L’itinerario di cui state per leggere è uno dei più complessi possibili nei dintorni di Roma.
Nel film “Le Montagne della Luna” assistemmo alle avvincenti (dis)avventure degli esploratori Burton e Speke in cerca delle sorgenti del Nilo. Successive esplorazioni scoprirono che il Nilo non scaturiva da un punto preciso, ma da diversi laghi. Ebbene, come le sorgenti del Nilo, anche quelle del Crèmera, il mio fiume del cuore, non si trovano in un luogo solo, bensì si spostano a seconda delle stagioni e della piovosità. In primavera l’acqua percola dall’impluvio della caldera ai piedi del monte Razzano, fra Sacrofano, Formello e Campagnano, in punti diversi a seconda del periodo. Durante la stagione secca non ci sono sorgenti, ma solo il velo d’acqua che scende dall’alto della forra, in occasione delle rare piogge.
Una seconda analogia con le sorgenti del Nilo, con rispetto parlando, è che si tratta di avventura allo stato puro. Una fresca mattina di ottobre del 2001, affacciandomi dalla panoramica finestra della camera da letto della villa dove vivevamo con nostra figlia piccola, vidi la foschia salire dal fondo della caldera e pensai che laggiù, invisibile, doveva esserci qualcosa di particolare. Giunsi, dunque, dove terminava la strada e cominciai a scendere per una traccia, che digradava ripida e sdrucciolevole. Mi trovai in un ambiente selvaggio, senza sentieri, né traccia umana. Sul fondo della caldera, nascosto dalla vegetazione, scorreva il Crèmera, che in quel punto entrava nella cupa forra rocciosa dominata dal santuario della Madonna del Sorbo. Andai subito “in trip” con questo fiume, che percorsi in più riprese, nei mesi successivi, esplorando ogni anfratto, senza sapere cosa avrei trovato dopo ogni curva del fiume, allontanandomi ogni volta di più dal punto di partenza. Era il richiamo della sfida senza senso alcuno.
Un giorno imboccai una piccola gola laterale e, al termine di una gola rocciosa, scoprii la Cascata dell’Inferno. Fu la visione di questa cascata – ormai anche i sassi lo sanno – che diede l’abbrivio alla ricerca sistematica dei “Luoghi segreti a due passi da Roma”. Sarò giunto almeno venti volte al cospetto di questa cascata e una di queste, con l’amica Isabella Pratesi del WWF e con i nostri figli, a quel tempo piccoli, grazie all’occhio esperto di Isabella, e a quello attento e curioso dei bambini, trovammo le salamandrine dagli occhiali.
Una gelida e soleggiata mattina di dicembre percorsi finalmente il Crèmera fino alla fine. Dopo aver camminato per un periodo indefinito sotto un copertura arborea totale, dopo aver lasciato la deviazione per la cascata dell’Inferno, dopo una teoria infinita di rapide, dopo un’inaspettata cascata in una rientranza sulla destra orografica, giunsi in un punto dove la verticale parete sulla destra orografica della forra aveva creato una specie di tetto ed era ricoperta di muschio, di piante rampicanti, di arabeschi di travertino, mentre veli di cascatelle scendevano dall’alto: un luogo fantasy come pochi altri. Ancora poche decine di metri e la gola del Crèmera si interrompeva bruscamente con una cascata che si faceva strada a testate fra le pareti rocciose, formando un laghetto, più o meno esteso a seconda delle piogge: un ulteriore, inatteso, luogo incantevole.
Nel corso dei Crèmera Challenge provai, sempre con le dovute differenze (Burton, Speke e compagnia rischiavano di finire in qualche pentolone; io al massimo finisco nel fango alle ginocchia, con graffi da rovi e con qualche storta), emozioni simili a quelle degli esploratori inglesi, che venivano attirati, come falene dalla luce, dall’Africa più nascosta e che andavano sovente incontro a morte e mutilazioni in cerca delle sorgenti del Nilo.
Ed ecco la terza analogia fra le sorgenti del Nilo e quelle del Crèmera, sempre con rispetto parlando: così come agli stupefatti Speke e Burton apparvero i giganteschi laghi Vittoria e Tanganica (immaginate la sorpresa per un europeo di due secoli fa, vedere laghi così immensi, in Africa), così ai miei occhi apparve, la “galleria vegetale”, presso le sorgenti del Crèmera.
Grazie al solito, ineffabile, Francesco detto il Lucumone, dopo molti, ma molti, anni che andavo avanti e indietro, ho individuato un’uscita, per effettuare questo percorso in un solo verso, e renderlo così “più semplice” e ancora più gratificante.
Ha sempre avuto una passione particolare per i luoghi insoliti e nello specifico i luoghi segreti a due passi da Roma
Ovunque essi fossero. E li ha sempre cercati.
Fin da ragazzo rimase sorpreso dalla quantità di decine di insoliti luoghi segreti a due passi da Roma.
E così, dopo oltre 20 anni dedicati alla montagna e all’escursionismo di discreto livello, ricomincia a fare escursioni, o meglio perlustrazioni, nel territorio dove vivo. Fino ad avere una conoscenza non comune dei luoghi segreti presso Roma.
Di Luigi sono uscite le ultime due guide: Sessanta nuovi luoghi segreti. Volume 1 Roma Nord. Volume 2 Roma Sud