Olivier Roller, Galata Suicida

C’était à Mégara, faubourg de Carthage, dans les jardins d’Hamilcar”…
Gustave Flaubert

Incontro Olivier Roller, fotografo francese, a Roma nella splendida cornice del Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps, un artista di una profondità incomparabile. Le opere realizzate site specific, sono un vero un dialogo continuo tra la scultura Romana e la fotografia contemporanea. Roller è un esperto ritrattista della fotografia contemporanea realista ha scelto Roma per presentare 18 opere “Immagine di Potere”. Sono i ritratti dei potenti del mondo di oggi e di ieri: Claudia Schiffer e Giulio Cesare, Jeanne Moreau e Luigi XIV, l’imperatore Augusto e l’alto ufficiale delle forze armate francesi Jean Bernard: Uno studio e ricerca infinita antropologico-filosofico- sociale. Ci vuole lasciare un bagaglio culturale sul quale pensare. Si sente l’artista dietro i suoi scatti fotografici.

Roller ci fa immergere in un viaggio continuo tra passato e futuro, futuro e passato, colmo di emozioni su quale esalta la vera essenza dell’uomo e del suo esistere. Un incensante riflessione sulle sue reali necessità, un’esplorazione nel quotidiano attraverso prospettive differenti. Ritratti dove la luce esplode da dietro lo sguardo forte e distintivo e che attraversa le fotografie.

Per Roller la fotografia diventa costruzione della memoria, quale strumento anche di comunicazione e azione sociale. Sono fondamentali la maestosità e la sua capacità di sedurre ma anche l’evanescenza. L’essere umano si deve sentire nudo, nella sua semplicità, per esprime la verità e rivelarla attraverso i suoi occhi e farsi raccontare al pubblico per appropriarsi dell’immagine e per farla diventare propria. Roller cerca di uscire da canoni standard e riassettare attraverso la fotografia la memoria pubblica e privata.Olivier-Roller_8

Raccontaci di te prima di tutto e della tua mostra personale a Roma…

  1. Come inizia il tuo percorso artistico? Io ho iniziato come fotografo per la stampa lavorando per i più grandi giornali europei, di una politica fotografica ambiziosi, soprattutto in Francia. La mia frustrazione è nata li perché la gente che fotografavo erano persone della comunicazione, dovevano vendere la loro immagine, e di colpo avevo voglia di far scatti nel momento in cui loro toglievano la loro maschera davanti allo scatto, di metterli nudi davanti al mio obbiettivo. Per risentire la loro umanità. Bisogna che cambio, e quindi ho iniziato a contattare i grandi del potere per farli venire da me a studio, e quasi tutti vengono. E tutto inizia nel 2008, quando con il progetto sul Potere, il Louvre mi ha contattato per realizzarlo dicendomi se mi interessava lavorare sui Hollande e Sarkosy di 2000 anni fa, gli imperatori Romani? Quindi per 6 mesi avevo ogni martedì la possibilità di star lì dentro il Museo e guardare in faccia tutte le statue che mi potevano ispirare maggiormente e mi sono innamorato delle statue.
    Nella expo a Roma confronto il potere di oggi alla storia del potere, cosi un andirivieni di 2000 anni, tra antichità, medioevo, potere sovrano. La storia e i visi di oggi, come politici, intellettuali ecc…cosi fotografati, cosa hanno in comune mi chiederai? Bene, la cosa importante è che non si può sapere dove si va e se non sappiamo da dove veniamo.

Olivier-Roller_72. Quanta importanza dai al tempo?

Il tempo è il terrore dell’uomo, perché il tempo è morte. Abbiamo tutti paura della morte, ma gli uomini di potere più che mai. Cercano di scongiurare il loro terrore facendo quello che fanno, facendo i Re del petrolio, della comunicazione, della finanza, dicendo quando sarò morto rimarrà questo o quello, ma in fondo nulla rimane, nulla resta. E li invece l’impero Romano è formidabile, ma del secondo impero sono rimasti che alcuni pezzi di marmo e rovine. Ma queste rovine fanno il nostro presente oggi. Si parte dalle rovine per creare a Roma come altrove degli immobili, dei quartieri, in Europa per creare una filiazione, e il secondo rapporto che ho con il tempo è personale, come diceva Sant’Augustino il tempo è disteso ” io so che cosa é il tempo, ma quando me lo chiedono non so spiegarlo”. Un tempo regolare come Proust dice nella suo libro alla ricerca de tempo perduto: « Longtemps, je me suis couché de bonne heure – A lungo, mi sono coricato di buonora. » è cosi è la fotografia esattamente. Tutta la mia fotografia è riassunta in questa frase di Proust, sembra una frase banale ma è potente, tutti i giorni possiamo pensarci. La Fotografia è una azione che ferma il tempo in questo mondo frenetico. In questa società di internet dove tutto si appiattisce, alla fine della giornata abbiamo visto migliaia di immagini ma non ce ne ricordiamo, non abbiamo una cristallizzazione dell’immagine nella nostra memoria. La fotografia l’atto che ferma il tempo, è su questo il mio lavoro, come la letteratura e la poesia. Copre solo un senso cioè la vista e tutti gli altri sensi immaginano cosa potrebbe esserci all’interno di quelle immagini, oltre, cosa è successo dentro questa foto. È formidabile sentire i commenti delle persone che guardano le mie foto, cercano di appropriarsi dell’immagine fotografata facendola propria.Olivier-Roller_6

3. Nel tuo percorso artistico elabori uno stile tutto personale, la forza, la potenza esce in tutte le tue opere, quanto è importate oggi?

Fare un ritratto è tirar fuori il potere da chi lo ha. Per me è prendere quella forza dalla persona che è di fronte a me. Il Potere è qualcosa di buono, bisogna portare le persona verso l’ignoto. Oggi gli artisti non lo trattano, ma io vorrei lasciare una traccia attraverso le mie foto del potere di questo secolo, e cerco di fermare il tempo. Sono come pollicino che lascia dei piccoli sassi sulla strada con le mie foto.

  1. Ritratti della storia antica e moderna, come le definisci e le tue opere?

Pulite direi. Quando uno guarda la persona pur essendo molto concentrato, non riesce a soffermarsi solo sul volto ma anche sul contorno che ci fa distrarre, il campo visivo è ampio. Ebbene io cerco di eliminare quel surplus, isolo il personaggio dal suo decoro. Fotografo il viso purché il pubblico possa vederlo nella sua purezza. Una buona foto è quando riesco a far uscire la verità, la fragilità, dove tutto è possibile. L’Essere umano nudo davanti all’essere umano, purché il pubblico possa ammirarlo, faccio vedere quello che sento e vedo io. Quando uno guarda attraverso l’obbiettivo si può avere uno sguardo soggettivo, ognuno ha una visione personale. Io racconto qualcosa che scappa a me e la persona che fotografo, tutto è possibile, una volta stavo facendo un ritratto ad una donna molto potente e mentre gli stavo facendo alcuni scatti si è lasciata libera, come quando fai l’amore, l’essere sociale non esiste più, siamo come nudi uno in faccia all’altro, come Adamo ed Eva.Olivier-Roller_1

  1. Continui e sperimenti… parliamo della luce nelle tue opere?

La fotografia è luce, importante che ci sia sempre una luce continua. La luce è come se uscisse dalla persona o dall’oggetto fotografato, è quella la mia idea. Non cerco una luce che illumini ma che vesta, come se uscisse dalla pelle della persona piuttosto che posarsi su di lei. Cerco di rendere umane anche le statue, in trasparenza. Io utilizzo del neon da cucina, semplice, una luce continua.

6- Il colore nelle tue foto…perché?
Io lavoro solo con il colore. Utilizzo delle macchine semplici, per ogni foto ci passo 100 ore minimo, cerco di rendere contemporaneo anche il marmo. Le immagini cambiano ma restano semplici. In funzione della luce del giorno e della sera, la fotografia cambia colore e l’immagine evolve a seconda. Bisogna prendere tempo.

7- Cosa ami realizzare di più attraverso i tuoi scatti e perché?
Riconciliarmi con me stesso e ritrovarmi.Olivier-Roller_3

8- Un artista al quale ti ispiri? che ammiri di più?
Adoro Costantino Brancusi, lo scultore. (esposto adesso delle copie al centro Pompidou a Parigi) Gli ultimi anni della sua vita li ha passati nel suo studio, due volte all’anno faceva spostare le sue opere, cosi in funzione delle stagioni la luce cambiava anche solo di dieci gradi. Non poteva ricreare ma studiava il suo lavoro e sulla luce. Quindi è la luce e la direzione del lavoro dell’artista che fanno la vera creazione dell’opera. Tutto cambia in funzione della luce. Ma l’artista che amo davvero di più è Gustave Flaubert! Potente ed è interessante trovar inspirazione da artisti diversi da sé. Un suo romanzo che adoro è Salombo che inizia cosi: “C’était à Mégara, faubourg de Carthage, dans les jardins d’Hamilcar” se analizzi questa frase a tre piani, ci sta un zoom avanti, un zoom indietro e piano visivo intermedio, trovo geniale, come in un film di oggi, questa frase riassume tutto questo. Se un giorno arrivo a questo sarebbe ideale.

9- Spiegaci come realizzi una tua opera? Dalla visione, alla realizzazione, allo scatto alla stampa…

Io lavoro come un artista. (Non solo come un puro fotografo). Esistono tanti piccoli momenti, ci sta lo studio della prospettiva, dello spazio e alla fine la realizzazione dello scatto. Qui a Palazzo Altemps è molto classica la mostra, ma io cerco di contestualizzare l’opera, e mi immagino sempre la prospettiva delle immagini. Ci sono 3 maniere per far vedere la fotografia: la stampa (che ha diversi formati) progettarla (sui muri per far notare la materia) e l’ultima è con la pubblicazione in un libro d’artista. Partire dalla fotografia per raccontare delle storie questo è il mio scopo.Olivier-Roller_2

10- Il nostro tempo…che importanza ha nelle opere la bellezza?

Quello che trovo formidabile che la bellezza è fuori da ogni costrizione. I codici di comunicazione sono totalmente fuori dalla realtà. Oggi i giornali parlano di bellezza naturale ma ci fanno vedere immagini solo ritoccate, esiste una schizofrenia sulla bellezza esagerata. Il marchio del tempo è ciò che ci rende unici. Io lotto nel mio lavoro per dire questo, che siete belli perché siete unici. Se volete essere qualcos’altro, non siete più voi stessi. Le mie immagini sono uniche e singolari, io cerco le cicatrici e il tempo. Nell’impero Romano esisteva il verismo e la potenza le davano le rughe. Il ruolo dell’artista oggi è questo. Confrontatevi. Cerco di educare le persone. Nella foto di Jeanne Moreau tutti mi dicono ma quante rughe è dura, io la trovo bellissima con una grossa personalità. Lei è così se stessa, sempre. In una novella di Milancudera, ci sta un gioco di scambio e alla fine lei dice: sono io, sono io, sono io, chi è l’io. Io cerco l’identità delle persone. Siate generosi per vedervi realmente. Io un po’ psicanalizzo attraverso le foto. Con gli umani è facile, con le statue è difficilissimo, passo ore nel nero, (le copro con dei teli neri intorno per non farmi distrarre) finché la statua stesso mi fa l’occhietto e prende vita, gli urlo e essa mi fa vedere tutto il suo essere. Su dieci ore di lavoro riesco a fare solo 2, 3 scatti alle statue. È lungo e difficilissimo. L’Artista lavora con se stesso, bisogna essere unici.

11- Lo spazio fisico influenza i tuoi lavori? Assolutamente sì, infatti io creo progetti site-specific. Gioco con l’Io e se stessi. Io parto dal luogo e creo dopo attraverso gli spazi, sono i progetti che preferisco. Ogni senso è diverso, ogni progetto intellettuale parte dalla testa e dopo dal cuore.

12- Cosa vorresti lasciare al tuo pubblico? Ritrovare i suoi sensi e riflettere sull’educazione dello sguardo e analizzare l’immagine. Mi piace spiegare le mie opere e la mia mostra. Come un gioco con l’identità, si gioca con l’io e se stessi. Per me l’ideale è queste sono le chiavi del museo divertiti ed esprimiti. Sapere quel che uno fa e come. Vorrei che il pubblico riflettesse e utilizzasse tutti i sensi, come noi da bambini curiosi del diverso, quindi insegnare ad avvicinare anche gli altri. Mitterrand prima di lasciare il posto da Presidente come ultimo discorso disse: “presto non sarò più qui, perché credo alla forza dello spirito”. (Tutti pensavano che era ovvio perché lasciava il posto da Presidente, invece lui parlava di se stesso perché stava per morire e nessuno lo sapeva). Riflettere cosa è un immagine.Busto di Plutone ph- Oliver Roller

13- Come hai trovato Roma? Ci ritorneresti? Adoro Roma, qui per la prima in questa mostra ci sono le mie opere fotografiche che riprendono le opere esposte all’interno. Identiche. Ci sta un modo mio critico per far notare meglio come sono realmente le sculture. Un educazione al bello. La direttrice mi ha detto che sono quasi più belle le foto che le sculture nella realtà. Un educazione allo sguardo. Andare verso l’altro, una visione differente del mondo, perché gli altri hanno paura di andare incontro. In 2000 anni nessuno ci ha insegnato a leggere le immagini. Io ci provo. Una cosa strana di Roma è che qui mi trovo a casa, come se alcuni luoghi sono cosi familiari per me. Ritornerò presto perché ho altri progetti che desidero realizzare in Italia. Vengo solo due volte l’anno, ma verrò di più.

14- Progetti futuri? In Cina di nuovo a breve con due mostre. Poi qui in Italia di nuovo mi piacerebbe produrre. Vorrei studiare il medioevo, insieme con storici. Vorrei creare delle passerelle tra passato e futuro, come in un puzzle…Olivier-Roller_5

15- Per terminare chiedo sempre a gli artisti che incontro…fatti una domanda che nessuno ti ha mai chiesto (e che avresti voluto sentirti domandare) e risponditi…

Una domanda non è facile, forse parlerei del rapporto con il padre direi, io non ho mai conosciuto mio padre e mia madre gettò tutte le sue foto dopo che scomparve…

Quindi la domanda è… perché creo immagini? perché la fotografia fissa e non partirà mai.

La prima retrospettiva in Italia di Olivier Roller, a cura di Guillaume Maitre e Paulo Pérez Mouriz e presentata nell’ambito de “La Francia in scena”. Una ricerca nata da una commissione del Louvre di Parigi e proseguita attraverso le collezioni di alcuni fra i più importanti musei al mondo come il British Museum, il Museo Archeologico di Siviglia e quello di Napoli, lo Chateau de Versailles, i Musei Capitolini e, adesso, anche il Museo Nazionale Romano. Immagine di immagine. Vertiginosa mise en abyme che rapisce lo spettatore per trascinarlo nei meandri del Potere.

“Immagine di Potere” Un dialogo che ha esiti sempre diversi: a volte produce cortocircuiti di senso – come nel caso della fotografia del volto della statua di Augusto, simbolo di pace, esposta di fronte alla statua di Ares, dio della guerra; altre, riverberi infiniti, quando il primo piano del busto di Plutone, ad esempio, diventa specchio contemporaneo dello stesso busto posizionato di fronte.

Olivier Roller (Francia , 1971) vive e lavora a Parigi. Invitato dal Museo del Louvre di fotografare le più prestigiose sculture dell’antica di Roma, ha creato un nuovo modo, con una curva decisamente contemporanea per far risaltare l’importanza degli imperatori ritratti . La sua ricerca ha aperto le porte dei musei più importanti a livello mondiale , come il Musée du Louvre , i Musei Capitolini – Centrale Montemartini , il Museo Archeologico di Napoli , il Museo Arquelógico a Siviglia e ora il Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps . Egli è diventato rapidamente una delle fotografie più apprezzati del sofisticato ambiente parigino e le sue opere arricchiscono numerose collezioni private e fanno parte delle collezioni permanenti del Museo di Arte Contemporanea della Ville de Lyon e della Maison Européenne de la Photographie .

Olivier-Roller_4Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps

Il Palazzo Altemps si trova tra Piazza Navona e il Tevere e ha occupato la parte settentrionale della zona, che in epoca romana era chiamato Campo Marzio ed era vicino al circo agonal Domiziano. L’aspetto attuale del palazzo (che ha incorporato gli edifici precedenti) e la sua denominazione sono dovute al cardinale austriaco Marco Sittico Altemps che lo acquistò nel 1568 e il cui stemma rappresenta uno stambecco sormontato da cappello cardinalizio e si trova spesso nella architettonico decorazioni. L’edificio, progettato per diversi usi diversi, sede diplomatica tra di loro, è stato acquistato dal Ministero per i beni culturali nel 1982 e dopo un accurato e rigoroso restauro è stato aperto al pubblico e destinato alle collezioni archeologiche formate da reperti greci e romani raccolti da le più famose famiglie romane tra il XVI e XVII secolo. Il nucleo più importante è costituito dalla collezione Boncompagni Ludovisi insieme al Mattei, Del Drago, Pallavicini Rospigliosi e collezioni Altemps. Le sculture in gran parte provengono da scavi locali che in passato sono stati utilizzati come ornamenti della “horti”, che è il famoso giardini dove i ricchi proprietari romani utilizzati per meditare. Menzione deve essere fatta del settore egiziano che i gruppi testimonianza dei culti orientali introdotte nel grande collezione di Roma e Evan Gorga recentemente formata con le acquisizioni del mercato antiquario.

Immagine di Potere” le opere di Olivier Roller
a Roma dal 16 giugno al 17 luglio 2016 al Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps

con il patrocinio dell’Ambasciata di Francia in Italia e il sostegno della Fondazione Nuovi Mecenati.

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Museo Nazionale Romano – Palazzo Altemps
Piazza S. Apollinare, 46, a Roma

Biglietti: tel. 06 39967700 (lunedi sabato 9a.m.-1.30p.m. e 2.30p.m.-5p.m.)

Orari tutti ti giorno 9a.m. alle 7.45p.m. biglietteria chiude alle 7p.m. chiuso lunedi.

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Di Sveva Manfredi Zavaglia

E’ curatrice indipendente, art Advisor e consulente di marketing management culturale internazionale. Da oltre 20 anni e progettista culturale di eventi legati all'arte contemporanea con una particolare attenzione a spazi inconsueti, e alle interazioni con altre arti. Come project manager ha un'approfondita conoscenza dei diversi processi implicati nella pianificazione, coordinamento ed attività per grandi eventi dall’organizzazione, curatela, ricerca, alla redazione testi e cataloghi. Ha creato e curato oltre 50 rassegne, mostre personali e collettive, installazioni ed interventi in spazi pubblici in Italia.

Un pensiero su “La riflessione negli scatti fotografici contemporanei di Olivier Roller”

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