Oggi in pieno centro storico di Roma, riapre la bellissima Galleria Paolo Antonacci a Via Alibert, 16 – tra via Margutta e via del Babuino- Questa galleria è parte della storia radicata di Roma, nata nel lontano 1916 dal nonno del gallerista e si trova tutt’oggi dietro l’angolo della Moda Romana.

La galleria, oltre le bellissime collezioni presenti di acquerelli della Scuola di Posillipo, si apre con una installazione dell’artista Baldo Diodato. Incuriosiscono le Lastre di metallo a terra, un calco di strada di via Margutta, strada storica emblematica per l’arte. E’ come calpestare dei veri Sampietrini, un fuori /dentro in un esaltante sovrapposizioni della strada, storia del passato, del presente, con un occhio al futuro che ci racconta…

Intervista breve a Paolo Antonacci, gallerista e proprietario.

  1. Parliamo prima della sua storia personale, come nasce tutto questo amore per l’arte?

L’ho respirato in famiglia. Mi sono formato accanto a mio padre Giuseppe nella galleria fondata da mio nonno Emanuele ai primi del ‘900. Nella mia vita l’arte è stata e continua a essere una presenza costante.

  1. Riaprire la galleria a Roma, città ricca di storia, ci vuole più arte nella nostra vita?

L’arte e, in generale, la cultura nelle sue mille sfaccettature sono preziose fonti di arricchimento per la nostra vita. Vivere a contatto con l’arte affina il gusto e rende a tal punto migliori che risponderei di sì alla sua domanda anche se non facessi il mercante d’arte.

  1. Come si rappresenta oggi l’arte per rapporto al passato? Antico o Moderno?

Professionalmente mi sono sempre occupato di arte antica, un campo d’intervento molto vasto che negli anni ho circoscritto alla pittura prodotta tra metà Settecento e primi decenni del Novecento, prestando particolare attenzione al fenomeno del Vedutismo. Di quel periodo trattiamo anche la scultura, marmi soprattutto, e abbiamo intrapreso un interessante percorso di ricerca sulla fotografia del XIX secolo. Tuttavia, al di là delle scelte e dei gusti personali, l’arte è arte e sono perfettamente consapevole che quella che oggi chiamiamo arte antica un tempo fu arte moderna, tanto più valida quanto più si dimostrava in grado di raccontare il mondo e il momento storico di cui era espressione. Collezionare arte antica è un piacere raffinato, ma per lasciare una traccia di sé l’uomo si è sempre affidato agli artisti contemporanei. Così hanno fatto i grandi committenti del passato e così si deve continuare a fare. Noi, ad esempio, abbiamo deciso di affidare a un artista contemporaneo, Baldo Diodato, il compito di raccontare il nostro arrivo qui in via Alibert, proprio nel cuore dell’antico art district della capitale. Diodato ha interpretato la nostra richiesta realizzando Via Margutta entra in galleria, un’installazione composta da otto lastre di rame di un metro per un metro disposte sul pavimento partendo dall’ingresso, in modo da simulare una sorta di irruzione all’interno della galleria della celebre strada degli artisti con tutto il suo carico di storia

  1. L’opera di Diodato rispecchia molto la società di oggi,è molto attuale, come la influenza?

Diodato è un artista dalle antenne molto sensibili, interessato a indagare e rivelare l’essenza di un contesto sociale più che a influenzarlo. Di lui Achille Bonito Oliva ha scritto che è capace di riportare il passato nel presente e ribaltarlo verso il futuro. Da quando è rientrato in Italia, i suoi tipici frottage su tela fatti produrre da inconsapevoli pedoni di New York, la città in cui è vissuto dal 1966 al 1991, si sono trasformati in calchi della storia. Un’evoluzione inevitabilmente indotta dal cambio di ambiente. A New York, l’obiettivo di registrare l’incessante flusso di umanità che è il segno distintivo di una metropoli era stato raggiunto stendendo nei luoghi del passaggio pedonale grandi teli coperti di pigmenti colorati, in modo che la gente, calpestandoli, lasciasse traccia dei propri passi. A Roma, il supporto tessile è stato sostituito da lastre di metallo duttile e resistente, alluminio o rame, fatte aderire alle pavimentazioni del centro e poi maltrattate, percosse, esposte al transito in modo da produrre sensibili pellicole scultoree capaci di captare il secolare calpestio delle antiche strade. Ho scelto Baldo perché, partendo da posizioni d’avanguardia, produce un lavoro sulla storia.

  1. Come nasce il progetto creativo degli artisti e cosa volete trasmettere?

Lavoriamo sulla continuità, per mantenere saldo il legame con quei valori di bellezza e armonia che sono peculiarità della tradizione artistica italiana.

  1. Che cosa determina il valore di un’opera d’arte?

I fattori che determinano il valore di un’opera d’arte sono molteplici e complessi. La richiesta del collezionista di arte antica tende a premiare, ancor prima del periodo storico e persino dell’artista, qualità e stato di conservazione. Sul mercato degli old masters è successo che abbiano fatto grandi cifre dipinti di qualità elevatissima ma ascrivibili ad autori minori o addirittura anonimi. Più ci si sposta verso l’età moderna e più la figura dell’autore influenza il prezzo dell’opera.

  1. Nella Galleria, come influenza lo spazio espositivo e come lo rappresenta?

Parlare di semplice influenza è riduttivo, visto che la galleria è l’emanazione della personalità e del gusto del suo proprietario. Essa è il contenitore progettato per esporre le opere alla cui ricerca è spesa larga parte dell’energia del gallerista e tutto in quello spazio deve concorrere alla valorizzazione dei pezzi: dalla luce, al posizionamento sulle pareti ai tanti impercettibili dettagli che concorrono a rendere il luogo bello, elegante e confortevole.

  1. Parliamo della splendida mostra e delle opere che ospitate. Che genere di impressioni desiderate dare al pubblico?

In questi giorni, oltre all’installazione di Baldo Diodato, esponiamo una interessante raccolta di acquerelli della Scuola di Posillipo, pezzi poco visti e di qualità mediamente molto alta. Il nostro cliente deve essere messo nella condizione di percepire che dietro alle opere presenti in galleria c’è un accurato lavoro di ricerca, una selezione severa condotta con competenza e professionalità.

  1. Il bello provoca emozioni capaci di agire sulla mente, come diceva Picasso “l’arte scuote dall’anima la polvere accumulata dalla vita di tutti i giorni”, Cosa ne pensa?

Penso che Picasso abbia perfettamente ragione.

  1. Con l’Arte Contemporanea, invece, cosa accade oggi?

Beh, al di là del rifiuto dell’equazione arte uguale bellezza, che è tipica della riflessione condotta in epoca moderna sull’identità dell’arte, direi che il pensiero di Picasso mantiene inalterata la sua validità.

  1. Un suggerimento per i ragazzi di oggi, come farli avvicinare alla cultura e alle gallerie?

Far avvicinare i ragazzi all’arte e alla cultura è compito precipuo della famiglia e della scuola. Noi operatori del mercato dell’arte cerchiamo di fare la nostra parte favorendo la nascita di un collezionismo giovane. Nell’ambito della raccolta di acquarelli della Scuola di Posillipo esposta in questi giorni in galleria ci sono ad esempio anche fogli di qualità decisamente alta ma dai prezzi assolutamente accessibili, ideali per cominciare una collezione.

  1. La conoscenza dell’arte antica è imprescindibile per penetrare nell’arte moderna, al di là della capacità di dare un valore economico all’opera?

L’arte contemporanea è il frutto di un millenario percorso, conoscere quel percorso apre ovviamente straordinari spiragli alla sua comprensione.

  1. Progetti futuri della Galleria?

Per il momento pensiamo solo a preparare la nostra partecipazione al TEFAF di Maastricht, che inizierà il 10 di marzo. È uno degli appuntamenti più impegnativi della stagione e ci teniamo ad arrivare preparati.

  1. Tutto passa e diventa polvere, alla fine l’unica cosa che resta è ciò che è poetico?

Beh, che l’arte contenga in se stessa il codice per sopravvivere all’inesorabile passaggio del tempo non ci sono dubbi, noi però dobbiamo offrire il nostro contributo perché il transito dell’arte attraverso le travagliate vicende della storia avvenga nel modo più protetto possibile.

Via del Babuino è stata lo scenario di quarant’anni di lavoro svolto con vera passione: prima al civico 146, nella galleria fondata nel 1916 da mio nonno Emanuele, poi al 141a, e la decisione di lasciarla non è stata presa a cuor leggero.” – spiega Paolo Antonacci, uno dei venti mercanti d’arte italiani ammessi al TEFAF di Maastricht, la più importante rassegna antiquariale del mondo – “Oggi però quella che un tempo fu la sede delle migliori gallerie d’arte della capitale è diventata la strada della moda, ne ho preso atto e ho voltato pagina.”

Il punto di convergenza tra Antonacci e Diodato non sfugge a chi conosce la ricerca dell’artista, uno che da posizioni d’avanguardia è capace di riportare il passato nel presente e ribaltarlo verso il futuro dice Achille Bonito Oliva. Da quando è rientrato in Italia, i suoi tipici frottage su tela fatti produrre da inconsapevoli pedoni di New York, la città in cui l’artista è vissuto dal 1966 al 1991, si sono trasformati in calchi della storia. Un’evoluzione inevitabilmente indotta dal cambio di ambiente. A New York, l’obiettivo di registrare l’incessante flusso di umanità che è il segno distintivo di una metropoli era stato raggiunto stendendo nei luoghi del passaggio pedonale grandi teli coperti di pigmenti colorati, in modo che la gente, calpestandoli, lasciasse traccia dei propri passi. A Roma, il supporto tessile è stato sostituito da lastre di metallo duttile e resistente, alluminio o rame, fatte aderire alle pavimentazioni del centro e poi maltrattate, percosse, esposte al transito dell’uomo e dei veicoli di cui si serve in modo da produrre sensibili pellicole scultoree capaci di captare il secolare calpestio delle antiche strade.

Anche l’opera realizzata per Paolo Antonacci è un calco di strada, di via Margutta, per la precisione. Essa si compone di otto lastre di rame di un metro per un metro che saranno disposte sul pavimento partendo dall’ingresso, in modo da simulare una sorta di irruzione all’interno della galleria della celebre strada degli artisti con tutto il suo carico di storia.

Attorno all’installazione d’avanguardia che cerca di raccogliere nel presente il flusso di un potente passato sarà disposta una collezione di acquarelli firmati dai più importanti esponenti della Scuola di Posillipo.

Una collezione di acquerelli della Scuola di Posillipo

La raccolta, costituita da un collezionista romano, è focalizzata sul gruppo di paesaggisti che, nella Napoli della prima metà dell’Ottocento, si riuniva attorno alla figura dell’olandese Anton Smink van Pitloo accogliendo gli umori romantici e lirici della sua pittura catturata, per la prima volta, en plein air. Una pittura assai ricercata dai forestieri in visita a Posillipo, il quartiere più turistico della città, che valse al movimento quella denominazione di Scuola di Posillipo data inizialmente per scherno dai pittori accademici.

Tra le opere in mostra spiccano i nomi dei principali seguaci di Pitloo: Achille Vianelli, Salvatore Fergola, Vincenzo Migliaro e, soprattutto, Giacinto Gigante, uno dei vertici della pittura napoletana del XIX secolo.Galleria Paolo Antonacci

Via Alibert 16a – 00187 Roma

Esposizione dell’opera di Baldo Diodato:

9 febbraio –28 marzo 2017

lun-ven 10,00 – 14,00 / 15,00 – 19,00

sab 10,00 – 13,00

Info:

Tel:
+39 06 32651679
 
+39 345 0825223

info@paoloantonacci.com

www.paoloantonacci.com

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Di Sveva Manfredi Zavaglia

E’ curatrice indipendente, art Advisor e consulente di marketing management culturale internazionale. Da oltre 20 anni e progettista culturale di eventi legati all'arte contemporanea con una particolare attenzione a spazi inconsueti, e alle interazioni con altre arti. Come project manager ha un'approfondita conoscenza dei diversi processi implicati nella pianificazione, coordinamento ed attività per grandi eventi dall’organizzazione, curatela, ricerca, alla redazione testi e cataloghi. Ha creato e curato oltre 50 rassegne, mostre personali e collettive, installazioni ed interventi in spazi pubblici in Italia.

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