LA VITA ACCANTO – ELOGIO DELLA BRUTTEZZA VIRTUOSA

La-vita-accanto-teatro-conciatoriIn una società come la nostra, ossessionata dall’apparire e dal mito della bellezza, portare in scena la bruttezza ed esibirla senza veli è una provocazione forte. Questa è stata la sfida dello spettacolo in scena al Teatro dei Conciatori fino al 7 febbraio, “La vita accanto”, pièce di Maura Del Serra, per la regia di Cristina Pezzoli, tratta dall’omonimo romanzo di Mariapia Veladiano.
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Un monologo interiore magistralmente interpretato da un’intensa Monica Menchi, che ha fatto rivivere ambienti e personaggi della storia, trascinando lo spettatore nella vicenda della protagonista, Rebecca, rampolla di una benestante famiglia vicentina, la cui vita è segnata da una bruttezza ripugnante, un fardello reso ancora più pesante dalla realtà gretta e provinciale in cui la protagonista nasce. Una bruttezza che l’attrice esibisce allo spettatore indossando una maschera in lattice che le deforma il volto, ma di cui, dopo un po’ ci si dimentica, perché si entra in empatia con la protagonista, il suo vissuto, le sue emozioni e il suo riscatto che arriva con l’arte. Infatti Rebecca è dotata di un talento straordinario per la musica, è una pianista e compositrice geniale. Sarà la sua musica a salvarla dalla cattiveria del mondo e dall’abbandono dei familiari. E scoprirà che nonostante tutto è stata amata.
Monica Menchi_La vita accantoIn una scenografia minimale, ma carica di elementi iconici forti (come lo specchio non più simbolo di vanità, ma strumento che restituisce alla protagonista il riflesso delle sue ossessioni interiori) e arricchita da giochi di luci ed installazioni video narrativamente efficaci, Monica Menchi si muove come se danzasse intorno all’anima dei personaggi a cui dà voce, rivelandone l’essenza più profonda, accompagnata dalle note del pianoforte, colonna sonora di tutto lo spettacolo.

L’attrice valorizza la cifra letteraria del testo con un’interpretazione lirica e appassionata che arriva dritta al cuore dello spettatore. Quindi la sfida è vinta, perché il racconto di una tragedia esistenziale si trasforma gradualmente in una sofferta, ma liberatoria catarsi. La bellezza vera, quella interiore, quella della poesia e dell’arte sovrasta l’oscurità delle brutture umane nate dai pregiudizi, che si fermano sempre a valutare solo ciò che appare. Un piccolo ma vibrante trionfo di scrittura e drammaturgia tutta al femminile.
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DOVE LO ABBIAMO VISTO:
TEATRO DEI CONCIATORI
via dei Conciatori, 5, Roma

QUANDO LO ABBIAMO VISTO:
DAL 2 AL 7 FEBBRAIO 2016

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