Gioco d’azzardo patologico (Ludopatia): diagnosi e trattamento
Per Ludopatia si intende l’incapacità di resistere all’impulso di giocare d’azzardo. Il disturbo, denominato anche Gioco d’azzardo patologico, è molto invalidante perché comporta generalmente gravi danni economici, disagio psicologico personale e sociale.
Il giocatore d’azzardo patologico ha un comportamento ripetitivo, favorito da eventi stressanti. Il gioco rappresenterebbe un metodo di fuga da problemi personali o un mezzo di conforto per risollevare l’umore. Il soggetto è generalmente eccessivamente assorbito dal gioco d’azzardo, rivive pregresse esperienze di gioco, pianificando la successiva impresa di gioco, escogitando svariate strategie per procurarsi il denaro da giocare. Nonostante numerosi tentativi di controllare l’impulso del gioco viene percepito dal soggetto un bisogno di giocare somme di denaro crescenti per raggiungere l’eccitazione desiderata. Riferita, inoltre, l’insorgenza di uno stato di irrequietezza ed irritabilità quando si tenta di ridurre o interrompere il gioco. Le perdite economiche ricorrenti spingono il soggetto a giocare di più per rifarsi spesso mentendo in famiglia e con gli altri per nascondere il grado di coinvolgimento nel gioco. La marcata vergogna determina la decisione del soggetto di non informare nessuno dei propri problemi fino al raggiungimento di una situazione finanziaria critica. Talvolta vengono riportati anche furti per ottenere denaro da giocare oppure perdite di relazioni importanti, di un lavoro, di un’opportunità di formazione o di carriera a causa dell’eccessivo coinvolgimento nel gioco. L’individuo può decidere di confidare negli altri affinchè gli forniscano il denaro per affrontare una situazione economica disperata, causata dalla Ludopatia.
Secondo i dati statistici americani il disturbo è prevalente negli uomini in età adolescenziale e nelle donne di età compresa tra i 20 ed i 40 anni. Negli ultimi anni anche in Italia il disturbo si sta diffondendo ampiamente in altre fasce d’età, al contempo si è registrata una capillare diffusione delle slot machines, dei videopoker e dei giochi online d’azzardo. In Italia il 54% della popolazione (circa 60 milioni di persone) ha giocato d’azzardo almeno una volta negli ultimi 12 mesi. La stima dei giocatori d’azzardo “problematici” (ovvero di coloro che giocano spesso, che investono ingenti somme di denaro ma non sviluppano una vera e propria dipendenza patologica) varia dall’1,3% al 3,8% della popolazione generale mentre la stima dei giocatori d’azzardo “patologici” varia dallo 0,5% al 2,2% (DPA, Ministero della Salute, 2012).
Video estratto dal film “Il Giocatore (Il piacere del rischio)”, anno 1998, con Matt Damon, diretto da John Dahl:
Per avere una diagnosi del disturbo si deve effettuare una valutazione specialistica. Esistono dei test specifici molto diffusi negli Stati Uniti, come ad esempio il Gamblers Anonymous 20 Questions, che possono aiutare lo psichiatra nella diagnosi. Il trattamento inizia nel momento in cui il soggetto riconosce di avere un problema. Il disturbo, infatti, viene spesso negato, non richiedendo alcun trattamento. A volte sono i familiari ad insistere convincendo il paziente ad iniziare un percorso terapeutico.
Tra le opzioni di trattamento non farmacologico utili sembrano essere i gruppi di autoaiuto (con una modalità di supporto al disturbo molto simile a quella degli Alcolisti Anonimi) e la psicoterapia cognitivo-comportamentale individuale (modificata eventualmente in terapia di coppia o familiare) (Gould & Sanders, 2008). I farmaci utilizzati sono gli stessi impiegati nel trattamento delle dipendenze o del disturbo ossessivo-compulsivo (antidepressivi, stabilizzatori del tono dell’umore, ansiolitici) . Esistono, infatti, due modelli psicopatologici del disturbo: il primo lo considera appartenente all’area delle dipendenze ed il secondo appartenente allo spettro ossessivo-compulsivo. In realtà alcuni sottotipi del disturbo presentano un prevalente discontrollo degli impulsi e dipendenza mentre altri prevalenti comportamenti ripetivi di gioco (Bianco et al., 2001).
La prognosi del disturbo, come di ogni dipendenza, può prevedere delle ricadute. La probabilità che queste si verifichino dipende dall’associazione con altre condizioni psicopatologiche come abuso/dipendenza da alcol o sostanze stupefacenti, ansia e depressione, Una strategia fondamentale di riduzione della prevalenza del disturbo rimane la prevenzione effettuata attraverso una riduzione della diffusione dei mezzi incentivanti la Ludopatia (Gould & Sanders, 2008).
Riferimenti:
Bianco et al (2001). Patological gambling: addiction or compulsion? Semin Clin Neuropsichiatry. 6 (3): 167-76.
DPA (2012), Ministero della Salute.
Gould CM, Sanders KM (2008). Impulse-control disorders. In: Stern TA, Rosenbaum JF, Fava M, Biederman J, Rauch SL, eds. Massachusetts General Hospital Comprehensive Clinical Psychiatry. 1st ed. Philadelphia, PA: Mosby Elsevier; chap 23.
Dott.ssa Tiziana Corteccioni
Medico chirurgo, Specialista in Psichiatria, Psicoterapeuta
Medico Psichiatra e Psicoterapeuta ad orientamento clinico cognitivo-comportamentale.
Da Ottobre 2010 collabora con il Centro Ricerche Musicali di Roma nel progetto “Musica Emozioni” rivolto a soggetti con difficoltà sul piano emotivo. E’ coautrice di pubblicazioni scientifiche.
Da Novembre 2013 collabora con l’Associazione di Clinica Cognitiva del Lazio.
Esercita attività come psichiatra e psicoterapeuta presso vari centri clinici a Roma ed a Perugia nei quali si occupa prevalentemente del trattamento farmacologico e psicoterapeutico di disturbi del sonno, depressione, disturbo bipolare, attacchi di panico, fobie, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi alimentari, disturbi di personalità, dipendenze e schizofrenia.
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