Abbiamo incontrato il Maestro Scultore Kuzma Kovačić alla sua prima grande mostra a Roma presso i Musei di San Salvatore in Lauro-Museo Donazione Umberto Mastroianni. Definito il “Michelangelo della Croazia”, Kuzma Kovačić è un esempio raro nell’ambito delle arti visive contemporanee del mondo occidentale. La prima cosa che colpisce è la leggerezza nelle sue opere pur di materiali pesanti come il legno, il vetro, il bronzo, il ferro, il cemento, l’intonaco, la pietra e il marmo. Un realismo pieno di poesia in cui evoca la storia culturale e artistica del suo paese e mediterranea. Le sue sculture, fortemente ispirate alla tradizione Croata, ci trasmettono la loro anima e ci parlano sono piene di poesia percettiva. La materia, scolpita, modellata, manipolata, ci trasmette emozioni in luce. Il colore ci appare anch’esso leggero di una creatività unica, crea volume e massa con diverse forme espressive. La sua ricerca continua sulla scoperta di nuovi spazi della scultura. Le sue opere sono fortemente impregnate nello spirito religioso, hanno un anima leggera e ci ricorda la bellezza e la poesia e ci fa allontanare da un mondo caotico, un attimo in silenzio tra le opere.

La sua mostra a Roma intitolata “Pellegrino nella scultura – si propone di presentare il lavoro di un artista contemporaneo di ispirazione cristiana che scaturisce dalla fede e che modella la fede, raro esempio nell’ambito delle arti visive contemporanee del mondo occidentale.

La mostra, a cura di Milan Bešlić, comprende una significativa selezione delle opere dell’autore scaturita da una scelta delle più importanti creazioni di Kovačić e conta 46 sculture realizzate prevalentemente in materiali resistenti e 15 grandi fotografie di monumenti pubblici o opere scultoree sacre, per un totale di sessanta oggetti. Le opere provengono da gallerie e musei pubblici croati, da collezioni private e da quella dell’autore, mentre le opere pubbliche proposte tramite le fotografie si trovano nelle chiese e negli spazi pubblici in diverse località della Croazia e della vicina Bosnia ed Erzegovina.

“Penso che le sue opere che vidi non fossero prive dell’intervento dello Spirito Santo…”: questo il motto tratto da La pesca e i discorsi dei pescatori del poeta croato di Hvar Petar Hektorović (1487-1572) prescelto per rappresentare l’eccezionale arte scultorea dell’artista croato Kuzma Kovačić

Intervista al maestro Scultore Kuzma Kovačić

1) Parliamo di lei maestro, come inizia tutta la sua ricerca, e la sua ispirazione?

Sin dall’infanzia, la mia ricerca parte dalla fede, la nostra fede cristiana, cattolica, la quale mi ha ispirato in tutti gli slanci della vita, così anche nell’arte. Nella giovinezza, al liceo, ho iniziato a cercare nell’arte la conferma di quelle ispirazioni dell’età più tenera. Allora ho compreso che la fede e l’arte sono due realtà così vicine che, almeno dal mio punto di vista, l’una non può fare a meno dell’altra. Al livello generale, storico ovvero di civiltà, culturale, ciò è ovvio, ma al livello personale va sentito e vissuto, è l’essenza stessa della vita.

2) Come nasce il progetto espositivo a Roma, cosa rappresenta per lei?

Questa mostra è innanzi tutto il frutto del desiderio che mi viene dal cuore. L’artista, dopotutto, crea le proprie opere per gli altri, così ho desiderato di farle vedere anche al di fuori della mia patria e proprio a Roma, centro della cristianità, fulcro della cultura europea, ossia cristiana, tuttora. Ho voluto mostrare qui a Roma che anche nell’arte contemporanea si può testimoniare per Cristo, per il nostro Dio, malgrado le distanze che negli ultimi due secoli stanno aumentando tra l’arte e la fede (chiesa), e che lo si può fare con il linguaggio delle belle arti, con il bel linguaggio della scultura, quell’arte antica ma sempre giovane. Proprio com’è antica ed eternamente giovane la nostra fede, lo diceva anche Sant’Agostino! Con la mia arte scultorea ho voluto aprire anche una nuova pagina dell’arte sacrale. Semplicemente, dall’inizio ho difeso la scultura come tale, ovvero il senso della creatività umana in genere. E sapevo che il mio pensiero potesse essere meglio compreso proprio a Roma, per tutte le ragioni che ho elencato, diventando così un fatto di cui l’arte dei nostri tempi ha bisogno.

Poco meno di tre anni fa, qui a Roma, al Pontificio Collegio di San Girolamo è stata presentata la monografia sulle mie opere, e quel momento ha dato via all’iniziativa volta ad organizzare la mia mostra. Negli accordi è stata coinvolta la nostra Ambasciata, l’Ambasciata della Repubblica di Croazia presso la Santa Sede. Durante quei contatti, dell’iniziativa è stato informato anche il Pontificio Consiglio della Cultura, ovvero il suo Presidente, Cardinal Gianfranco Ravasi, i quali hanno riconosciuto in questa mostra i valori per i quali il Consiglio ha concesso il proprio patrocinio. In seguito hanno aderito il Ministero della Cultura della Repubblica di Croazia e la Città di Zagabria come co-patrocinanti, e come coorganizzatore i Musei croati di Ivan Meštrović. Il tutto è stato seguito dal Ministero degli Affari Esteri ed Europei della Repubblica di Croazia, con il sostegno di altre istituzioni e altre singole persone, in particolare quelli che hanno concesso per l’allestimento della mostra le opere in loro possesso.

Questa mostra per me rappresenta un grande sogno realizzato, dopo essere stato accarezzato per lungo tempo. Ed è il luogo e il momento, del resto, in cui posso parlare pubblicamente e testimoniare in modo diretto – “spiegare la speranza che portiamo dentro di noi”, nel linguaggio artistico, linguaggio della scultura.

3) Un realismo magico e sognante, come si definisce lei personalmente?

Nel senso strettamente formale, il concetto del realismo non corrisponde alla natura della mia arte, tuttavia in parte può spiegare le caratteristiche della mia poetica scultorea e il senso del suo procedimento. Questo, perché non intendo la parte essenziale dell’opera, il suo senso, puramente come mezzo, ma come la sua vera realtà. E la magia, l’incanto ovvero la meraviglia contraddistingue ogni creazione poetica o artistica. Allo stesso modo, quell’elemento da sognatore non è stato citato erroneamente, perché senza sogni, senza una fantasia vivace, senza l’inventiva, non avrei mai visto vivere le mie opere, per cui non le avrebbero viste neanche gli altri.

4) Ci descriva una sua giornata tipo al lavoro, e quale tecniche utilizza maggiormente?

Presumo che la domanda si riferisca a una giornata tipo nel mio studio. Lì svolgo lavori meno complessi, tecnicamente parlando, ma decisivi dal punto di vista creativo. Lavoro a quell’antico, sempre uguale, bel mestiere scultoreo a cui lavorava anche il Primo Scultore: nella creta formo esseri viventi! Naturalmente, faccio i calchi e creo forme anche in gesso (la seconda antica e insostituibile materia scultorea), scalpello, digrosso e così via… Preferisco concentrarmi su un solo lavoro per tutta la giornata, sia che si tratti di bozze o forme definitive, ma se le circostanze lo richiedono, riesco anche a fare le cose „simultaneamente“. Lavoro in silenzio e approccio il mio lavoro come fosse una preghiera. Preferisco, naturalmente, lavorare con la luce diurna, ma a determinate cose lavoro volentieri di notte. Durante il lavoro mi prendo più pause, allora leggo o mi appunto qualcosa, disegno. Mentre lavoro, preferisco non mangiare, bevo soltanto acqua e accendo la pipa. È indispensabile una grande e costante concentrazione, che dura a lungo.

Per le mie sculture ho utilizzato molti, diversi materiali, perché le sculture si possono fare di qualsiasi materiale, ma non ogni materiale si può usare per realizzare ogni scultura. E ogni mia scultura è “mondo a parte” che cerca la propria, speciale “incarnazione”. Così ho utilizzato materiali naturali, classici per la scultura: legno, pietra, bronzo, vetro, terracotta… proprio come queli “non scultorei”: carta, spugna, materiali artificiali, fino all’acqua, colore…

5) Un rapporto stretto con la religione, come l’artista lo interpreta attraverso le sue opere?

Da che mondo è mondo e da quando nel mondo vi è l’uomo, l’arte esprime il rapporto dell’uomo nei confronti del trascendentale, del piano della comprensione del mondo religiosa, quella della fede, invisibile, che con l’arte invece diventa visibile. L’arte è l’espressione della realtà spirituale che l’uomo vive, nella quale vive. Ma, in particolare da quando ha per sempre taciuto la sacerdotessa di Apollo, Pizia, dichiarando di non aver più nulla da dire, ammettendo così la vittoria storica del cristianesimo sul paganesimo, lo stretto legame tra l’arte e la fede è risultato in due millenni floridi per l’arte e per la cultura del nostro mondo, il fiorire dell’umanità della nostra civiltà occidentale (lasciamo da parte le disgrazie che l’uomo nella sua debolezza è in grado di provocare sempre, in qualsiasi epoca!). L’arte intera dell’Occidente, dall’epoca antica ad oggi, è cristiana. Anche quella che chiamiamo “arte contemporanea” nella sua essenza, nel suo linguaggio e nella “provenienza” culturale è inevitabilmente cristiana, persino quando non vuole esserlo. Possiamo, quindi, dedurre, che proprio con il linguaggio, in questo caso linguaggio delle belle arti, l’artista può autenticamente esprimere la spiccata vicinanza e il legame di quelle realtà nelle sue opere.

6) Che emozioni desiderate dare al vostro pubblico?

Gioia (della fede), certezza (della verità), trasporto (dalla bellezza), eccitazione (per l’avventura creativa), tranquillità (dell’armonia artistica) e amore (verso Dio e l’uomo, il popolo e la patria)… tutto quello che fa dell’uomo un’essere particolare, essere “a immagine di Dio”, quello che lo fa davvero felice e che per lui è bisogno vitale.

7) Queste opere leggere ma di materiali pesanti ci trasmettono bellezza pura e amore, con esse ci sembra uscire dalla confusione del mondo moderno per un attimo…

L’arte lo ha sempre fatto, proteggendo l’uomo da ogni confusione e disordine, introducendolo negli spazi dell’armonia e della gioia. Persino quando utilizza i procedimenti che inquietano, il suo fine rimane il bene dell’uomo. Davvero, il rapporto tra il corporeo, materiale e spirituale dell’arte, ci dice che la vera realtà e che la vera libertà non si trovano nel materiale, ma in quello che solo l’arte, attraverso le sue particolari possibilità e „autorità“ ci rende visibile.

8) Che progetti futuri ha?

Vorrei portare questa mostra in qualche altro centro culturale europeo, davanti al pubblico più esigente. E mi piacerebbe esporla anche dove il cristianesimo è in pericolo vitale, come la Terra Santa.

In patria, nella capitale Zagabria, mi attende la realizzazione del monumento al fondatore del moderno stato croato, Dr. Franjo Tuđman, e a Jajce, la vecchia città reale croata che si trova in Bosnia ed Erzegovina, la realizzazione dell’altare, dell’ambone, del tabernacolo e del battezzatoio per la nuova chiesa.

9) Cosa desidera realizzare?

Il mio desiderio è riportare l’entusiasmo per la creatività e in particolare per l’arte scultorea tra gli stessi scultori, in particolare studenti, e restituire alla gente la gioia che l’arte ci procura. Ciò non si può ottenere senza il rispetto per i nostri predecessori, per cui cerco nel mio lavoro di preservare per il futuro tutto il meglio dall’intera tradizione scultorea e in particolare quella nazionale. Pertanto, negli anni che mi rimangono cercherò di lavorare in quel modo e di testimoniare per la dimensione confessionale, fondamentale e il valore dell’atto di creazione e della stessa opera d’arte.

10) E per terminare, l’emozione di esporre la prima volta a Roma, culla della cultura.

Mi sento come se fossi a Roma da sempre, perché sono consapevole dell’importanza della culla nella vita dell’uomo e dell’umanità – culla della cultura mediterranea, cristiana, e al contempo mi sento come quel pellegrino dalla Croazia che Dante menziona nella Divina commedia, che giunse „per veder la Veronica nostra“, toccato da quell’emozione fino al midollo della mia esistenza umana. E naturalmente, sono orgoglioso di avere l’onore di rappresentare oggi a Roma l’arte croata, con la mostra sotto l’Alto Patrocinio del Pontificio Consiglio per la Cultura.

Kuzma Kovačić la mostra

Frutto di una collaborazione tra l’Ambasciata della Repubblica di Croazia presso la Santa Sede e il Musei Ivan Meštrović, l’esposizione gode del Patrocinio del Pontificio Consiglio della Cultura, nella persona del cardinale Gianfranco Ravasi, e del Co-patrocinio del Ministero della Cultura della Repubblica di Croazia e della Città di Zagreb. Nell’anno in cui si celebra il 25° anniversario del riconoscimento della Repubblica di Croazia e dell’instaurazione delle piene relazioni diplomatiche con la Santa Sede, ci si propone così di promuovere l’arte contemporanea croata a Roma, fulcro della cristianità e centro europeo di cultura, con lavori provenienti da un paese dal ricco patrimonio artistico cristiano e cattolico e da un popolo che vive la fede.

Il rapporto tra Arte e Fede, che lui stesso ha fatto emergere per ben quattro decenni nelle centinaia di opere create – dalla celebre porta della Cattedrale di Hvar alle monete della Repubblica di Croazia, dagli imponenti monumenti negli spazi pubblici del Suo Paese, come l’Altare della Patria croata, ai mastodontici rilievi nei luoghi sacrali – sviscera anche un messaggio positivo di ricongiungimento tra i due mondi: secondo gli intenti degli organizzatori, infatti, “l’esposizione può forse offrire una risposta alla secolare questione sulla scissione tra la Chiesa e l’Arte, proponendo una nuova possibile unione a servizio della civiltà della vita, della vita con Dio.”

La mostra, in programma fino al 20 maggio p.v., è inaugurata da Dominique François Joseph Cardinal Mamberti, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

KUZMA KOVAČIĆ – Biografia

Lo scultore croato contemporaneo Kuzma Kovačić nasce il 6 giugno 1952 da Vinko e Jelena, nata Novak, nell’antica città di Hvar, sull’omonima isola situata nella parte centrale dell’Adriatico, in un paesaggio spiccatamente mediterraneo che ha fortemente influenzato l’infanzia e la giovinezza dello scultore e le cui tracce sono rilevabili nelle sue numerose opere. Finito il liceo, Kuzma Kovačić lascia Hvar con un senso di profonda appartenenza all’ambiente mediterraneo e con la concezione cristiana del mondo acquisita in ambito familiare, per approdare nel 1971 a Zagabria in un periodo di pesante repressione comunista, dove si iscrive a scultura all’Accademia di Belle Arti e consegue la laurea nel 1976. Fin dagli inizi della sua attività riesce a trovare la propria strada nella scultura e comincia a esporre le sue opere, cercando di difendere e rinnovare i valori e la specificità dell’arte scultorea e di testimoniare la propria fede per mezzo della scultura. Dopo la laurea sposa nel 1978 Barbara Domančić da cui ha un figlio, Vinko, nato nel 1980, e una figlia, Petra, nata nel 1983. Organizza la sua prima mostra personale nel 1979 nel Museo della Città di Šibenik, dove vengono esposte le sue prime opere d’ispirazione cristiana, spirito che ha permeato fin dagli esordi l’essenza della sua forma scultorea: Sette peccati capitali (1987), Ecco che il mare suda sudore di sangue (1977), La predica di sant’Antonio ai pesci di Rimini (1979).

Un anno più tardi, nel 1980, ottiene una borsa di studio dal Governo italiano per Murano dove conosce e perfeziona l’arte del vetro nelle vetrerie “Aldo Nason” e “Fratelli Manfren” e in cui crea le sue prime sculture di vetro. Tutto il decennio a partire dagli anni ‘80 rappresenta per l’artista un periodo creativo molto produttivo, in cui sono state realizzate opere di grande importanza tra cui: Epistola a Mavro Vetranović (1980), Ringraziamento ai benedettini (1983), Per il corpo (1985), Molto amaramente (1988), Dialetto del ča nella scultura (1988) e altre. Verso la fine degli anni ‘80 intraprende il suo primo pellegrinaggio in Terra Santa e a Roma, per visitare successivamente Lourdes, Loreto e diversi altri luoghi di pellegrinaggio della patria e del modo. Il decennio degli anni ‘90 è segnato da un’opera che, oltre ad essere una delle sue opere scultoree sacre più importanti, è stata anche la sua prima grande realizzazione scultorea sacra pubblica. Si tratta della Porta della Cattedrale di Hvar (1990) che ha non solo provocato una reazione positiva del pubblico amante della cultura, ma è stata anche messa in risalto dalla critica come capolavoro della scultura sacra contemporanea e nuovo segno di rinnovamento dell’arte sacra dei croati. Da allora ha realizzato più di cento sculture di carattere pubblico o/e sacro. Negli anni 1991 e 1992 realizza in legno il Crocifisso processionale per la Cattedrale di San Doimo a Spalato.

Nel 1993 e 1994, anni del conflitto bellico in Croazia, modella le kune e le lipe, monete della valuta della Repubblica di Croazia e sul Medvedgrad, fortificazione medievale sovrastante Zagabria, crea il monumento Altare della patria croata, che rappresenta il memoriale nazionale con il fuoco eterno in memoria di coloro che durante la lunga storia hanno dato la loro vita per la libertà del proprio popolo e della patria. Segue l’impegno, durato quasi un anno intero, nel scolpire la statua in pietra di papa Giovanni Paolo II, il primo monumento al mondo in grandezza naturale a rappresentare questo Papa, inaugurato solennemente durante la grande celebrazione eucaristica nel 1996 a Selca sull’isola di Brač. Con i colleghi professori fonda nel 1997 l’Accademia delle Arti dell’Università di Spalato, dove lavora attualmente come professore ordinario di scultura, e dal 2011 insegna anche alla Facoltà di Teologia Cattolica della stessa Università.

Ha realizzato il primo monumento in onore di Franjo Tudman, primo presidente croato democraticamente eletto, fondatore e difensore della Repubblica di Croazia, che rappresenta anche l’opera più riuscita del genere secondo il giudizio unanime della critica d’arte e del pubblico croato appassionato di cultura. Il monumento e stato eretto nel 2001 a Škabrnja, piccolo paese simbolo di grande sofferenza durante la Guerra patriottica. Nel 2009 partecipa alla mostra “Scultura croata contemporanea” organizzata dalla Glittoteca dell’Accademia Croata delle Scienze e delle Arti e successivamente presentata anche in Germania, Austria, Italia, Slovacchia, Ungheria e Slovenia.

Nel 2012 viene eletto membro associato dell’Accademia Croata delle Scienze e delle Arti. Oltre a questo riconoscimento, gli sono stati finora conferiti numerosi premi e riconoscimenti, tra i quali anche tre onorificenze di stato. E nel 2013 che si presenta al pubblico croato con una scelta recente della propria produzione artistica alla mostra retrospettiva a Zagabria, nella Galleria di Arte Moderna, e successivamente a Spalato, nella Galleria d’Arte. Nello stesso anno è stata pubblicata la monografia sulla sua opera artistica che nel 2014 viene presentata anche a Roma, nel Pontificio Collegio Croato di San Girolamo. Dal 2014 al 2016 scolpisce in pietra, insieme ai suoi collaboratori, il rilievo d’altare Gloria dei martiri croati, che nell’agosto del 2016 viene posto nella Chiesa dei martiri croati a Udbina. Si tratta di uno dei più grandi rilievi sacri in pietra non soltanto in ambito croato e, senza dubbio, di un’opera di un’imponente portata estetica e intensità simbolica. In occasione della cerimonia di inaugurazione e benedizione del rilievo lo scultore ha affermato, come aveva già ribadito tante volte prima in forma sia orale che scritta, che lui esprime la propria fede cristiana per mezzo del linguaggio figurativo, testimoniando con la propria attività scultorea che la parola è diventata opera.

www.kuzma-kovacic.from.hr

 

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Di Sveva Manfredi Zavaglia

E’ curatrice indipendente, art Advisor e consulente di marketing management culturale internazionale. Da oltre 20 anni e progettista culturale di eventi legati all'arte contemporanea con una particolare attenzione a spazi inconsueti, e alle interazioni con altre arti. Come project manager ha un'approfondita conoscenza dei diversi processi implicati nella pianificazione, coordinamento ed attività per grandi eventi dall’organizzazione, curatela, ricerca, alla redazione testi e cataloghi. Ha creato e curato oltre 50 rassegne, mostre personali e collettive, installazioni ed interventi in spazi pubblici in Italia.

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