Le origini della letteratura gialla

«Ogni lettore deve qualcosa a Sherlock Holmes» Thomas Stearns Eliot, è una delle frasi di apertura del saggio di Eleonora Carta “Breve storia della letteratura gialla”, e vincitrice del Premio Giuseppe Lippi 2019 per la saggistica gialla.
È un’opera breve da leggere tutto d’un fiato, almeno è quello che la sottoscritta ha fatto, corredata di tre Appendici: Piccolo dizionario del giallo, Festival del giallo in Italia, Per una biblioteca essenziale. Il saggio è strutturato come un breve viaggio nella storia della letteratura del crimine, sicuramente senza pretese esaustive sull’argomento.
La nascita del genere letterario giallo viene fatta coincidere con la pubblicazione de “I delitti della Rue Morgue” di Edgar Allan Poe su una rivista di Philadelphia nel 1841 e, qualche anno dopo, nel 1845 a Londra pubblicato in un volume all’interno di una raccolta di racconti. Edgar Allan Poe, dunque, è considerato il padre fondatore della letteratura gialla.

I delitti della Rue Morgue, primo romanzo giallo della storia, narra di un duplice e spietato omicidio, le vittime: Madame L’Espanaye e Mademoiselle Camille L’Espanaye. I loro corpi orribilmente dilaniati vengono rinvenuti all’interno della propria abitazione, il delitto diventa subito un caso inspiegabile. Ad indagare su questo misterioso crimine, Auguste Dupin, primo investigatore della storia. Delitto, indagini, testimoni non oculari ma acustici, soluzione del caso a cui si arriva con rigore scientifico e singolare intelligenza, sembra proprio che siano presenti tutti gli elementi del romanzo giallo.
La scrittrice con un linguaggio semplice e chiaro spiega anche a chi questo genere letterario deve il suo nome. Il termine giallo, terminologia di genere nostrana, lo si deve ad Arnoldo Mondadori, che nel 1929 insieme a Lorenzo Montano diedero il via a una nuova collana con copertina di colore giallo, con al centro un cerchio rosso, all’interno del quale l’illustrazione della scena principale del romanzo poliziesco.
Allo scrittore Poe hanno fatto seguito altri giallisti famosi: Conan Doyle, Gilbert Chesterton, Agatha Christie, Patricia Highsmith per citarne alcuni stranieri, ma Eleonora Carta rievoca alla nostra memoria anche i giallisti italiani: da Alessandro Varaldo a Leonardo Sciascia, da Attilio Veraldi a Carlo Fruttero e Franco Lucentini.
Nel saggio l’autrice esprime una personale opinione sul definire il giallo un genere oppure no. Secondo Eleonora Carta la suddivisione in generi sottende un giudizio e per tale motivo non definisce il giallo un “genere”. Ammette però che nella letteratura gialla si possono trovare storie raccontate con modalità differenti, alcune si soffermano sulle tecniche investigative, altre sulla ricerca del colpevole, altre sugli aspetti psicologici dei personaggi, e così via.

Eleonora Carta

Per diverso tempo questo tipo di letteratura è stata considerata di serie B, per distinguerla dalla letteratura pura, e secondo la scrittrice tale pregiudizio è ancora forte, e prova a dare delle spiegazioni. Tra le possibili interpretazioni, quella che ha maggiormente catturato il mio interesse è quando Eleonora Carta sostiene che “lo scrittore di romanzi polizieschi sembrerebbe in possesso delle qualità richieste al «vero» romanziere: inventiva, perspicacia, attenzione per i particolari, stile narrativo”. Personalmente condivido questa osservazione, mentre rimango perplessa sul non identificare il giallo come un genere letterario con le sue categorie, che non significa necessariamente porre un limite di genere. La scrittrice chiude il suo saggio spiegando il successo senza fine del giallo, una frase stimolante: il giallo è catartico. Si, lo è sicuramente per gli appassionati di questo genere di letteratura.
Consiglio la lettura di “Breve storia della letteratura gialla”, si va alla scoperta di alcune delle più geniali “penne del crimine”.

 

 

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