Riapre al grande pubblico l’11 giugno 2020 ore 19.00, il Museo Umberto Mastroianni a Piazza Matteotti 13, a Marino con la mostra: Only Sheets on the Wall – realizzata da 4Hands di Monica Pirone e Sergio Angeli, con la partecipazione di Elina Chauvet. Testi critici di Fabio Benincasa, Claudia Quintieri e Giorgio de Finis a cura dI Michela Becchis fino al 11 luglio 2020.
Un lavoro a 4 mani poi a 6 mani con segni distinguibili, i
Riapre al grande pubblico l’11 giugno 2020 ore 19.00, il Museo Umberto Mastroianni a Piazza Matteotti 13, a Marino con la grande mostra: Only Sheets on the Wall – realizzata da 4Hands di: Monica Pirone e Sergio Angeli, con la partecipazione di Elina Chauvet.
Testi critici di Fabio Benincasa, Claudia Quintieri e Giorgio de Finis a cura di Michela Becchis fino al 11 luglio 2020.
Un lavoro a 4 mani poi a 6 mani con segni distinguibili, i due artisti decostruendo creano un nuovo personale linguaggio che nasce da questo difficile lavoro comune. Un nuovo significato pittorico che si esprime formalmente, cromaticamente e nella composizione. Monica Pirone e Sergio Angeli lavorano contemporaneamente e limano i loro interventi amalgamandosi nell’opera pittorica finale. Guardando i loro quadri si possono esperire le differenze stilistiche che alla fine si compensano ed equilibrano. Monica Pirone lavora la linea caotica, dinamica ed espressiva, cercando un equilibrio. Sergio Angeli crea campiture pulite, stabili, meditate e studiate, cercando il disordine ordinato. Il lavoro che compiono i due artisti è nell’intrecciarsi, nel percorrersi, nel bilanciarsi creando così una opera unica di grande eleganza e dialogo. Elina Chauvet dona la trama da eseguire a Monica e Sergio, artista nota in tutto il mondo per la sua installazione “Zapatos Rojos” contro il femminicidio. Il lavoro a 6 mani che hanno realizzato è un trittico di circa 9 metri su stoffa riciclata che rappresenta un giardino sognante dal segno grafico, tratto che distingue tutti e tre gli artisti.
Michela Becchis scrive nel suo testo critico: ”Il tempo interno alle opere che costituiscono la mostra è un tempo ampio, diffuso che trasforma il breve tempo del guardare in un tempo lungo nella memoria che si riempie di variazioni di colore, di fitte strade, di linee, di un narrare che trasforma l’originaria traccia in una vera e propria trama, in fatti necessari, cioè, per comprendere l’inestricabile intreccio dell’esistere”.
4Hands, una collaborazione di vari progetti espositivi in italia e all’estero, che unisce due espressioni artistiche in totale simbiosi, come il progetto “Arte a Scuola” appena realizzato e visibile al Liceo Statale Francesco D’Assisi a Centocelle a Roma, dove viene rappresentata l’opera a muro di circa 7x4metri dal titolo: “ The Power of Nature”, per riappropriarsi della Natura a seguito del lockdown dovuto al Covid19.
Intervista ai due artisti in anteprima della loro mostra al Museo di Marino:
Monica Pirone: MP. – Sergio Angeli: SA.
1) Come nasce il vostro lavoro personale? vogliamo ricordare le tappe essenziali della vostra vita artistica?
SA/MP Nasce circa due anni fa, casualmente ci siamo trovati a realizzare un lavoro a quattro mani, entrando fortemente in simbiosi, con il benestare della critica Michela Becchis abbiamo deciso di realizzare altri lavori per poi strutturare una mostra. Nel tempo il progetto è diventato il nostro terzo linguaggio pittorico, un’entità unica oltre i nostri percorsi individuali. Linguaggio piaciuto molto a de Finis che ci propose di fare un atelier d’artista al Macro ad Aprile 2019. Ora più che mai il linguaggio acquisito nel tempo fa parte del nostro percorso artistico. A breve, l’appuntamento con la Mostra al Museo dove potrete vedere una parte degli ultimi lavori di grande formato ed i lavori fatti a sei mani con Elina Chauvet, tutto tenendo conto delle stringenti misure sanitarie, legate al problema Covid che tutti noi conosciamo.
2) Potete descrivere la vostra filosofia in tre parole?
SA – Onirico passionale sincero
MP – Performativo, profondo, ipnotico
3) Che rapporto avete con altri artisti presenti e passati? Avete influenze reciproche con qualcuno in particolare?
SA-Stima e rispetto, nonché ammirazione per alcuni maestri del passato, ammiriamo entrambi artisti come Rothko, Pollock, Munch, Bacon, Kline. Credo inoltre che lavorare insieme, in simbiosi, stia strutturando in una forma più onirica anche il nostro lavoro individuale.
MP- I miei artisti di riferimento giovanili sono Schiele, Munch, Ensor, Bacon, mi hanno accompagnato per anni, in seguito Kline, Rothko sono per me dei riferimenti assoluti. Una ispirazione nel caso di Rothko di rigore, sintesi, colore, questo artista rappresenta per me ancora oggi una grande fonte di ispirazione, una guida per il suo approccio progettuale alla costruzione del quadro.
4) Parliamo del vostro metodo di lavoro in comune come si svolge? Gli elementi cromatici quanto sono importanti?
SA- Il nostro metodo non ha una progettualità particolare, piuttosto ha un processo gestuale, visionario. Quando lavoriamo non ci parliamo mai, non decidiamo niente prima ne facciamo bozzetti, iniziamo a dipingere insieme e finiamo insieme, credo sia questo fattore a distinguere il nostro lavoro a quattro mani con il lavoro a quattro mani in genere. Si può definire linguaggio pittorico, perchè c’è un unico metodo di lavoro e non i nostri due metodi distinti. La cromaticità è sempre importante seppure risultato finale di una visione e quindi non frutto di una ricerca prestabilita.
MP – Sono d’accordo con Sergio, la modalità di lavoro è davvero particolare, all’inizio bisognava capire come si muoveva l’altro sulla tela e da parte mia, perlomeno nelle prime tele avevo bisogno di capire il movimento come poteva incastrarsi senza limitare la gestualità dell’altro, da un certo momento in poi non c’è stato più bisogno di studiare geograficamente la tela, tutto risulta molto fluido, per la maggiore i movimenti nascono spontanei. Direi che più che pittura trattasi di una azione performativa a due, sempre finiamo quando crediamo entrambi che il lavoro sia terminato, senza farsi troppe domande, l’opera è completa ed entrambi mettiamo un punto.
5) Questo gesto o “grafica dell’anima” come una trama compone un lavoro in comune a 4 mani e anche a 6 mani è di una grande complessità, soprattutto mettersi in gioco e condividere è un pregio di pochi che siete riusciti a fare con un scopo comune, come vi siete trovati?
SA- Un intesa come la nostra è costruita sulla fiducia, affidarsi all’altro senza alcun timore, mettere da parte le proprie sicurezze stilistiche acquisite negli anni e in un certo senso cominciare da zero con un nuovo linguaggio. Iniziare un percorso sconosciuto affidandosi all’altro e non sulle certezze raggiunte. Io e Monica stimiamo molto Elina, come artista e come donna , il lavoro realizzato a sei mani con lei ha qualcosa che va oltre la collaborazione, è un intesa spirituale, Elina ci ha spedito circa nove metri di stoffa dipinta da lei in Messico, noi abbiamo continuato la sua traccia…Grafica dell’anima appunto. Credo sia stato uno scambio di cuori, di pulsazioni, di sensibilità di tre anime che si sono affidate all’Arte per una missione nella vita che va oltre il comune sentire e percepire.
MP -Credo lo stesso, la pittura è un mezzo, quello che importa è avere le stesse idee, riguardo all’arte, alla vita, al ruolo dell’artista, con Elina per me si tratta di un rapporto di sorellanza, stimo l’artista ed adoro la persona, il suo coraggio, la sua integrità, la sua onestà, il rapporto col gesto creativo mi assomiglia la sua sincerità, il portare la sua vita nell’arte, la sublimazione della sua esperienza che diventa collettiva. Con Sergio è differente, stimo il suo lavoro e conosco la sua disciplina nel fare arte, la sua appassionata dedizione, le capacità, una palette infinita di colori che per me sono stati una scoperta. Lavorare a 4 mani mi riesce naturale e quando l’esperienza si è estesa ad Elina tutto mi è sembrato facile, spontaneo, è bastato lasciarsi andare.
6) Perché le lenzuola, oggetto cosi intimo, famigliare? Che simbologia ha per voi?
SA – Lenzuola perchè il lavoro di 4hands è frutto dei sogni, delle nostre visioni notturne. Partiamo sempre con un metodo astratto per poi finire sempre a raffigurare giardini, boschi, visioni sognanti di alberi e fiori. Paesaggi sognanti credo siano il risultato del nostro lavoro, dico credo, perchè non è una scelta ragionata, ma piuttosto un risultato inconscio, spontaneo.
MP – Le lenzuola sono la nostra parte privata, ci avvolgono nel momento in cui siamo più indifesi, quando non dobbiamo apparire agli altri, ma essere ciò che siamo o meglio ancora sono custodi dei nostri segreti, dei nostri sogni che noi stessi non riusciamo ad afferrare. Il letto, la casa, le pareti domestiche sono lo scrigno di ciò che abbiamo davvero nel cuore, un luogo dove potere essere ciò che siamo senza sovrastrutture in totale libertà, tornando un po’ ad attingere da quella innocenza che avevamo da bimbi.
7) Si trova un gran piacere nell’ammirare le vostre opere, come la pittura influenza lo spettatore? e che tipo di sensazione volete lasciare al vostro spettatore?
SA- La pittura in qualche modo deve lasciare un segno nello spettatore, chiunque usufruisce della visione di un opera d’arte deve poter “viaggiare” all’interno di essa. Vedere mondi personali, percepire immagini che vanno oltre la visione scontata della realtà, poter immagazzinare un ricordo dell’opera d’arte nella mente e nell’anima. Poter riflettere anche per giorni su ciò che si è visto e percepito. Anche ritrovarsi a chiedersi “perchè” del significato di un quadro credo sia un quesito nobile e non banale. Raffiguare ciò che sentiamo con la nostra sensibilità interiore, donare al mondo i nostri sogni, credo sia un obiettivo bellissimo.
MP- Chiaramente d’accordo con la visione di Sergio, trovo che fruire di un’opera sia una esperienza per lo spettatore, individuale quasi intima. Un’opera deve raccontare un pezzetto della tua vita, deve posarsi sulla tua anima ed aderire e somigliare a ciò che sei o a ciò alla quale aspiri. La nostra pittura ricorda ciò che forse siamo stati o siamo tutti e che forse troppo spesso dimentichiamo. Un mondo che ci riporta alla nostra infanzia, quando sperimentavamo la nostra traccia il nostro segno distintivo, ripercorrendo il foglio, più e più volte, quasi a volere dire: io ci sono.
8) Mettersi in gioco con sé stessi è un po’ il filo invisibile comune di diversi artisti… Cosa ne pensate?
SA- Chiedersi perchè continuamente, cosa si riesce a realizzare con quello che si ha a disposizione in qualsiasi momento. Considerare se stesso come un mezzo e non come il fulcro del proprio lavoro, spero di riuscire a identificarmi come uno strumento del mio lavoro e non come il fine. Ogni mio sforzo spero definisca ciò che sento nel tempo, rinunciando a parte di me, dando forma a ciò che non si riesce ad afferrare dentro .
MP – Credo che ogni artista debba esporsi al rischio di diventare vulnerabile, aprirsi al gesto creativo, non avere timori di svelare i veri sentimenti a costo di farsi del male, credo che la sofferenza sia un momento di verità che ci aiuti ad essere davvero ciò che siamo, il contatto con chi fruisce del tuo lavoro, avviene proprio lì, si gioca sul terreno dell’empatia con ciò che siamo. Tutti i miei lavori sono mossi da qualcosa che io conosco, che mi sono famigliari non vuol dire essere autoreferenziali, ma farsi attraversare dalle circostanze che si delineano sul mio cammino. Il gioco sta nel riuscire, ad un certo momento, a portare fuori l’idea senza diventare l’idea stessa.
9) Prossimi progetti?
SA/MP- Prossimi progetti di 4hands sono: a settembre 2020 una mostra a Bruxelles presso la Fondazione Piemonte, con data da definirsi, causa emergenza Covid 19. mostra che avremmo dovuto fare a maggio poi rimandata. Una mostra alla Casa della Cultura a Villa de Sanctis a Roma entro dicembre e a novembre a Cagliari presso il Liceo Statale Fois, con una mostra che rimarrà tre mesi e incontri laboratorio con gli studenti.
10) E per terminare…cosa vorreste cambiare nel mondo dell’Arte contemporanea e cosa vorreste lasciare …e perché?
SA -Personalmente posso cercare di migliorare me stesso, di creare con sincerità . Spero di poter dare al mondo ciò che sento con tutta l’onesta possibile.
MP- Si penso che bisogna cercare il più possibile di continuare questa strada con devozione, dedizione, impegno, serietà e non fare caso a chi da anni nel nostro Paese ha cercato di rendere l’arte, un supermercato pieno di prodotti di bassa qualità, animato a volte da personaggi che giocano il ruolo dell’artista, dove il confine tra essere o non essere è solo una questione di cifra, rimanendo nella comfort zone a vita e cercando di cogliere solo il lato mondano e modaiolo dell’ambiente artistico. Tutte cose dalle quali, un vero artista, sa bene di dovere fuggire. Insomma l’eterno dilemma tra essere ed apparire.
Only Sheets on the Wall – 4Hands di Monica Pirone, Sergio Angeli e Elina Chauvet
Dal 11 giugno al 11 luglio 2020
a cura di Michela Becchis
Testi di Fabio Benincasa, Giorgio De Finis, Claudia Quintieri
Ingresso libero – info : 4hands.pironeangeli@gmail.com – museocivico@comune.marino.rm.it
E’ curatrice indipendente, art Advisor e consulente di marketing management culturale internazionale. Da oltre 20 anni e progettista culturale di eventi legati all’arte contemporanea con una particolare attenzione a spazi inconsueti, e alle interazioni con altre arti. Come project manager ha un’approfondita conoscenza dei diversi processi implicati nella pianificazione, coordinamento ed attività per grandi eventi dall’organizzazione, curatela, ricerca, alla redazione testi e cataloghi. Ha creato e curato oltre 50 rassegne, mostre personali e collettive, installazioni ed interventi in spazi pubblici in Italia.