolata “IMPRONTE – Stille d’Anima”.
E’ impegnata in ambito culturale in diversi progetti editoriali sia come autrice che co-autrice.
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