Pierfrancesco Campanella e’ uno dei registi piu’ significativi e importanti del cinema “Noir” Italiano, uno di quei personaggi che arriva dalla gavetta, quella vera… che puoi fare solo con tanta dedizione e sacrifici!
Inizia il suo iter artistico nel 1980 studiando recitazione e nel 1985 consegue un master in regia con Douglas Trumbel presso l’University of Southern California di Los Angeles.
Nel 1982 debutta in tv come attore nel film “La veritaaaa’” di Cesare Zavattini, uno tra gli sceneggiatori e scrittori Italiani piu’ importanti del Novecento.
E’ in questi anni che inizia a dedicarsi alla scrittura e alla regia, da cui viene fuori la sua prima opera cinematografica, dal titolo “ Cattivi Pierrot”, presentato nel 1986 alla Mostra del Cinema di Venezia.
Dopo vari film di successo come “Cattive inclinazioni “e “Bugie rosse”, “ nel 2017 realizza un documentario tributo al regista Marco Ferreri , dal titolo “ i love…Marco Ferreri”, acclamato da critica e pubblico in vari festival cinematografici.
- Ciao Pierfrancesco, ci parli dei tuoi inizi… Come e’ nata la passione per il cinema ?
Sono sempre stato appassionato di spettacolo, sin da bambino. Così, già da giovanissimo, ho cominciato a muovere i primi passi per introdurmi nell’ambiente, facendo molteplici esperienze. Posso dire che ho fatto di tutto, sempre a piccoli passi e con molta umiltà. Poi nel 1985 sono addirittura riuscito a produrre un film che si chiamava “Cattivi Pierrot”. E da lì è iniziato il mio percorso “ufficiale” nel cinema. - Nel 1991 hai diretto una Donatella Rettore e una Dalila di Lazzaro nella commedia satirica dal titolo “Strepitosamente Flop”… Ce ne parli?
È stata una bellissima esperienza, dovuta anche alla mia giovane età e all’entusiasmo di quando pensi di avere il mondo nelle mani, mentre in realtà per il mondo tu sei uno qualsiasi. Ho un gradevole ricordo di entrambe le artiste da te citate. Dalila da allora non l’ho più rivista, mentre con Rettore siamo rimasti in contatto nel tempo. Quella pellicola, recentemente distribuita per la prima volta in dvd dalla CG Entertainment, nel corso del tempo è diventata un “ cult movie” ed oggi che è stata riscoperta tutti ne parlano bene. In effetti era molto originale per l’epoca, trattando tematiche forse allora un po’ troppo “avanti”, mentre oggi risultano di stretta attualità. - Il tuo film “Bugie Rosse” e’ diventato insieme a “Cattive Inclinazioni” un cult nel genere noir… Come ti fa sentire questo riconoscimento di critica e di pubblico?
Ovviamente mi fa molto piacere. Entrambi i film sono entrati nelle preferenze “evergreen” degli amanti del genere thriller. Ho scoperto che ci sono in giro tantissimi appassionati cultori di quel tipo di cinema che mi considerano un piccolo maestro nel settore “giallo”. È pur vero che le mie opere sono destinate a dividere il pubblico e so di avere molti detrattori che mi criticano con grande ferocia. Da una parte è meglio così: vuol dire che non passo inosservato. Anche “Bugie rosse” e “Cattive inclinazioni” sono tornati di recente nei negozi in versione home-video, sempre a cura della CG Entertainment. - Nel 2017 hai realizzato il film documentario “ I Love… Marco Ferreri” che ha ottenuto un notevole successo in vari festival di cinema… Come mai hai deciso di realizzare questo documentario?
Mi è stato proposto da chi vedeva in me, fatte le debite proporzioni, un artista trasgressivo e anticonvenzionale. Io, che ho sempre amato le opere del grande genio, autore di tanti capolavori come ad esempio “La grande abbuffata” o “L’ultima donna”, ho accettato immediatamente proprio per quelle caratteristiche di ribellione ai canoni prestabiliti che in qualche misura mi accomunano a Marco Ferreri. Sempre nel mio piccolo, naturalmente. - Tu sei un regista sempre alla ricerca di nuovi soggetti atipici e fuori dagli schemi classici del cinema, questo a volte rende dei “geni incompresi”… Tu come lo vivi questo?
In qualche modo, ti ho già anticipato prima. Non amo farmi catalogare come uno dei tanti e il fatto di non essere un artista omologato mi riempie d’orgoglio. Sempre pronto a pagarne il prezzo, comunque sia. - Nei tuoi film, molto spesso si denotano situazioni quasi “surreali”, che poi indirettamente riconducono a fatti reali… Quanto c’è di reale in ogni tuo film?
Quasi tutto, perché spesso la realtà supera la fantasia. In ogni storia l’autore mette una parte di sé o comunque di situazioni di cui è a conoscenza, filtrando la materia attraverso il suo gusto e la sua sensibilità.
- Un attore che ti piacerebbe avere come protagonista di un tuo film?
Nessuno in particolare. Non vedo in giro geni della recitazione, né veri divi. L’epoca dei Sordi, Gassman, Manfredi, Tognazzi e Mastroianni è irrimediabilmente finita. - Quali registi contemporanei ritieni più interessanti oggi?
Rimanendo in Italia, oggi ci sono molti professionisti anche bravi, ma noto anche tanta discontinuità. Magari azzeccano un film e vengono osannati, poi ne sbagliano tre di seguito. Io, in tutta sincerità, vedo anche tanta gente sopravvalutata e troppo sostenuta “politicamente”. Chi non fa parte di un certo “sistema” fatica molto di più per poter lavorare. - Hai qualche progetto nuovo su cui stai lavorando in questo momento?
Più di uno. Dovrei presto tornare a dirigere un lungometraggio, dopo aver realizzato parecchi corti, che mi hanno comunque regalato molte soddisfazioni. Aspetto il momento giusto, con una distribuzione importante alle spalle. Non mi va di fare un film tanto per fare, se poi non esce in modo decente nelle sale. Non voglio fare la fine di molti colleghi costretti a fare estemporanee proiezioni a invito, destinate a parenti e amici, tanto per dare scampoli di visibilità ai soli conoscenti. - Da dove prende ispirazione Pierfrancesco Campanella per i suoi film?
Da un’emozione, da una sensazione, da un attimo di vita. Poi ci costruisco il contorno. - Il film per eccellenza che ami di più?
Per rimanere nel campo del thriller, “Profondo rosso” di Dario Argento, un capolavoro assoluto. Pensa che da ragazzo, quando uscì al cinema, andai a vederlo per una settimana di seguito. Mai avrei immaginato che un giorno la stampa americana mi avrebbe paragonato addirittura proprio a Dario Argento: è accaduto in occasione dell’uscita negli USA del mio “Cattive inclinazioni”.
- Dei giovani registi emergenti italiani cosa pensi?
C’è in giro molta confusione. Tanti si alzano la mattina e si definiscono registi solo per aver postato su Youtube un video di due minuti, girato col telefonino. Inviterei tutti a studiare, a prepararsi, a fare la dovuta gavetta. Il cinema è un lavoro difficile e va fatto con consapevolezza, solo se si ha realmente qualcosa da comunicare.
- Oltre che regista sei anche un giornalista affermato e scrivi per una delle riviste piu’ importanti a livello musicale, “Raropiù”, ma scrivere ti appassiona tanto quanto dirigere un film?
Anche di più, perché non mi costringe ad alzarmi presto la mattina! Scherzo, ovviamente, ma confesso di essere sostanzialmente molto pigro e indolente.
- Musicalmente che genere apprezzi?
Tutto ciò che esce fuori dagli schemi e non rientra nel “già sentito”.
- Un icona musicale sacra per te chi è?
Sin da bambino ho idolatrato Patty Pravo, non solo per la straordinaria bellezza , la originalità del modo di cantare e le bellissime canzoni del suo repertorio, quanto per essere stata un modello di ribellione e di libertà per una intera generazione.
- L’attrice più “straordinaria” di tutti i tempi secondo Pierfrancesco Campanella?
Alida Valli, che ho avuto l’onore di dirigere nel mio “Bugie rosse”. Una artista e una donna eccezionale, che mi ha insegnato tante cose. Tra l’altro era il mito cinematografico di mio padre: chissà come ne avrebbe gioito, se fosse stato ancora in vita quando feci quel film!
Maximo De Marco inizia la sua carriera sin da giovanissimo come ballerino, modello, attore, cantante, formandosi e perfezionandosi artisticamente a livello Internazionale. Ha vinto una borsa di studio indetta dalla CEE (Comunita’ Economica Europea) che lo ha portato a studiare con docenti di fama Mondiale, per poi diventare, successivamente, autore, regista, coreografo, discografico, stilista e scrittore, grazie a tutte queste esperienze lavorative nel Mondo dello Spettacolo, oggi Maximo De Marco e’ uno degli Art Director piu’ importanti e riconosciuto a livello Internazionale, Nominato Art Director ad Vitam dal Vaticano, per il GMG and Friends di Papa Francesco (Giornata Mondiale della Gioventu’), Membro ufficiale del Concilio Internazionale della Danza dell’UNESCO e Premio Cavallo D’Argento Rai (Radio Televisione Italiana), Premio alla Carriera del Music Life Tv Awards (SKY) e del Cantagiro come miglior Direttore Artistico, Premio Amen alla letteratura con menzione speciale al Salone Internazionale del libro di Torino nel 2013 e Vincitore del Festival Internazionale del Cinema di Salerno nel 2017 con il suo film storico religioso “Petali di Rosa”. Nella sua carriera da Art Director, ha diretto Televisioni,Radio,Magazine,Teatri, e grandi Star della Musica e dello Spettacolo, tra cui la Pop Star Inglese Boy George,per il suo Tour Mondiale negli anni 90″, la vincitrice di The Voice of Italy Sister Cristina, e altri artisti come : Franco Simone, Teo Mammuccari, Fabrizio Frizzi, Antonella Ponziani, Claudia Koll…