In questo articolo si affronta il disturbo di panico e l’agorafobia; vedremo quando sono utili i farmaci e quando la psicoterapia.
L’attacco di panico è una manifestazione ansiosa che insorge in maniera improvvisa spesso senza causa apparente. Chi lo sperimenta riferisce marcato disagio paragonabile all’attacco cardiaco o alla sensazione di morte imminente. Il disagio provato è sproporzionato rispetto al contesto. Tra i sintomi manifestati dal paziente si possono citare: dolore al petto, palpitazioni, sudorazione, brividi, vampate di calore, vertigini, sensazione di svenire e/o di soffocare, paura di impazzire, di morire e/o di perdere il controllo, sensazione di distacco e irrealtà.
La durata dell’attacco di panico è generalmente breve (10 minuti al massimo) ma può essere seguito da cefalea e stanchezza profonda. Quando gli attacchi di panico sono ricorrenti e causano un’alterazione delle abitudini del paziente si può effettuare una diagnosi di disturbo di panico. A causa della maggior probabilità di insorgenza di un attacco di panico il paziente può evitare o richiedere la presenza di accompagnatori in luoghi troppo ristretti, affollati o troppo ampi come ascensori, metropolitane, centri commerciali e piazze ovvero può soffrire anche di agorafobia.
Secondo l’ultima edizione del manuale diagnostico statistico delle malattie mentali (DSM-5) l’agorafobia è una manifestazione di paura o ansia marcate relative a due (o più) delle seguenti situazioni: utilizzo dei trasporti pubblici (per esempio automobili, bus, treni, navi, aerei), trovarsi in spazi aperti (per esempio parcheggi, mercati, ponti), trovarsi in spazi chiusi (per esempio negozi, teatri, cinema), stare in fila oppure tra la folla, essere fuori casa da soli. In queste situazioni l’individuo teme che potrebbe essere difficile fuggire o avere soccorso nell’eventualità che si sviluppino sintomi simili al panico o altri sintomi invalidanti o imbarazzanti. A differenza della classificazione diagnostica della precedente edizione del manuale (DSM-IV) l’agorafobia può essere diagnosticata anche da sola e se la presentazione clinica del paziente soddisfa i criteri sia per il disturbo di panico sia per l’agorafobia dovrebbero essere poste entrambe le diagnosi (American Psychiatric Association, 2014).
Le interpretazioni catastrofiche che il paziente farebbe delle sensazioni corporee fisiologiche (come ad esempio la sudorazione legata all’eccessiva temperatura corporea) intensificherebbero tali sensazioni segnalando un senso di pericolo imminente. Dopo il primo attacco di panico il paziente generalmente si preoccupa di avere nuovi attacchi sviluppando una preoccupazione eccessiva. Le situazioni agorafobiche sopracitate vengono evitate proprio perché in grado di attivare queste sensazioni sgradevoli.
Video tratto dal film Iron Man 3, film del 2013, diretto da Shane Black durante il quale il protagonista manifesta un attacco di panico:
La terapia cognitivo-comportamentale rappresenterebbe una forma di psicoterapia efficace per il trattamento del disturbi di panico e dei comportamenti di evitamento agorafobico.
Si tratta di una forma di psicoterapia relativamente breve che può essere effettuata da sola o in associazione ad una terapia farmacologica destinata ai pazienti con un disturbo di durata o gravità tale da richiedere un intervento rapidamente efficace (Manfro et al., 2008)
Per curare il disturbo di panico vengono prescritte due categorie di farmaci: gli ansiolitici/ipnotici e gli antidepressivi. Generalmente la terapia farmacologica viene interrotta dopo un anno permettendo al paziente di recuperare il completo benessere già dopo pochi mesi. Gli obiettivi del percorso di psicoterapia sono concordati insieme al paziente per cui, una volta raggiunti, anche le sedute di psicoterapia possono essere sospese.
Riferimenti:
American Psychiatric Association. DSM-5, Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali. Raffaello Cortina Editore, 2014.
Manfro GG et al (2008). Cognitive-behavioral therapy in panic disorder. Rev Bras Psiquiatr. Suppl 2: s81-7.
Dott.ssa Tiziana Corteccioni
Medico chirurgo, Specialista in Psichiatria, Psicoterapeuta
Medico Psichiatra e Psicoterapeuta ad orientamento clinico cognitivo-comportamentale.
Da Ottobre 2010 collabora con il Centro Ricerche Musicali di Roma nel progetto “Musica Emozioni” rivolto a soggetti con difficoltà sul piano emotivo. E’ coautrice di pubblicazioni scientifiche.
Da Novembre 2013 collabora con l’Associazione di Clinica Cognitiva del Lazio.
Esercita attività come psichiatra e psicoterapeuta presso vari centri clinici a Roma ed a Perugia nei quali si occupa prevalentemente del trattamento farmacologico e psicoterapeutico di disturbi del sonno, depressione, disturbo bipolare, attacchi di panico, fobie, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi alimentari, disturbi di personalità, dipendenze e schizofrenia.