Una volta veniva considerato un cibo povero, altre volte o troppo spesso un alimento poco sano, poi è scoppiata la street food mania e da allora, mangiare per strada un boccone prelibato della nostra migliore tradizione gastronomica ha iniziato a fare tendenza.
La moda dello street food è piuttosto recente ma l’Italia già in pochi anni si è guadagnata un secondo posto tra i paesi europei dove si consuma più street food, con al primo posto Milano, seguita da Roma, Firenze, Napoli e Palermo. Lo dimostra una recente indagine dell’Università Bicocca di Milano effettuata per Expo 2015.
Dal punto di vista delle abitudini alimentari una recente indagine fatta a campione su 700 consumatori di otto città mostra che gli italiani amano mangiare street food mediamente 75 volte l’anno e che tale cibo è particolarmente apprezzato soprattutto dai giovani tra i 20 e i 35 anni.
Anche a Roma dunque lo street food si va affermando sempre di più tra i rituali social-gastronomici delle popolazione (complice anche la particolare accessibilità del costo) e lo fa puntando su due elementi chiave: tradizione e innovazione.
Dopo i panini con la porchetta consumati nelle fraschette, le friggitorie della tradizione romana con filetti di baccalà, fiori di zucca e supplì, è ora la volta dello street food basato sulle ricette tradizionali regionali.
Il primo fenomeno prende il nome di Trapizzino, una tasca di pizza bianca a forma di triangolo riempita con le grandi ricette della cucina povera romanesca.
Un’idea semplice e vincente quella dello chef Stefano Callegari inventore della formula che abbina tradizione gastronomica romana e street food. Il successo è ampiamente testimoniato dalla nascita di nuovi locali in tutto il mondo. Dopo i locali a Ponte Milvio e a Testaccio è stato aperto un nuovo punto vendita a Roma all’interno del cinema Adriano in Prati e stanno per aprirsi due nuove succursali a Tokyo e a New York.
Sempre sull’onda del successo dello street food di qualità, nasce proprio nel cuore di Trastevere, DON, la risposta partenopea a Trapizzino, che riporta in auge e fa riscoprire la bontà della vera pizza fritta napoletana.
NOTA: Secondo la definizione di Wikipedia, La pizza fritta (in Toscana, chiamata “ciaccia fritta” o “panino fritto”) è un prodotto alimentare tipico della Campania, del Lazio (della regione Reatina fino ad Amatrice) e della Puglia. Nella cucina tradizionale napoletana, la pizza fritta indica il cosi detto calzone fritto (il tipico contiene ricotta, provola, cicoli o salame napoletano), che ovviamente differisce dalle pizze fritte del Lazio che non hanno alcun ripieno.
Questo prodotto, reso celebre tra l’altro da pellicole importanti come “L’oro di Napoli” con Sofia Loren, nasce come alternativa low cost della più nota pizza napoletana. In tempi di magra, quando al pomodoro e alla mozzarella si preferivano ricotta e “cicoli” ( riccioli di grasso di maiale) la pizza fritta diventò protagonista della gastronomia popolare partenopea.
L’impasto, uguale a quello della pizza, viene foggiato a forma tondeggiante o di mezzaluna e poi farcito e fritto in olio bollente.
L’innovazione ed il valore aggiunto apportato da DON sta nell’averne nobilitato la preparazione attraverso l’utilizzo quasi esclusivo di materie prime d’eccellenza, preferibilmente a Denominazione d’Origine Protetta (DOP).
La cucina è a vista e offre lo spettacolo della preparazione ad arte da parte dei maestri pizzaioli Maurizio Iannicelli ed Enrico Silanus.
Durante la frittura, le pizze fritte si gonfiano, per cui presentano una parte interna vuota, che è ideale riempire con del companatico. Il fritto è notoriamente un modo di cuocere considerato “pesante” e poco valido dal punto di vista nutrizionale, ma come spiegano gli chef “se le la pizza viene cotta a 160 gradi risulta digeribile” e mantiene le proprietà nutritive dei cibi.
In questa sorta di sfida all’ultimo morso tra tradizione gastronomica romana e quella napoletana, a vincere è sicuramente il gusto.
Da una parte, le farciture di Trapizzino come polpo al sugo, pollo alla cacciatora, broccoli e salsiccia, parmigiana di melanzana, la coda alla vaccinara e il Bollito Picchiapò reso celebre dal film “C’eravamo tanto amati”.
https://youtu.be/_CwJVeQCWok
Dall’altra le pizze ripiene i cui nomi richiamano i quartieri più famosi e popolari di Napoli: la “Spaccanapoli”, con Ricotta di Pecora Romana DOP, cicoli di maiale, provola, Pomodoro San Marzano DOP, basilico e pepe, la “Chiaia”, con salsiccia di maiale, friarielli saltati in padella e provola, o la “Vomero”, con scarola saltata in padella con olive nere di Gaeta, capperi, uvetta, pinoli e provola.
Insomma a Roma la sfida a colpi di tradizioni gastronomiche è aperta: l’ultima parola come sempre spetta al pubblico; ma intanto i gourmet (che in inglese sono chiamati foodies) , di ogni età e latitudine sono invitati all’assaggio.
Per saperne di più visita i siti:
www.trapizzino.it
donpizzafritta.com
DOVE:
Don – Vera Pizza Fritta Napoletana
Address: Via di San Francesco a Ripa, 103, 00153 Roma, Italia
District/Area: Trastevere
Phone: +39 06 581 1796
www.donpizzafritta.com
Orario di apertura:
Lunedi – Sabato Dalle 00:00 alle 23:00
Domenica Chiuso
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Trapizzino
Address: Via Giovanni Branca, 88, 00153 Roma, Italia
Phone: +39 06 4341 9624
www.trapizzino.it
Orario di apertura:
Martedì 12:00-01:00
Mercoledì 12:00-01:00
Giovedi 12:00-01:00
Venerdì 12:00-01:00
Sabato 12:00-01:00
Domenica 12:00-01:00
Lunedi chiuso
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Francesca Liani.
Project manager, opera nell’ambito della consulenza di direzione connessa all’attuazione di progetti cofinanziati con Fondi Europei e gestiti da Enti Pubblici e privati a livello nazionale e locale. E’ esperta in ideazione, progettazione, coordinamento e gestione di progetti integrati in ambito comunicazione, marketing e sviluppo locale, formazione e start up d’impresa, marketing territoriale, turistico e culturale. In oltre 20 anni di attività ha collaborato con istituzioni, enti pubblici, società di consulenza, agenzie di sviluppo, onlus e associazioni di categoria.
Dal 2010 è membro del Comitato di promozione dell’imprenditorialità femminile della Camera di Commercio di Roma.
Ha curato la redazione di numerosi studi in ambito economico – sociale essendone poi relatrice in convegni a livello nazionale ed europeo. In campo giornalistico ha collaborato con diversi magazine, quotidiani on line e newsletter scrivendo articoli e tenendo alcune rubriche sui temi turismo, cultura, attualità.
Nel 2013 ha pubblicato la prima silloge intitolata “IMPRONTE – Stille d’Anima”.
E’ impegnata in ambito culturale in diversi progetti editoriali sia come autrice che co-autrice.
Un mio articolo sullo #streetfood di qualità tra #ricetteregionali e #tradizionigastronomiche
https://t.co/V9paRC1wum