A Città di Castello (PG) in occasione della festa del Tartufo Bianco, 40^ Mostra mercato nazionale dall’1 al 3 novembre 2019. Itinerario di sapori tra piazze e scorci rinascimentali di Città di Castello. Alla scoperta dei tesori di alcune importanti famiglie umbre, che condizionarono la storia e la cultura delle città su cui esercitarono il proprio potere. I Vitelli di Città di Castello furono una delle poche signorie umbre e tra il XV e il XVI; consegnarono alla storia condottieri e capitani di ventura, come Vitello Vitelli, al soldo prima dei veneziani e poi dei papi. L’intento, all’epoca era di fare della città una vera corte rinascimentale, grazie agli stretti rapporti con le corti toscane. i Vitelli poterono avvalersi della perizia dei più influenti architetti fiorentini del tempo, fecero realizzare due eleganti dimore: trovi l’imponente Palazzo Vitelli alla Cannoniera spostandoti nel settore sud-occidentale della città, nel Rione San Florido. La facciata a graffito fu realizzata su uno schema compositivo di Giorgio Vasari, il quale lavorò a corte insieme ad altri importanti artisti coevi, come Pontormo e il Doceno. Oggi è sede della Pinacoteca comunale: in continuità con la vocazione artistica del passato, ospita la seconda raccolta più ricca dell’Umbria, fra cui spiccano i dipinti di Luca Signorelli e uno del giovane Raffaello, che a quel tempo era al servizio proprio dei Vitelli.
Oggi nello splendido Palazzo Vitelli a Sant’Egidio e il suo giardino e poi il Palazzo Albizzini, si trova il museo Burri dal 1981, su volere del maestro. Il palazzo ospita la Collezione Burri in cui sono visibili lavori dell’artista dal 1948 al 1989 e comprende circa 130 opere. La seconda sede museale della Collezione è ospitata negli Ex Seccatoi del Tabacco, fuori dalle mura lungo l’ingresso a sud della città. Oltre ai primi Catrami e alle Muffe, si può ammirare una raffinata selezione di Sacchi, tra i più significativi dell’intensa attività degli anni ’50. Le sale ospitano inoltre Legni e Ferri, Plastiche e Cretti, fino ai grandi Cellotex.
Nel prossimo week end Chef famosi si confronteranno tra prodotti d’eccellenza, serate musicali, mostre mercato e sfide gastronomiche. I ristoranti del Club del Tartufo Bianco proporranno menù d’autore dedicati alla trifola. Nel palazzo del Podestà tornano il Salone dell’Olio, nell’Altrio del Palazzo comunale il Salone del Vino, in Piazza Matteotti i sei produttori di tartufo locali animeranno il mercato della trifola, che quest’anno è abbondante, di ottima qualità e a prezzi non proibitivi. Nello showcooking Parola di Chef lo spettacolo della cucina con gli chef del Parmigiano Reggiano, di Slow Food e dei ristoranti specializzati. Per l’occasione è stato creato il Trifola finger food, un muffin inventato per la quarantesima edizione della Mostra, che sarà venduto in esclusiva.
Intervista a Riccardo Carletti, Amministratore di Città di Castello

1) Come è iniziato tutto? Parlaci un po’ di te

La mia passione giovanile è sempre stata legata alla politica e al desiderio di creare una buona amministrazione statale, nata da un’infanzia ed un’adolescenza vissute in una città dove nessuno ha sei gradi di separazione dall’altro, ancora a misura d’uomo e dove ciò che è umano ti riguarda, direbbero i miei trascorsi liceali. Poi amministrare è un’altra partita, proviamo a giocarla, lavorare per la tua città rimane un onore.

2) Come il Rinascimento si sposa con la Contemporaneità a Città di Castello? Visitando la città è evidente l’opera di mecenatismo di cui furono promotori, oggi visibile in alcune strutture residenziali del centro storico…
Il Rinascimento a Città di Castello convive con la Contemporaneità nei fatti: il museo antologico di Alberto Burri, è in una dimora del Cinquecento, i Seccatoio sono alle porte della città, anzi dovrei dire alle mura, ne abbiamo una cinta conservata che corre ancora intorno al centro storico. Stiamo lavorando alla Piazza che progettò Alberto Burri e che si chiamerà con il suo nome, su cui si affaccerà la reggia della signoria Vitelli, Palazzo Vitelli a Sant’Egidio, sede del centro di documentazione dell’arte contemporanea. Come Burri anche Nuvolo, un artista attualmente molto quotato, è di Città di Castello ed un’ala della nostra Pinacoteca ospita le sue opere. Insomma, sembra un incontro impossibile, specialmente nell’Umbria medievale, mentre noi “tifernati” (da finernum tiberinum toponomino di Città di Castello) lo viviamo quotidianamente ed è molto emozionante.

3) Oggi Città di Castello è città di rinnovamento con uno sguardo sempre al Rinascimento…cosa porta?
Nell’immediato, la nascita del brand turistico “Rinascimento e Contemporaneità” con cui stiamo promuovendo l’immagine di Città di Castello attraverso l’arte e le eccellenze agroalimentari. Ad esempio abbiamo proposto al mercato un pacchetto turistico con Burri, Raffaello e il Tartufo bianco, unendo cultura e food, e il risultato è andato oltre le migliori previsioni. L’Umbria è una meta ancora vergine se si eccettuano i luoghi classici del turismo e tra poco saremo di nuovo una meta termale di prima qualità con la riapertura delle Terme di Fontecchio.

4)Una città unica nella sua storia, come migliorare con l’innovazione, l’arte, il turismo, quali sono le scelte attuali e come potranno influenzare il futuro dei nostri ragazzi?
Porta una spinta quasi naturale verso l’innovazione, la sperimentazione. Ci sono sfide che fanno tremare i polsi, come quello del rilancio economico, che comporta ripensare i pilastri su cui l’economia fino ora ha fatto di Città di Castello una delle locomotive industriali dell’Umbria. Stiamo lavorando molto sull’impresa giovane, sia start up che impresa tradizionale, manifattura e commerciale, nuova agricoltura. Il nostro sogno nel cassetto è ancora internazionalizzazione e filiera corta. Il valore aggiunto trattenuto nella terra che lo produce per non costringere mia figlia, ad esempio, che ha sette anni, ad andare fuori per trovare il lavoro dei suoi sogni. Per questo siamo molto friendly con gli investitori che condividono un modello sostenibile e per così dire glocal.

5) Grandi fiere, a beve quella del Tartufo Bianco in città, come si sviluppa e perché?
Nasce nel 1980 insieme alla consapevolezza che il tartufo e in particolare la sua variante più pregiata, la Trifola, bianca ed autunnale, qui nasce in quantità industriale e da sempre fa parte della nostra cultura materiale anche se nessuno ne aveva seriamente valutato le potenzialità in termini economici e di indotto. Così, guardando fuori, con uno spirito di emulazione del successo, che, lontano dalle capitali, è un meccanismo sano di crescita, abbiamo iniziato ad organizzare una fiera annuale che quest’anno giunge alla 40° edizione e che rappresenta uno dei più grandi mercati di tartufo d’Italia. Anche se, come ci piace dire, l’autunno è solo una stagione… a Città di Castello, il tartufo c’è tutto l’anno.

6) L’Arte e la tecnologia quanto incide nella nostra vita, e quanto lo sarà sempre nel futuro?
Il progresso è un valore: non dobbiamo averne paura ma negli ultimi venti anni la tecnologia ha avuto un’accelerazione tale ed è talmente penetrata nella vita di tutti i giorni che ancora non sappiamo come gestirla e a volta abbiamo l’impressione di esserne sopraffatti. In realtà tutte le transizioni epocali – è noi siamo in mezzo ad una di queste – sono momento di disorientamento ma anche di grande creatività. Alla fine ne usciremo diversi e mi piace pensare migliori. Faccio riferimento alla capacità di colmare le disuguaglianze che il progresso ha storicamente avuto o alla possibilità di rendere l’uomo meno esposto al caso. Ad esempio nelle branche della medicina. Città di Castello ha scommesso sulla fibra ottica, è una città di Agenda urbana e di Digitscuola.

7) Cosa desiderate trasmettere al grande pubblico?
L’Umbria può sorprenderti con lo spettacolo della natura, delle sue infinite risorse, con la cultura e le monumentali tracce del passato… Venire in questa parte d’Italia significa scoprire una dimensione molto caratteristica perché gli Appennini l’hanno separata ma anche protetta dalle contaminazioni. Il nostro essere frontiera tra Umbria e Toscana, e prima tra Stato Pontificio e Granducato, ha mitigato questo effetto. E’ sufficiente ascoltare il nostro dialetto per comprendere come non siamo assimilabili a nessuna delle terre con cui confiniamo.

8) E per terminare progetti per il futuro? cosa vorresti fare? Cosa cambieresti e cosa lasceresti?
Personalmente non cambierei niente. Non posso farlo, i progetti in corso sono molti e non vedo l’ora di vederli realizzati. Per la mia città invece vorrei che portasse a compimento la sua vocazione turistica e diventasse una meta culturale ed ambientale riconosciuta in Europa e nel mondo. Chi viene da noi, non rimane mai deluso!

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Di Sveva Manfredi Zavaglia

E’ curatrice indipendente, art Advisor e consulente di marketing management culturale internazionale. Da oltre 20 anni e progettista culturale di eventi legati all'arte contemporanea con una particolare attenzione a spazi inconsueti, e alle interazioni con altre arti. Come project manager ha un'approfondita conoscenza dei diversi processi implicati nella pianificazione, coordinamento ed attività per grandi eventi dall’organizzazione, curatela, ricerca, alla redazione testi e cataloghi. Ha creato e curato oltre 50 rassegne, mostre personali e collettive, installazioni ed interventi in spazi pubblici in Italia.

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