I comportamenti violenti impulsivi e/o pianificati rappresentano un problema rilevante per l’opinione pubblica. Gli aggressori possono provocare danni fisici, sessuali e psicologici nei confronti delle vittime. Si parla spesso di violenza sulle donne e di femminicidio, in realtà gli episodi di violenza possono essere messi in atto sia nei confronti di uomini che di donne ma le donne sembrerebbero più colpite: secondo i dati ISTAT del 2016 un terzo delle donne ha segnalato di aver subito almeno un episodio di violenza nel corso della vita.
Le relazioni violente possono essere caratterizzate da aggressioni fisiche, coercizioni sessuali, abusi psicologici e comportamenti di controllo perpetrati da partner di una relazione attuale o di relazioni precedenti. I danni fisici e sessuali subiti dalle vittime di violenza comprendono lesioni personali, aumento del rischio di contrarre malattie sessualmente trasmissibili, di subire complicazioni durante la gravidanza e talvolta anche di morte.
Le conseguenze psicologiche sulle vittime possono essere serie e manifestarsi attraverso l’insorgenza di vari disturbi mentali: depressione accompagnata o meno da tentativi di suicidio, ansia somatizzata, insonnia, disturbi alimentari, disturbo da stress acuto e post-traumatico, dipendenza da alcol e sostanze stupefacenti. I bambini che assistono a tali manifestazioni violente e all’espressione clinica di disturbi psichici possono essere negativamente influenzati nel breve e nel lungo termine (Stewart et al., 2016).
Video estratto dal cortometraggio “Mulieres” (2016), scritto da Alessandra Talamoni e pubblicato su Youtube da Valentina Bruni:
Il ruolo dello psichiatra è fondamentale per il supporto delle vittime e per la prevenzione dei comportamenti violenti attuati dagli aggressori. La prevenzione può essere effettuata attraverso il riconoscimento ed il trattamento tempestivo di eventuali patologie psichiatriche presenti.
Il comportamento aggressivo è espressione di un profondo disagio e può avere varie manifestazioni psicopatologiche. La sensazione riferita dall’aggressore può essere quella di un’anestesia emotiva, perdita di memoria, percezione di irrealtà poco prima, durante e subito dopo il fatto violento. Questi sono sicuramente sintomi dissociativi dove per dissociazione si intende la perdita dell’integrazione tra funzioni psichiche (coscienza, memoria e identità). Gli episodi dissociativi possono manifestarsi all’interno di vari disturbi psichiatrici. Oltre che nei disturbi dissociativi propriamente detti possono presentarsi nei disturbi psicotici, nei disturbi dell’umore con manifestazioni psicotiche, nei disturbi d’ansia, nei disturbi legati al trauma, nell’abuso di alcol o sostanze stupefacenti e in alcuni disturbi di personalità (come il disturbo borderline).
Nei disturbi psicotici gli atti violenti possono far seguito all’espressione di fenomeni dispercettivi (voci accusatorie, denigratorie) e di idee deliranti di persecuzione (con episodi di violenza ben organizzati, mirati proprio all’annientamento di quello che viene percepito come il proprio persecutore). Nella schizofrenia di tipo disorganizzato, invece, la violenza può essere la manifestazione di un comportamento non organizzato, afinalistico e quindi difficilmente prevedibile.
Nei disturbi del controllo degli impulsi la violenza è espressione della ridotta capacità di controllare l’impulsività. Questi disturbi possono essere associati ad una dipendenza da alcol e sostanze stupefacenti durante la quale l’aggressività può far seguito ad un abuso o ad un’astinenza.
Nel disturbo bipolare, caratterizzato da oscillazioni del tono dell’umore, l’aggressività si può manifestare durante una fase maniacale (ovvero un episodio caratterizzato da elevazione del tono dell’umore con aumento dell’energia, irritabilità, spese eccessive, iperattività, irrequietezza e diminuito bisogno di sonno). Si tratta di manifestazioni psicomotorie che possono esitare in comportamenti violenti generalmente in seguito a sollecitazioni esterne e/o a deliri a carattere persecutorio.
Nella Depressione Maggiore con manifestazioni psicotiche gli episodi di violenza possono verificarsi in seguito alla presenza di deliri di colpa e di rovina. In presenza di un delirio di rovina l’omicidio può rappresentare il tentativo di difendere e sottrarre con la morte il partner a un destino di privazioni, miserie, umiliazioni, rinunce e insuccessi. All’uccisione del partner, per questo, segue spesso il suicidio. In presenza di un delirio di colpa, soprattutto se unito a spunti persecutori, gli atti violenti possono essere compiuti contro persone che il soggetto associa alle proprie colpe considerandoli in qualche modo causa o responsabili della azioni che si rimprovera o delle sofferenze che patisce.
In alcuni disturbi di personalità, come il disturbo narcisistico di personalità, la violenza si può manifestare nel cosiddetto “narcisismo maligno” e può essere messa in atto con assoluta freddezza: l’altro diventa un oggetto disumanizzato e può essere annientato per invidia, rancore o rabbia narcisistica, per sentirsi più sicuri della propria forza e potenza. Nel disturbo antisociale di personalità la violenza è un mezzo strumentale per ottenere un vantaggio o vendicare torti subiti e può diventare negli psicopatici un comportamento predatorio finalizzato alla morte dell’altro. Il disturbo paranoide di personalità è caratterizzato da sospettosità, diffidenza e pregiudizi: il passaggio all’atto può verificarsi in seguito a sollecitazioni ambientali oppure a scivolamenti psicotici (Fornari, 2015).
Nel disturbo borderline di personalità, infine, la messa in atto di comportamenti violenti è un comportamento impulsivo causato da una difficoltà a regolare le emozioni (ovvero l’azione violenta può essere commessa senza pensare in preda ad una tempesta emotiva).
Per quanto concerne il trattamento più adeguato questo si basa sulla prescrizione di farmaci specifici in base alla patologia presente ovvero di antidepressivi, ansiolitici, stabilizzatori del tono dell’umore e/o neurolettici. Per i disturbi di personalità è molto utile associare al trattamento farmacologico una psicoterapia focalizzata sul disagio. Le ricerche scientifiche, infatti, convalidano l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale nei disturbi di personalità.
Riferimenti:
Fornari U (2015). Trattato di psichiatria forense. Sesta edizione. Utet giuridica.
Stewart DE et al (2016). New Developments in Intimate Partner Violence and Management of Its Mental Health Sequelae. Curr Psychiatry Rep. 18(1): 4.
Dott.ssa Tiziana Corteccioni
Medico chirurgo, Specialista in Psichiatria, Psicoterapeuta
Medico Psichiatra e Psicoterapeuta ad orientamento clinico cognitivo-comportamentale.
Da Ottobre 2010 collabora con il Centro Ricerche Musicali di Roma nel progetto “Musica Emozioni” rivolto a soggetti con difficoltà sul piano emotivo. E’ coautrice di pubblicazioni scientifiche.
Da Novembre 2013 collabora con l’Associazione di Clinica Cognitiva del Lazio.
Esercita attività come psichiatra e psicoterapeuta presso vari centri clinici a Roma ed a Perugia nei quali si occupa prevalentemente del trattamento farmacologico e psicoterapeutico di disturbi del sonno, depressione, disturbo bipolare, attacchi di panico, fobie, disturbo ossessivo-compulsivo, disturbi alimentari, disturbi di personalità, dipendenze e schizofrenia.