Dalle provocazioni vegetariane alla polemica d’avanspettacolo: la salute individuale è un bene pubblico?
L’igienista Vaccaro contro lo show radiofonico anti-vegano de La Zanzara.
di Giorgio D’Anna
La querelle radiofonica in corso in questi giorni su Radio 24, tra lo speaker della fascia aperitivo e le truppe vegetariane, non accenna a sopirsi. Anzi, l’anchorman de La Zanzara ha rincarato la sua dose di sadismo onnivoro andando a pizzicare uno dei pionieri dell’alimentazione naturale e dell’ “igienismo” in Italia, tale Valdo Vaccaro.
Mi è capitato di incontrare il dr Valdo Vaccaro, friulano di origine, presso un centro di divulgazione pseudo clandestino su diete vegetali e affini, alla periferia pontina di Roma. Nel giardino di Lucio Landolfi la passione per broccoli, lattuga e company è di casa, ma si coltiva anche la condivisione di esperimenti sulle proprie tavole (e sui propri stomaci) in cerca della sintonia tra cibo e stili di vita.
E sintonia c’è stata anche nell’accoglimento delle provocazioni “vaccariane”, in un contesto di informali autodidatti dallo spirito un po’ hippy, che già riconoscono nelle sue idee un contribuito primario per l’alimentazione che esclude derivati animali dal piatto.
Del resto, assimilare cibo per avviare un processo di auto-guarigione dell’organismo è un concetto abbastanza banale da condividere, vi è più alla luce dello scambio culturale odierno con tradizioni antiche, da Oriente, che stanno diffondendo nella nostra società il messaggio curativo, insito nella maggior parte dei prodotti della terra.
Il succo delle ricerche di Vaccaro, per me che pure non disdegno una bistecca quanto meno per non creare scalpore al primo barbecue primaverile, risulta di agevole intuizione: poiché – afferma – se un cibo è “vivo” (mela, arancia, cicoria e via discorrendo) ha l’effetto di vivificare le membra e produrre sangue di alta qualità. Sulla scorta di tale semplificazione, è altrettanto ipotizzabile che un trancio di carne esanime agisca all’opposto, appunto “mortificando” corpo e spirito, e creando una linfa vitale di basso valore.
Il Vaccaro-pensiero, che molto disturba il mito del buon selvaggio della radiofonia, sembra piuttosto dare un’indicazione, seppure nei toni dell’oltranzismo vegano-crudista, sul tipo di benzina da apportare a quella macchina di carne, viscere e legamenti che costituisce il nostro involucro umano.
La tendenza ad incamerare “carburante” alimentare al solo fine di tappare il buco della fame è uno dei fattori che concorrono allo sviluppo di una malattia nel corso della vita, posizione peraltro sposata anche dalla medicina ufficiale in Italia. Il discernimento critico nel carrello della spesa è certamente un primo passo nella direzione della consapevolezza alimentare e soprattutto nei riguardi di un beneficio verso se stessi, cioè la salute.
Il solleticamento “on air” cui Vaccaro si è prestato lo ha evidentemente portato su terreni impervi, travisando proprio il messaggio di coscienza delle scelte, che nella sua semplicità rappresenta un punto di rottura rispetto agli ossequi culinari nei riguardi delle eccellenze italiche, da Pellegrino Artusi fino ai giorni nostri, che pure hanno reso grande la nostra cucina nel mondo.
Vaccaro, che non è medico, non nutrizionista, ma si definisce “igienista” (qualcosa che ha più a che fare con la filosofia che con i laboratori) è andato ben oltre il suo primitivismo fruttariano, crudista, aria-purista e chi più ne ha più ne metta, finendo per apparire un altro Giulietto Chiesa o Salvo Mandarà, insomma uno di quei secchioni anti-sistema che tanta ilarità suscitano nei compagni di scuola (e di radio) de “La Zanzara”.
Come nel famoso film “La cena dei cretini” – tanto per stare ancora a tavola – l’ospite è stato invitato a prendersi in giro da solo semplicemente esponendo le sue idee. Le quali possono certo risultare di dubbia applicabilità, considerata la routine sociale che ha circonciso il tempo da dedicare a se stessi all’equazione tempo=soldi, e che pertanto ne pregiudica la fruibilità ai più.
Accettando la relazione uomo-cibo come l’embrione di quella tra uomo e natura, mi chiedo allora se una ridefinizione degli equilibri alimentari (nella direzione indicata da Vaccaro, e soprattutto meno ossessiva e assolutista) in seno ad una collettività che invecchia e si ammala come non accadeva da 20 anni (dati ISTAT del 7 aprile scorso), non possa giovare sia ad un sistema sanitario pressoché al collasso, sia alla salute individuale.
In tal senso, si fa un gran parlare di beni pubblici in Italia, si può non considerare la salute individuale un bene pubblico?
Giorgio D’Anna Nato a Roma nel 1983. Laureato in Storia presso la facoltà di Lettere dell’Università di Roma nel 2007 e in Scienze Politiche presso l’Università di Bologna nel 2009. Dopo una prima esperienza di lavoro alla Regione Lazio, vive tra Barcellona e Montreal. Rientrato a Roma nel 2011, inizia a lavorare presso l’aeroporto di Fiumicino, al contempo cura il catalogo librario di una azienda agricola specializzandosi sull’alimentazione naturale. Coltiva la passione per la scrittura e la ricerca sui temi socio-politici e storici. Collabora con la rivista Air Press e il Pontino. Consegue un Master in Politica e Relazioni Internazionali presso l’Università Lumsa di Roma nel 2015.
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