Intervistiamo a Roma Claudio Gnessi, si definisce “art director and interaction designer” a cui piace scoprire nuovi orizzonti e mettersi alla prova. Ha fondato un giornale (Romanotizie), un festival di film (Karawan) e guida il più grande laboratorio di progetto comunitario in Italia. Claudio ama insegnare e lavorare come volontario nel suo quartiere di Tor Pignattara : “l’interazione con le persone è l’unico modo per imparare costantemente. Rimani in contatto con persone Differente, le esigenze e punti di vista, mi aiuta a migliorare la mia capacità di interpretazione, valutazione e pianificazione.”
1) Sono molte le iniziative che organizzate per i 90 anni del quartiere di Tor Pignattara, ce le puoi elencare e spiegare?
Impossibile fare un elenco in quanto è un calendario in progress, aperto alla diretta partecipazione di tutte le realtà sociali e culturali del quartiere. Per ora posso elencare quelle per ora sono confermate, partendo dalla posa delle pietre d’inciampo in memoria dei partigiani del quartiere trucidati alle Fosse Ardeatine che si terrà il prossimo 12 Gennaio. Un evento promosso dall’intero quartiere che ha aderito alla nostra richiesta di partecipazione diretta sostenendo l’iniziativa. Possiamo dire che, forse, è la prima volta che le Pietre d’Inciampo vengono messe su proposta di un quartiere intero e non di una istituzione o di un familiare.
Il 15 Gennaio 2017, invece, partiranno le domeniche dell’Ecomuseo, trekking urbani alla scoperta del patrimonio culturale, artistico, archeologico, antropologico, storico del quartiere. Si partirà con un percorso che toccherà i luoghi nei quali si sono svolti i molti eventi accaduti nei nove mesi di occupazione nazifascista, raccontando vicende e storie di vita che si sono intrecciate nelle strade e nelle case di Tor Pignattara. E poi tanto altro ancora: sono decine le richieste di adesione e quindi vi invitiamo ad andare sul sito www.90voltetorpigna.it per rimanere sempre aggiornati.
2) Multietnico e spesso descritto come ‘difficile’, Tor Pignattara è un quartiere di Roma a suo modo emblematico, quali delle varie sfumature e qualità del quartiere vorreste vedere esaltate e quali invece vorreste vedere descritte meglio o migliorate?
La multietnicità è semplicemente l’aspetto più recente delle complesse sfide che un quartiere come il nostro, spesso definito “di frontiera” è chiamato ad affrontare. Tor Pignattara è nata come una delle stazioni di arrivo in città, come prima interfaccia con la realtà “urbana” per chi arrivava dalle campagne o da altre regioni, e porta in sé da sempre le caratteristiche e le contraddizioni di un tessuto che deve adattarsi, accogliere, comprendere. Questa sfida negli ultimi 10-15 anni ha evidentemente subìto un’accelerazione improvvisa, cambiando il volto del quartiere ma non la sua essenza, quella di un posto in cui, tra mille difficoltà, persone che parlano lingue diverse e provengono da culture diverse si ritrovano a convivere insieme, per necessità. Molte di queste persone non hanno niente in comune, solo quelle strade, quelle case, il posto in cui vivono. Noi crediamo che quartieri come il nostro, e ce ne sono molti in giro per l’Italia, siano un laboratorio della società italiana di domani, che sia in contesti come questo che vada costruita e sostenuta una politica europea dell’accoglienza, e soprattutto siamo convinti che sia arrivato il momento di introdurre anche un approccio nuovo alle tematiche della convivenza, delle migrazioni, dell’identità. Da questo punto di vista il multietnico va declinato in interculturale, dove la desinenza culturale va intesa in senso antropologico e non con sfumature semplicisticamente “etniche“, “esotiche” o peggio ancora razziali.
Il métissage di Tor Pignattara investe tutto il quartiere in qualsiasi declinazione: c’è l’antico e il contemporaneo, l’occidente e l’oriente, il colto e il popolare, il normale e lo straordinario. Parlare di multi-etnicità, quindi, è parlare di qualcosa di vecchio. Tor Pignattara da questo punto di vista sta elaborando modelli nuovi ancora tutti da interpretare. Ci stiamo lavorando con il progetto dell’Ecomuseo Casilino, provando a sistematizzare questo complicatissimo palinsesto di livelli culturali.
Stiamo abilitando i cittadini alla narrazione/interpretazione del territorio con la Scuola Popolare di Tor Pignattara. Stiamo costruendo un nuovo immaginario che vada oltre sia l’esotismo di maniera sia l’italianismo protezionista e difensivo con il KarawanFest (www.karawanfest.it). Ma tante altre realtà in questo quartiere stanno facendo cose straordinarie, tutte volte alla promozione, interpretazione, riconnessione e riconoscimento del territorio per quello che è: uno straordinario caleidoscopio di ricchezze che purtroppo nessuno si è mai attardato a valorizzare. Per questo chiediamo, attraverso questo evento, che tutto questo sia riconosciuto formalmente facendone un nuovo Rione di Roma. Chiediamo che sia definitivamente scritto nero su bianco che Tor Pignattara ha svolto un ruolo decisivo nella costruzione dell’identità democratica della Capitale e sta contribuendo alla costruzione della fisionomia interculturale della Roma contemporanea.
3) Tra le iniziative anche un fumetto su un partigiano del quartiere, ce ne puoi parlare più specificatamente?
Giordano Sangalli è un po’ un simbolo del quartiere. Un ragazzo di 17 anni che s’è fatto partigiano ed è morto lontano da casa in difesa della nostra libertà. Era un ragazzo del quartiere, un giovane come tanti che ha fatto una scelta radicale, di coraggio ed altruismo. Dal nostro punto di vista era di vitale importanza ricostruirne la storia e diffonderla il più possibile, specialmente alle giovani generazioni. Per questo motivo abbiamo scelto il linguaggio del fumetto.
Grazie ad Alessio Spararo (il noto fumettista autore fra l’altro dello splendido Biliardino edito da Bao Publishing) abbiamo realizzato un workshop. Alessio ha seguito 5 ragazzi insegnandogli tecniche e regole della narrazione a fumetti. Fra questi 5 ne è stato scelto uno che realizzerà il fumetto, sotto la supervisione artistica di Alessio Spararo e con la consulenza scientifica della storica Stefania Ficacci.
Il prossimo 7 Aprile 2017 abbiamo previsto la presentazione al pubblico dell’opera.
4) Qual’è il tuo rapporto artistico con la città di Roma?
È un rapporto ambivalente. Roma è estremamente stimolante e secondo me produce alcune delle avanguardie più interessanti nel panorama nazionale. C’è un grande fermento da questo punto di vista, purtroppo schiacciato da una linea culturale dominante un po’ paludata che non riesce ad intercettare questi stimoli innovativi. Da questo punto di vista l’area del Municipio Roma V è veramente un laboratorio da tenere sotto osservazione.
Qui ci sono 2 dei più grandi musei a cielo aperto di street art (Quadraro e Tor Pignattara), è un pullulare di studi d’artista, teatri off, gallerie, eventi culturali e sperimentazioni. Proprio vivendo in questo territorio così vivace viene il sentore che Roma viaggi ad una velocità più bassa, che non riesca ancora ad interpretare un fermento artistico diffuso che la pervade e che proprio nel nostro territorio ha uno degli epicentri più interessanti.