Esce il 6 ottobre 2018, Klondike, il disco solista di Marco Degli Esposti, in arte La Notte delle Streghe. Pubblicizzato come “Un disco minimale ed intenso per raccontare il nostro tempo, il precariato e la fuga dal posto fisso“.
[CS] Il disco, come il precedente EP Storie di Via Togliatti, pone al centro del suo discorso la canzone con le sue parole: proprio per questo la musica risulta scarna. Quello de La Notte delle Streghe è un cantautorato minimale di grande impatto, la cui forza risiede nei testi, scritti da Marco intorno a temi personali e importanti.
In ogni parola si legge la voglia di scavare a fondo nel nostro tempo e nei sentimenti che lo animano. La ricerca dell’oro di Klondike è proprio una metafora per raccontare la fuga dal posto fisso, la ricerca di qualcosa che non si conosce per cui vale sempre la pena mollare tutto e ricominciare ogni volta da zero. Il precariato, la voglia di ignoto, ma anche di tornare a casa sono temi portanti di un album dai toni esistenziali.
Si parla dell’amore per la propria terra e la costrizione a lasciarla, dei raffronti generazionali tra figli e genitori, l’immensità dell’universo, nel suo vuoto cosmico, l’annullamento del pensiero, toccando anche la paura di invecchiare e della solitudine.
Già membro del progetto Cranchi, The Great Northern x e Art of Wind, Marco Degli Esposti, con le otto tracce di Klondike vuole raccontare il nostro tempo, fatto di felicità e sconfitte nel mondo del precariato; la voglia di ricominciare è quella che nel 2017 ha spinto Marco a lasciare il suo posto di lavoro dopo sei anni: questa la spinta motrice di un album che parla del tornare a casa e delle speranze e conseguenze che i periodi di transizione della vita portano con sé.Il disco prodotto e registrato da Stefano Bortoli presso la Falegnameria Studio di Pegognaga (MN), vede la partecipazione anche di Elena Pagliani (basso), Diego Mantovani (batteria) e Antonette Goroch (Voce).
RECENSIONE
Mi è arrivato il disco di Marco Degli Esposti (Alias “La notte delle streghe”) per una recensione. Mi è arrivato con un “press-kit” con foto ed una breve presentazione per la stampa. Ero incerto se leggere la presentazione prima o dopo l’ascolto. L’ho letta prima. L’avessi mai fatto. Nelle intenzioni, si legge, sarebbero proprio i testi al centro del disco ed i temi dell’emigrazione, del viaggio, della fuga, della precarietà e della fuga dal posto fisso e della ricerca di avventura… come se emigrare per sopravvivere equivalesse a mollare una vita definita e “sicura” per cercare avventura. Non va bene, la lettura della presentazione mi ha vagamente indisposto, meglio passare all’ascolto e resettare ogni preconcetto. Ascolterò i testi con un orecchio, con l’altro attento alla produzione curata da Stefano Bortoli, chitarrista. (Francesco D’Amico)
Cominciamo proprio dalla produzione. Non si tratta di una “super-produzione” ma è comunque buona. Traspare in maniera evidente l’intenzione ed il riferimento al rock indie ed ai suoi clichet, ai suoi suoni, alle sue atmosfere. Ci siamo, anche se non perfettamente a fuoco nel mix, i suoni son buoni, anche se non eccezionali..Questo suona quasi come un disco vero, come un disco folk-indie-rock. Solo che … non si capiscono le parole. La voce nel mix è bassina, forse. Giusta per lo stile, lontano dal neomelodico che pretende la voce stagliata ben al di sopra del piano strumentale, è “dentro” al mix ma lui sospira, non canta, i raddoppi della voce, gli effetti, il mix, i sospiri, tutti questi elementi concorrono a porre la voce e soprattutto il testo in secondo piano rispetto alle atmosfere generali dei brani.
Le atmosfere sono ben “dipinte” con suoni acidi e caldi al contempo, tempi mediamente lenti o andanti, nessuna punta enrgica o deviazione in territorio punk né tantomeno disco-pop. Il disco è tutto suonato, niente sequenze, computer, niente elettronica. Le chitarre tutte belle, acustiche ed elettriche, ben pensate, ben intrecciate, ben suonate e ben effettate; batterie forse un po’ troppo presenti ed asciutte ma buone. Il basso, un po’ anonimo, c’è ma non si sente, quindi va bene, essenziale e minimale, sostiene bene senza venire mai in primo piano. L’aria che tira è abbastanza cupa, invernale, nostalgica. Nessuno dei brani propone temi melodici vagamente ammiccanti o orecchiabili. Non c’è un ritornello che rimanga in testa, un riff, uno slogan, una frase melodica o verbale, nulla. Non è assolutamente detto che sia un difetto, il disco scorre bene. Quando finisce però non ti lascia sereno, resta un magone, un nodo in gola fatto di nostalgia e una specie di dolce e vaga disperazione.
Il punto dolente del disco rimane la voce. Intendiamoci, non è affatto male se la intendiamo come “strumento”, come colore, come elemento timbrico che concorre efficacemente nel creare le atmosfere gerali del disco. Acida, sofferente, sospirata, leggermente stonata, spesso raddoppiata, diventa efficace nel rendere le atmosfere cupe sopra descritte. Non si capiscono però le parole.
Proprio per il peso che nella presentazione è data ai testi ho provato ad ascoltare (ri-ascoltare) il disco “puntando” il testo. Imponendomi di non farmi distrarre dalle chitarre, dalle atmosfere, volevo solo seguire le parole ma non ci si riesce. Probabilmente con i testi allegati da poter leggere sarebbe stato tutti più semplice e non avrei commentato così.
I continui sospiri, il continuo e mai accantonato timbro “sotto-voce” diventa snervante se si cerca di seguire il testo. In quel che sento i testi scorrono anche bene. Poeticamente non ci sono buchi o tracolli improvvisi, ma nemmeno punte di poesia, nemmeno quel “pugno nello stomaco” che ti aspetteresti di ricevere da dischi con quest’atmosfera. Tutto sembra comunque scorrere lieve e coerente. Si riesce a seguire singole frasi, alcune immagini, qualche strofa per intero. Difficile cogliere il senso di una intera canzone, difficilissimo ascoltarne la storia raccontata. Forse una piccola correzione nel mix o forse una voce meno esasperatamente sospirata avrebbero risolto il tutto. Le atmosfere ci sono, la scrittura sembra buona, i suoni quasi. Diciamo però che se non ho la possibilità di cogliere il testo nella sua interezza e non mi rimane nemmeno un ritornello in testa da canticchiare, alla fine, del disco, rimane poco. Solo quel magone. Peccato.
TRACKLIST “KLONDIKE”
1 – Damasco
2 – Campagna di Russia
3 – Astronauta
4 – Klondike
5 – Silenzio delle Balene
6 – WAR Notturno
7 – Rionero
8 – Canzone d’addio
Biografia Marco Degli Esposti
La Notte delle streghe è il progetto solista di Marco Degli Esposti.
Nel 2015 con l’uscita del primo EP “Storie di via Togliatti” inizia a portare in giro per l’Italia un pugno di canzoni che parlano di diritti umani e di prostituzione, di libertà e d’amore, di guerra e di pace, ambientate e raccontate fra le strade della periferia ovest di Bologna.
La scrittura viene messa al centro della canzone, la musica è scarna, minimale. Le influenze principali sono i grandi dei 90, dai God Machine agli Slint, dai Giant Sand ai Red House Painters.
Alla produzione del disco ha collaborato Stefano Bortoli, in fase di registrazione e arrangiamento prima, in fase live poi, suonando chitarre elettriche e sintetizzatori.
Anche se la maggior parte dei live sono solo voce e chitarra acustica 12 corde in più occasioni sì è suonato in formazione a 4 elementi con chitarre elettriche, basso e batteria.
Nell’autunno del 2017 iniziano le registrazioni di “Klondike”, il nuovo lavoro che vedrà la luce nell’autunno di quest’anno, a ottobre 2018. Il disco è prodotto e registrato sempre da Stefano Bortoli presso la Falegnameria Studio di Pegognaga (MN) anche se alcune tracce sono state registrate da Marco fra California e Oregon nel novembre 2017.
Nel disco hanno suonato oltre a Marco e Stefano, anche Elena Pagliani (basso) Diego Mantovani (batteria) e Antonette Goroch (Voce).
La corsa all’oro del Klondike è una metafora per raccontare il nostro tempo, fatto di felicità e sconfitte nel mondo del precariato, è la fuga dal posto fisso, è la ricerca di qualcosa che non si conosce, per cui vale sempre la pena mollare tutto e ricominciare ogni volta da zero.
Sebbene Marco continuerà a suonare per tutta l’estate in versione solo, con chitarra e voce, il disco verrà portato in giro dopo l’uscita in formazione elettrica con l’intera band.
Marco Degli Esposti nasce a Ferrara nell’agosto del 1985. Da 15 anni suona registra con molte formazioni, dal 2006 è membro stabile del progetto Cranchi (di cui è anche produttore di 3 dischi) e fra il 2007 e il 2015 ha pubblicato 5 album con the Great Northern x e Art of Wind.
Nel 2017 Marco si è licenziato dal posto fisso per dedicarsi alla sua musica.
Francesco D’Amico è nato a Catania nel 1972, ultimo di cinque figli. A Roma dal ’78, a dieci anni cantava nel coro polifonico della chiesa di S. Giuliano brani tratti dal repertorio rinascimentale (sacro e profano); suona la chitarra dal 1983.
Attività:
– Suona la chitarra elettrica (pop, rock, blues, funky, jazz) e acustica (classica, folk, latin); sa anche cantare, comporre ed arrangiare pop songs.
Studi:
– Per la chitarra classica si è diplomato (decimo anno) con 8.50 al conservatorio di Terni dopo aver studiato con il M° C. Carfagna e con il M° M. Delle Cese.
– Ha studiato chitarra ed armonia anche in strutture quali: Saint Louis, UM, Mazzini 119, Accademia Romana di Musica, con diversi insegnanti fra i quali: U. Fiorentino, F. Mariani, B. Tommaso, A. D’Antò, A. Avena, M. Lazzaro, L. Piccinini.
– Ha partecipato ai seguenti seminari: Berklee in Umbria con Jim Kelly; Steve Vai; Jennifer Batten; metodologia didattica Orff-schulwerk (riconosciuto dal ministero della pubblica istruzione).
Nomi:
– Suona stabilmente con “Francesco D’Amico band”, “Misticanze Metafisiche” di Fausto Casara, il duo acustico “Viola” (con Roberta Frighi)
– Ha suonato stabilmente con gli “Emporium”, con i “Rosewood”, con gli “Attenti a quei 2” con la “Black fox band” con la “HP band”, con gli “EXIT”, con i “Promenade”, con gli “Zona D’Ombra”
– Ha suonato occasionalmente con: Eddie Vedder (Pearl Jam), Alex Britti, Max Gazzè, Diego Caravano (Neri per caso), Max De Angelis, “Cornetti Caldi”, “Prophilax”, “Mad Dogs”, Saturnino (Jovanotti), Davide Riondino, “Platinette”, “la Banda” del the Place e tanti altri…
Dischi:
– Francesco D’Amico band: “Cassiopea”
– Francesco D’Amico: “Chitarra classica”
– Francesco D’Amico: “Una Difficile”
– Zona d’Ombra : “Energia”
– Misticanze Metafisiche di Fausto Casara: “Misticanze Metafisiche”
compilation:
– “Inventario ’95” (Univ. della Musica): Zona D’Ombra “Energia”
– “Beatelsmania”: Emporium con il brano “Norwegian Wood” arrangiato da F.D.
come ospite:
– Prophilax: “Under cool”
turnista:
– Gigi Sabani “Fritto misto” (nel brano “Gente come noi”)
demo:
– Oltre ai demo dei suoi gruppi F.D. ha registrato come turnista in un gran numero di piccole produzioni.
Colonne sonore:
– Ha suonato alla chitarra le musiche di Gianluca Misiti per la colonna sonora del film documentario “Giving voice” per la regia di Alessandro Fabrizi
Teatro:
– Ha suonato dal vivo le musiche di G.Misiti nello spettacolo “Metamorfosi di Ovidio – sette racconti per attori e chitarra” con la regia di Alessandro Fabrizi (con Maya Sansa, Manuela Mandracchia, Valentino Villa, Kristine Linklater, Christian Crahay, Ken Cheesman ed altri) per il Teatro Nacional D.Maria II (Lisbona) spettacolo rappresentato anche a Stromboli (Me) ed a S. Felice Circeo (Lt).
– Ha suonato dal vivo le musiche di G. Misiti nello spettacolo “Decameron-tre novelle per il teatro- Boccaccio” (regia di A. Fabrizi; con “The Company”) al teatro di Tor bella Monaca (dir. artistico Michele Placido), al “festival del teatro medievale e rinascimentale” di Anagni, oltre che in teatri e piazze di mezza Italia.
Radio/Tv:
– Brani o interi live-set talvolta con interviste sono stati trasmessi da: Rai International, Stream, Cinquestelle, Super Six, GBR, Radio Uno Rai, Radio Roma, Radio Serena Stereo, Dimensione Rock, TRS.
Stampa:
– Pubblicità e/o recensioni sono apparse su: Musica (di Repubblica), Musica a Roma, ViviRoma; TrovaRoma, Chitarre, Fare Musica, Mercatino Musicale …
Locali e live:
– Più di 1400 spettacoli principalmente a Roma e dintorni in locali quali: Palacisalfa, Palladium, Piper, Gilda (con gli Emporium per due anni “Resident Band”), The Place, Big Mama, Circolo degli Artisti, Akab, Jive, Horus, Forum (Romaestate), Classico, Castello, Stazione Birra, Centrale, Micca club, Fonclea, e tanti altri … Ma anche Parigi, Milano, Genova, Cagliari, Forte dei Marmi, isola d’ Elba, Perugia, Pescara, L’Aquila, Napoli, Bari, Taranto, Lecce, Foggia, Catanzaro, Catania, Vibo Valenzia, e tutto il Lazio.
Didattica:
– Esercita privatamente l’attività didattica dal 1988. Collabora come insegnante con l’associazione culturale Musica Nova dal 2002.
In Giurìa:
– Membro della commissione esperti musica per l’assegnazione del “premio IMAIE” 2006 e 2007 (Istituto per la tutela dei diritti degli artisti interpreti esecutori).
Dimostratore:
– Con gli Emporium è stato dimostratore per la BOSE dei nuovi sistemi P.A.S. (personal amplification system), oltre ad altri prodotti della stessa casa.