Villa Torlonia – un parco di 13 ettari su via Nomentana, al numero 70, il cui nome viene da una delle più ricche famiglie romane che ne aveva acquistato la proprietà dai Colonna nel lontano 1797 – è stata tra il ’25 e il ’43 del secolo scorso la residenza ufficiale di Benito Mussolini e della sua famiglia per gentile concessione dell’ultimo successore dei Torlonia, il principe Giovanni, con un affitto annuale simbolico di una lira.
Dal ’40, con l’entrata in guerra dell’Italia, furono qui realizzate in sequenza tre strutture blindate antiaeree per proteggere l’allora Capo del Governo dai possibili bombardamenti anglo-americani.
Il primo rifugio in ordine cronologico è stato ricavato a metà del 1940 da una cantina per il vino dei Torlonia vicino al Teatro. Gli angusti locali furono dotati di un’uscita d’emergenza con scaletta in un pozzo e di un’altra verso il Campo dei Tornei. La cantina fu attrezzata con porte blindate antigas e un sistema di filtraggio e rigenerazione dell’aria azionato a manovella (tuttora parzialmente conservato). Il rifugio, però era distante dal Casino Nobile (dove risiedeva il duce con la moglie Rachele e i due figli). Vi si entra dal giardino di fronte al teatro che Mussolini aveva adibito a cinema – «”l’arma più forte dello Stato» – percorrendo una stradina in discesa di circa venti metri sotto il lago, che riproduce la forma frastagliata di quello prosciugato del Fucino, e inoltre gli esperti lo giudicarono una “trappola” per via dell’insufficiente copertura superiore, costituita solo da pochi metri di strato tufaceo. Infatti, durante gli allarmi notturni, Il duce e i suoi familiari neppure ci volevano entrare. Aspettavano davanti all’ingresso il suono delle sirene che avvisava del cessato pericolo. insomma non ci si poteva accontentare di una cantina travestita da rifugio. Dunque fu chiesto un vero rifugio.
Il secondo rifugio fu quindi realizzato nel 1941 sotto la sala centrale della stessa casa padronale, il Casino Nobile, negli scantinati dove erano ospitate le cucine e l’impianto di riscaldamento a carbone. Per garantire il massimo della efficacia la sala venne rinforzata con centoventi centimetri di cemento armato. Avrebbe potuto resistere, promisero al duce, anche a bombe di una tonnellata. Anche questo rifugio fu dotato di doppie porte blindate antigas e di un sistema di filtraggio e depurazione dell’aria, di cui sono ancora visibili i condotti di distribuzione.
Ma ancora non bastava. Nell’ottobre 1942, dopo i bombardamenti di Torino, Milano e Genova, Mussolini decise che a Villa Torlonia occorreva un vero e proprio bunker. Per realizzarlo vennero chiamati i vigili del fuoco del Comando di Roma. AL bunker si accedeva con una scala dal piano seminterrato del Casino Nobile ed era dotato di altre due uscite di emergenza: in un pozzo e nel parco. Questa struttura – con un progetto senza dubbi all’avanguardia di cui però non è stato possibile rintracciare documentazione alcuna – non fu mai utilizzata perché i lavori non erano ancora terminati il 25 Luglio 1943, data in cui Benito Mussolini fu destituito e arrestato.
Il bunker e il rifugio del Casino Nobile sono stati recuperati e aperti alle visite per la prima volta nel 2006 dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali. In seguito, però, sono stati chiusi per la presenza di gas Radon. Un problema che è stato risolto con interventi di bonifica e aerazione.
Nel 2012 la Sovrintendenza ha indetto un Bando per “interventi d’indagine e valorizzazione dei bunker di Villa Ada Savoia e Villa Torlonia”. Per Villa Torlonia quindi è stato selezionato il progetto presentato dal Centro Ricerche Speleo Archeologiche -Sotterranei di Roma. Con questa Associazione la Sovrintendenza ha stipulato una convenzione che ha permesso lo studio e la riapertura delle suddette strutture.
Per Info:
Associazione Sotterranei di Roma
www.sotterraneidiroma.it
info@sotterraneidiroma.it
Tel. +39 328.9026924
Per le visite al Bunker di Mussolini:
bunker@sotterraneidiroma.it
Tel. +39 347.3811874
[codepeople-post-map]
Valeria Tomasulo è nata a Melfi nel 1983 in provincia di Potenza (Basilicata).
Valeria si è laureata in lingue alla triennale di Napoli, ha poi concluso gli studi in Lettere e filosofia all’università La Sapienza di Roma con specializzazione in teatro e cinema.
Vive a Roma ormai da circa 10 anni. Dopo 3 anni circa di apprendistato-lavoro in teatro, svolge oggi la professione di fotografa e video maker.