È un istallazione vivente Lastlife, l’opera dell’artista pittore Sergio Angeli insieme a Marino Festuccia, fotografo, che presentano il 10 marzo 2018 ore 16.00 per la prima volta al MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, con i testi e collezione permanente del Museo.

Il MAAM, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz, a Roma è uno Spazio di Rinascita per l’ARTE. Si colloca in uno spazio pubblico, una fabbrica occupata da anni, dove oggi è possibile realizzare nuove forme di sperimentazione artistica e convivenza sociale. Qui, infatti, l’arte si fa collettiva: finalmente la cultura che sostiene la società, opere contaminanti, accogliente e colorate.

L’installazione Lastlife presentata è una riflessione sulla caducità e sulla speranza, sulla morte e sulla rigenerazione. La natura, osservata e compianta durante e dopo la sua fine, è lettura decodificata di umane parabole e terrestri traiettorie. La mostra itinerante è composta da 7 dipinti, 3 fotografie che documentano l’installazione vivente e 12 lavori su carta.

Opera pittorica e la foto di Marino Festuccia installazione vivente è una lampada assemblata con resti industriali. Nella storia dell’arte, il riutilizzo e il recupero dei materiali utilizzati per una produzione artistica è molto frequente. Cosi artisti da tutto il mondo sono partiti da ciò che hanno trovato per reinterpretarlo a modo proprio partendo da Picasso, Duchamp, Rauschenberg, Burri, Manzoni, Steinbeck, Kounellis fino ad oggi. In questo mondo colmo di tecnologia e invaso di resti, l’oggetto industriale abbandonato viene riutilizzato e come in questo museo MAAM vi è una “Rinascita”. Oggetto industriale riutilizzato è un atto poetico per eccellenza, quindi da esso gli artisti ne fanno nascere opere intense e piene di poesia, l’obsoleto che diventa il nuovo. Mappe del mondo invisibili dal passato che diventano visibili nelle nuove opere realizzate. La materia nell’opera rivive in un grande bilanciamento della forma estremamente spontanea nell’opera di Sergio Angeli: “L’uomo rappresentato come ibrido nell’opera pittorica diviene prodotto, frutto del consumismo, in balia di una schiavitù sistematica e infinita”.

Intervista a Sergio Angeli

1- Come inizia il tuo percorso artistico? E questo desiderio del riutilizzo dell’oggetto?

Il mio percorso ha inizio circa venti anni fa, ho sperimentato diverse tecniche, partendo dal figurativo, la poesia, la musica e la letteratura hanno influenzato molto il mio modo di concepire, frequentando e vivendo a Roma est, zona decisamente industriale, ho iniziato a guardarmi intorno e ritrovarmi tra avanzi industriali ed ex fabbriche. Da li inizia la mia missione nel rappresentare l’umanità sopraffatta dalla tecnologia e dal consumismo, dal preferire l’usa e getta piuttosto che il rivalutare.

2- Com’è il mondo immaginario di un artista? La Rilevazione dell’opera? Quando avviene e perché secondo te?

Credo sia molto intimo l’immaginario di un artista, il mettersi a nudo, condividere con il pubblico ciò che si prova senza nessun filtro particolare. Avere una visione mentale dell’opera che sarà per poi strutturarla e renderla visibile a tutti. A me succede questo, non concepisco un opera mediante bozzetti, piuttosto la visualizzo mentalmente e mi limito a fissare su carta l’idea da sviluppare.

3- Qual è il senso della tua esperienza creativa al MAAM?

Mi affascina molto uno spazio come il Maam, per il vissuto che ha, per la possibilità che concede agli artisti di liberarsi e concepire liberamente il proprio lavoro senza compromessi. Credo che non esista una location cosi e noi artisti dovremmo essere orgogliosi di far parte di una realtà cosi unica.

4- Parliamo di questa collaborazione tra la tua pittura e la fotografia di Marino Festuccia? Come vi siete trovati?

Ci conosciamo da diversi anni e in passato abbiamo già lavorato insieme, il progetto Lastlife è nato praticamente sotto casa nostra ( da qualche anno siamo diventati co-inquilini) dove l’estate scorsa ci fu un brutto incendio che ha devastato gran parte del parco a ridosso dell’Aniene, ci siamo ritrovati ad osservare un paesaggio lunare, rivestito di cenere e colline grigie, quindi ho avuto l’idea di realizzare un’installazione vivente raffigurata da una donna nuda vestita appena da una tunica bianca che porta in grembo una lampada assemblata da resti di una civiltà che fu industrializzata, ultima vita fatta di speranza e una restante luce di un mondo che non c’è più. Il tutto è stato fissato dall’obiettivo e documentato magnificamente da Marino. Un opera concettuale ha bisogno di un gruppo affiatato di artisti che interagiscono e lavorano insieme. Ho sempre creduto in questo, nell’interazione tra le varie forme d’arte.

5- Il tuo processo creativo nasce anche dal far rivivere oggetti industriali, quanto è anche importante oggi? Che simboleggia per te?

Dar vita a ciò che è stato. Usato e gettato via, ho dato vita al post umano e al post industriale, a ciò che avviene dopo un abbandono, rimettere insieme i pezzi. L’individuo divenuto ormai oggetto di consumo, annichilito dal consumismo sfrenato. Penso che l’uomo oggi sia diventato prodotto sempre più vittima del gettare via cose vecchie e comprare nuovi prodotti, essere ad ogni costo al passo con la tecnologia e le novità di produzione. Mi sforzo di rappresentare il mondo che vedo, un mondo contaminato, una civiltà “meccanica” nel gesto e nell’intendere il vivere quotidiano.

6- L’essere umano come viene rappresentato attraverso le tue opere?

Il post umano appunto, l’essere umano che non lo è più, ormai diventato ibrido e contaminato dallo sviluppo tecnologico. Una presenza sintetica e priva di spiritualià, un essere che agisce automaticamente come gli è stato imposto da un sistema studiato e per niente casuale.

7- Lo spazio può influenzare l’opera? Come pensate di realizzare l’installazione?

Un opera concettuale penso si debba adattare ed interagire con lo spazio ospitante, al Maam installeremo un opera pittorica della serie Lastlife, ispirata all’installazione vivente, e una foto che raffigura la stessa su dei supporti fatti di metallo riciclato, con la lampada assemblata e simbolo del progetto che illumina il tutto.

8- Cosa vorresti dare al vostro pubblico

Speranza e consapevolezza. Da una presa di coscienza avviene la salvezza, partiamo dal post umano per arrivare ad una nuova vita, sotto quale forma non possiamo prevederlo ma l’importante è che ci sia di nuovo luce.

9- Esiste un artista al quale ti ispiri in modo particolare o che stimi, anche del passato?

Negli anni sono diversi gli artisti che ho amato in maniera viscerale, partendo da Fussli, Blake, Van Gogh, passando per Giger, Bacon e Schiele, fino ad arrivare a Tano Festa, Schifano, Burri e Kounellis senza dimenticare il ruolo fondamentale che hanno avuto nella mia crescita culturale artisti nell’ambito musicale come Ian Curtis, David Bowie, Pink Floyd, Niko e molti altri

10- Desideri e progetti futuri?

Desidero vivere esprimendo quel che sento, dar vita a ciò che vedo con l’occhio dell’anima, lo sto facendo e ce la sto mettendo tutta affrontando ogni difficoltà del caso, ma noi artisti abbiamo la pelle dura e siamo abituati al sacrificio. Nei prossimi mesi Lastlife evolverà e cambierà forma in altri spazi, mi piace chiamarlo un progetto “mutaforma”. A breve inaugurerò un nuovo progetto chiamato MyClone, presto svelerò dettagli e quant’altro.

11- Per terminare chiedo sempre a gli artisti che incontro…C’è una domanda che non ti ho fatto [e che avresti voluto sentirti domandare]? Che risposta daresti…

Cosa ti aspetti dal futuro? La risposta è: meglio che non mi hai fatto questa domanda (rido, naturalmente)

Prologo e compimento della esibizione al MAAM sarà la performance elettro-tribale degli Ipnoteka in un crescendo di ritmi ancestrali e influenze contemporanee.

Dopo la prima tappa al MAAM, Lastlife cercherà la sua evoluzione interagendo con gli altri spazi ospitanti grazie a installazioni site specific, proiezioni video e sviluppi musicali che ne evidenzieranno il carattere contaminato e a sua volta contaminante.

Dal testo di Silvia Colasanto: “Una donna, un bagliore, una terra bruciata, desolata e abbandonata.

La donna, di bianco vestita, è vita. L’ultima, forse. È speranza che insorge e luce che rischiara. È luce tenace che filtra attraverso una lampada dai perimetri misteriosi, assemblata con i resti di un mondo tecnologico sfruttato e ripudiato in un oblio che lo traghetta lontano dagli occhi e dalla memoria. È mondo rifiutato che si trasforma in miraggio fiducioso, riverbero e conforto che illumina un cammino da qualcun altro violato e trasfigurato in un tappeto di foglie e cenere. È fiducia che si stringe e si protegge, che si carezza come farebbe una mamma con il figlio neonato. È aspettativa o forse solo chimera da desiderare e inseguire in un viaggio mentale dalle traiettorie imprevedibili, continua tensione alla rinascita invisibile e spirituale. È il sentiero immaginario da tracciare prima che i lampi annuncino una nuova tempesta e i tuoni annientino la fede.”

Gli artisti:

Sergio Angeli – Nato a Roma il 13 gennaio 1972, è un artista dedito alla pittura e ad installazioni.

Nel 1999 espone a Palazzo Barberini di Roma. A Ottobre 2011 espone al Museo di Villa Vecchia di Villa Dora Phamphilj a Roma. Nel 2013 partecipa alla mostra “Incendium” artisti per città della scienza, presso il PAN di Napoli. Nel 2015 lavora insieme a Corrado Delfini al progetto “La materia dell’assenza” curato da Lorenzo Canova e che consiste in una serie di mostre bi-personali itineranti in diversi musei tra cui il Museo Civico Umberto Mastroianni di Marino, all’Aratro di Campobasso e l’Ex Gil di Roma.

Nel 2016 espone alla mostra collettiva Tattoo Forever Vanitas vanitatum presso il Macro Testaccio di Roma, a cura di Ilaria Bandini. Nel 2017 lavora al progetto “Lastlife” che prevede diverse tappe espositive. L’opera concettuale curata da Silvia Colasanto include un’ installazione vivente documentata dal fotografo Marino Festuccia e un nuovo ciclo pittorico.

www.sergioangeli.it

Marino Festuccia – Clonato in un laboratorio umbro nel 1984, Marino Festuccia arriva a Roma nel 2006 dove tuttora vive e dove consegue una laurea in Comunicazione presso l’università di Roma Tre.

Nel 2011 inizia il suo percorso nella fotografia d’arte collaborando con rinomati artisti di tutta Italia.

Ha all’attivo oltre cinquanta esposizioni in tutta Italia tra personali e collettive.

In fotografia si occupa principalmente di ritratto e moda.

www.marinofestuccia.com

LASTLIFE al MAAM

Sabato 10 marzo 2018 ore 16.00

Maam, Museo dell’Altro e dell’Altrove di Metropoliz
Via Prenestina, 913,
00155 Roma

Aperto il Sabato ore 11-17 

ingresso gratuito

Installazione vivente e pittura: Sergio Angeli

Fotografia: Marino Festuccia

Testi e curatela: Silvia Colasanto

Performer: Michela Turci

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Di Sveva Manfredi Zavaglia

E’ curatrice indipendente, art Advisor e consulente di marketing management culturale internazionale. Da oltre 20 anni e progettista culturale di eventi legati all'arte contemporanea con una particolare attenzione a spazi inconsueti, e alle interazioni con altre arti. Come project manager ha un'approfondita conoscenza dei diversi processi implicati nella pianificazione, coordinamento ed attività per grandi eventi dall’organizzazione, curatela, ricerca, alla redazione testi e cataloghi. Ha creato e curato oltre 50 rassegne, mostre personali e collettive, installazioni ed interventi in spazi pubblici in Italia.

Un pensiero su “Al MAAM …“Lastlife” la Rinascita per l’ARTE…”

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