In corrispondenza del solstizio d’estate e della notte più breve dell’anno il 23 giugno è la Notte di San Giovanni o anche chiamata “Notte delle streghe”. Una notte di rigenerazione e propiziatoria.
I proverbi popolari raccontano che in questa notte “tutto può accadere e a tutto si può rimediare”. Una ricorrenza dalle origini medievali che accompagna alla ricorrenza della nascita del santo alcuni riti e superstizioni popolari e pagane per propiziare la salute, il benessere, i fidanzamenti e il malocchio.
E anche a Roma è una delle feste più antiche ricordata come La Festa delle streghe.
La festa della luce, della gioia e della riconciliazione. Una tradizione pagana, poi ripresa dalla Chiesa, che si è snodata lungo tutto il novecento, per poi andare persa gli ultimi tempi.
Oggi riproposta con appuntamenti sparsi nella città, come il I° Nuovo Festival della Canzone Romana per la Festa delle Streghe di San Giovanni “Quanno er giorno de San Giuvanni sorge er sole, s’arza ballando.” Dal 1782 al 2016, ci riprendiamo la tradizione con musica, lumache e campanacci! Organizzato per il 23 e 24 giugno allo SCUP, l’evento vuole essere un momento di rigenerazione degli spazi di via della Stazione Tuscolana 84, e viene dedicato alla tradizione della Festa delle Streghe di San Giovanni.
Una festa scomparsa, eppure ricordata e attesa da tanti, e che vogliamo far rivivere in questa due giorni. Saremo quindi un’osteria e un teatro di musica, canzoni, letture, stornelli, fino a trasformarci in milonga..
In programma POETI IN OTTAVA RIMA (Donato de Acutis e Giampiero Giamogante) con la tradizione dei poeti improvvisatori che, seguendo il metro dell’ottava rima, elaborano sfide e tenzoni pubblici sviluppando temi e argomenti scelti sul momento. Tutta l’antica e la nuova tradizione dell’improvvisazione poetica.
STEFANIA PLACIDI “LA DUCHESSA” con Roberto Mazzoli per i grandi classici della canzone romana! Un racconto di Roma nell’eco di un canto di un’altra età, che suona oggi come ieri. Stefania Placidi, chitarra e voce, accompagnata da Roberto Mazzoli, in un grande spettacolo cantato e sonato “de core”.
ADRIANO BONO One Man Band: In Omaggio a G. G. Belli! L’opera di Giuseppe Gioacchino Belli torna a brillare illuminata da una nuova luce e un nuovo sound: le canzoni sono tratte dai dissacranti sonetti romaneschi del poeta ottocentesco autore di un canzoniere di duemiladuecento sonetti, opera universalmente considerata una pietra miliare della letteratura romantica europea e un “monumento alla plebe” della roma papalina del XIX secolo.
Un modo per riportare in vita la tradizionale festa che a ridosso del solstizio d’Estate, per secoli, riempivano le strade di San Giovanni in Laterano con romani provenienti da tutti i quartieri, per vivere una notte, di fuochi, musica e vino; colorata dal folklore popolare con scope, campanacci, aglio, sale e fischietti per tenere lontane le streghe.
“Llí cco le streghe straformate in mostri
bballa er fannango, e jje fanno l’orchestra
li diavoli vestiti da Cajjostri.”
Accompagnati da stornelli e brani della canzone romana, con la scorpacciata di lumache, che con le loro corna si portano via per l’anno che viene discordie e preoccupazioni, malumori e litigi.
“La viggija de San Giuvanni, si usa la notte d’annà, come sapete, a San Giuvanni Latterano apregà er Santo e a magnà le lumache in de l’osterie e in de le baracche che se fanno appostatamente pe’ quela notte. (…)”
Le leggende popolari, di rituali e pozioni sono tante e diverse, gli elementi comuni sono fuoco, acqua e erbe officinali… ma rispolveriamo alcune per un viaggio nel passato.
USANZE
Tra le usanze popolari più note della Notte di San Giovanni ricordiamo:
Accendere, nella notte, dei falò purificatori e rigeneranti in onore del sole. Con questi fuochi il contadino sulle colline cercava di propiziarsi la benevolenza dell’astro sui suoi campi e, al tempo stesso, bruciando nel fuoco le cose vecchie il fumo teneva lontani spiriti maligni e streghe.
Prendere una chiara d’uovo, metterla in una bottiglia d’acqua e lasciarla tutta la notte sul davanzale: al mattino seguente la forma assunta permetteva di pronosticare il futuro. Se nella massa che si formava si scorgeva una torre, era segno che si doveva cambiare casa, se c’erano dei fiori, entro l’anno sarebbe fiorito qualche avvenimento positivo, le croci erano simbolo di morte, le spighe di buone novità e due torri certezza assoluta di matrimonio.
Le ragazze, poi, cercavano anche di indovinare attraverso la forma approssimativa del disegno la professione del futuro sposo: se l’albume ricordava una pecora, lo sposo sarebbe stato un pastore, se ricordava un’incudine, un fabbro, una penna o un libro indicavano una persona istruita, una barca un marinaio, una zappa un contadino…
Si riteneva inoltre che questo periodo fosse anche propizio per i fidanzamenti: di buon augurio erano considerate le infiorate che i giovani facevano sui davanzali ed alle porte della casa dell’amata con rami, fiori e frutti: i giovani usavano spesso lasciare un rametto di biancospino sulla finestra dell’amata.
La raccolta di 24 spighe durante la notte di San Giovanni, da conservarsi poi per tutto l’anno, rappresentava un importante portafortuna.
La raccolta delle erbe di San Giovanni: si diceva che raccogliere alcuni tipi di erbe in questa notte e bagnate dalla rugiada avessero funzioni farmacologiche. In un proverbio romagnolo si dice “la guaza ‘d San Zvàn la guarès ogni malàn” (la rugiada di San Giovanni guarisce tutti i mali). Ma anche chiunque si bagnasse con la rugiada durante questa magica notte si dotava di una barriera in grado di difendere da ogni tipo di corruzione.
Si preparavano talismani con l’utilizzo di alcune erbe come:
− l’iperico dai fiori gialli, da tener sul corpo tutta la notte per proteggere dalle sventure, e garantire sonni sereni, o fuori dalle porte per proteggere le famiglie;
− l’artemisia contro il malocchio;
− la ruta per le proprietà curative, e come scaccia diavoli, data la sua forma a croce;
− la menta bagnata dalla rugiada a garanzia della lunga vita;
− la salvia a proteggere dalle creature malvagie;
− la verbena simbolo di pace e prosperità; cara alle streghe, era in grado di guarire dalle malattie;
− il ribes i cui frutti rossi sono chiamati anche bacche di San Giovanni;
− la vinca, utilizzata anch’essa per la preparazione di talismani vegetali;
− la mandragora, una delle piante più pericolose, con la doppia facoltà di sedare ed eccitare data la sua essenza ambivalente, maschio e femmina; molto cara alle streghe, la usavano per preparare narcotici e filtri d’amore;
− il rosmarino che, appeso con iperico e ruta alle porte delle case, teneva lontani diavoli e streghe;
− l’aglio, potentissimo talismano, se raccolto prima del sorgere del sole era particolarmente forte contro la stregoneria;
− l’artemisia, preservava dai fulmini ed era amuleto protettivo contro il malocchio;
− la lavanda, riposta a mazzetti nei cassetti e negli armadi, proteggeva la biancheria e per estensione anche tutta la famiglia;
− la felce, donava capacità divinatorie, forze soprannaturali e sapienza (secondo le credenze il suo fiore si schiude solo la Notte di San Giovanni, resta visibile per un attimo e può essere raccolto solo dopo aver lottato con il diavolo);
− l’erba carlina, che serviva ad impedire il passo malefico della strega; se inchiodata alla porta di casa infatti, costringeva la strega a contarne con esattezza tutti i capolini.
Con queste piante era possibile fare l’acqua di San Giovanni era sufficiente raccoglierle nella notte fra il 23 e il 24 giugno, metterle in un bacile colmo d’acqua lasciato sull’uscio per tutta la notte aveva il potere di aumentare la bellezza, preservare dalle malattie ma nello stesso tempo difendere dal malocchio, l’invidia e le fatture, soprattutto quelle pronunciate contro i bambini.
Il nocino di San Giovanni
“… unguento unguento
mandame alla noce de Benevento
supra acqua et supra vento
et supra omne maltempo “.
Preparare il nocino, liquore delle streghe, nella notte di San Giovanni. Il noce è il grande ed antico albero di Benevento attorno al quale si riuniscono a convegno le streghe. Le noci vanno colte verdi perché possono essere trapassate da uno spillone da parte a parte e devono rimanere in infusione nell’alcool fino alla notte di San Lorenzo (10 agosto), poi vanno filtrate, zuccherate, e aromatizzate con droghe e spezie, come la cannella e i chiodi di garofano.
Rimedi per difendersi dalle streghe
Per tenere le streghe il più lontano possibile infilare sotto gli abiti qualche erba di San Giovanni, dall’iperico alla lavanda, all’artemisia, allo spicchio d’aglio da raccogliersi prima dell’alba.
Per fare sonni tranquilli lontano dalle streghe, è sufficiente mettere davanti alle porte delle case delle scope di saggina: in questo modo si costringe la strega a contare tutti i fili di saggina, facendola fuggire, sorpresa dalla luce del giorno, prima che riesca a terminare la conta.
Per i più temerari mettersi ai crocicchi delle strade con una forca di fico sotto il mento e un catino d’acqua sotto i piedi per vedere le streghe passare a mezzanotte schiamazzando e urlando.
Buona notte delle streghe a tutti.
[codepeople-post-map]
Parole, lingua e linguaggio, arte e le nuove tecnologie sono quel filo rosso con il quale mi diverto a tessere le mie giornate. Innovazione e sviluppo di nuovi orizzonti gli spunti che mi fa piacere incontrare. Giornalista, editor, copy writer e content media. Dopo la laurea in Filosofia del Linguaggio e della Mente a Napoli, mi trasferisco a Roma dove mi specializzo in comunicazione per il web e i nuovi media e per diversi anni sono caporedattore del mensile “Next Exit, creatività e lavoro” approfondendo temi di economia della cultura. Ho curato la pubblicazione di diversi progetti editoriali, tra cui Young Blood, annuario dei giovani artisti italiani, e RomaCreativa, per fare una mappatura dei creativi italiani nel mondo e nella capitale.