“Panta rei” diceva il greco Eraclito, “Tutto scorre”: il divenire e il cambiamento. Eppure per comprendere questa eterna verità c’è un modo ancora più efficace che citarla in un discorso, come si fa sempre. Questo modo è camminare, per ore, lungo le rive di un fiume e non abbandonarle mai, perché il sentiero le costeggia con fedeltà quasi non volesse tradirle.
Passeggiare con il fiume dunque, scorrere lungo il paesaggio insieme alla sua acqua, andare nella sua stessa direzione. Il Marta allora, col suo nome amico, diventa un compagno di viaggio, con cui discorrere di tutto e di niente. Con cui appurare, come se non lo sapessimo, che nulla è stabile e che oltre noi c’è sempre un mare in cui perdersi per sempre.
Il percorso
Da Piazza Umberto I di Marta andiamo verso il lago e giriamo a destra costeggiandolo (Giardini Pubblici Geniere Damiano Previtali). Arriveremo così ad incontrare il fiume Marta (a questa altezza alcune chiuse del fiume ci ricordano insieme a Dante un aneddoto del luogo, Foto) e lo seguiremo sulla riva destra. Esso sarà il nostro compagno di viaggio fino a Tuscania, destinazione finale.
Dopo breve attraverseremo la strada delle automobili e vedremo che da qui parte un sentiero sterrato. Si giunge così al Giardino della Cannara (foto) e dopo breve si incontra la strada provinciale martana che va presa a sinistra per circa 500 metri, dopodiché, all’altezza di un casaletto abbandonato (foto) e di un cancello che introduce ad una bella villa sopra la collina, giriamo a destra (cartello agriturismo I Pontoni).
Nei pressi della cartiera (foto) il Marta si inforra e scorre più veloce, producendo rapide suggestive. Arrivati all’azienda agricola (foto) la nostra strada svolta a destra in salita e scollina, finché si giunge ad un piazzaletto con un pannello informativo dove è piacevole sostare e che presenta, dopo qualche metro, un ponticello sulla sinistra, che non dobbiamo attraversare.
La strada, più avanti, si biforca e noi giriamo a sinistra, sempre lungo il fiume Marta. Dopo un buon tratto ci allontaneremo un poco dalle rive e vedremo, da un colle, un ampio paesaggio: a sinistra la caldera del Lago di Vico, Viterbo, San Martino al Cimino e poi i Monti della Tolfa. La nostra strada è bella e lunga, attraverso pascoli e colline lievi. Quando giungiamo di nuovo alla martana (strada delle macchine) la prendiamo a destra per pochissimi metri e poi giriamo a sinistra per l’Agriturismo il Castellaccio.
Dopo questo agriturismo ci sono, a sinistra, le cascate di Salumbrona. Consiglio di chiedere ai proprietari di lasciarvele vedere (ci sono i cani ed è altrimenti pericoloso) perché sono un vero spettacolo (foto).
Andando sempre dritti trovate un cancello (che dovrebbe essere sempre aperto) e che va oltrepassato, per poi girare a destra all’altezza di una struttura della centrale idroelettrica (foto). Proseguendo per il facile ed evidente sentiero giungerete a Pian di Mola, area archeologica etrusca e sulla collina adiacente è possibile intravedere la Tomba del Dado (foto).
Superato il ponticello asfaltato sul torrente Maschiolo potrete visitare, con una deviazione a sinistra (e dopo il ponte ancora a sinistra) l’area archeologica delle Scalette. Andando invece a destra, attraverso una strada secondaria, si giunge nell’abitato di Tuscania e ad accogliervi l’antica via Clodia (foto).
Ammappato il 27 marzo 2014 da Gli Eraclitei
– Maggiori informazioni su : http://www.ammappalitalia.it/marta-tuscania/#sthash.BGClGc6y.dpuf
Marco Saverio Loperfido nasce nel 1976 a Roma, dove si laurea in filosofia presso l’Università La Sapienza.
Nell’ambito del più ampio progetto “Ammappa l’Italia” , di cui è cfondatore, Marco, nella primavera del 2014 intraprenderà un cammino per gli antichi borghi collinari della Tuscia, passando attraverso tutti i 60 comuni della provincia di Viterbo, in meno di 80 giorni (marzo-aprile).
Il giro della tuscia in 80 giorni al fine di promuovere il territorio e il progetto di archiviazione web dei percorsi a piedi italiani. Liniziativa ha il Patrocinio della Regione Lazio.
Questa idea nasce dalla scommessa che tutto il territorio italiano sia attraversabile a piedi, senza macchina, senza nemmeno prendere un treno o un bus, semplicemente percorrendo strade sterrate, tratturi, mulattiere, sentieri veri e propri, fino a qualche decennio fa ancora frequentati e usati dai contadini e dai viaggiatori di tutte le nazioni.