Sarà aperta per un mese (dal 16 novembre al 15 dicembre 2019) la mostra Po(P)rtraits Show che propone una selezione di opere realizzate da omino 71 ispirate alle tracce dei dischi proposte dal nuovo spazio dedicato ai vinili, Electrovinyl Corner all’interno dell’hub Contemporary Cluster nel cuore della capitale. La mostra, curata da Dario Pellegrino e Giacomo Guidi, propone un dialogo tra le opere dell’artista e i preziosi oggetti di design presenti nei locali di Palazzo Cavallerini, attraverso un percorso espositivo proposto in tre diversi ambienti.

Cinquanta opere realizzate per dar espressione alle tracce incise su vinili storici, che rimandano a icone della musica anni ‘60 – ’90 per un evento che consente di ripercorrere la storia della musica di quegli anni in modo ironico e divertente. Ne parliamo con l’artista omino 71 e Dario Pellegrino, ideatore del progetto Electrovinyl Corner.

Come è nata l’idea di fare questa mostra?
omino 71 – Dario mi ha contattato per verificare la possibilità di creare un evento espositivo per il progetto Elctrovinyl, in linea con la mia produzione e con l’offerta del Vinyl Corner che si era appena inaugurato. Già dal primo incontro abbiamo capito che era possibile lavorare insieme data la comune passione per la musica e per l’arte visiva, che sono gli elementi distintivi del vinile rispetto agli altri supporti per la riproduzione musicale. L’idea che ci è venuta è stata quindi quella di collegare un disco ad ogni opera esposta e comporre così una immaginifica playlist per un evento espositivo che dal 16 novembre al 15 dicembre riempirà gli spazi “hall”, “mezzanine” e “cave” del Contemporary Cluster.

Dario Pellegrino – Po(P)rtraits nasce dall’esigenza di esprimere in modo organico, la natura di due discipline : La Neo-Pop e la Musica. nella loro semplicità, creatività ed evoluzione in un ambiente cosi antico ma nello stesso tempo contemporaneo della galleria d’arte Contemporary Cluster, rappresentando, Il legame tra arte e musica che è assolutamente indissolubile. A documentarlo poi, ci pensaranno i pezzi unici attraverso l’esposizione e, un party inaugurale tutto al vinile. Vedranno fenomeni musicali degli anni 60/90 e delle relative sottoculture nella produzione di Omino71, trasformando, reinterpretando e celebrando le super icone della cultura pop. Maschere vs throw-up, tra #MickeyMouse, #AndyWarhol e le rock-star del vinile da #DavidBowie ai #MassiveAttack, passando per i #Bauhaus. Una immaginifica track-list che crea il filo conduttore con il Vinyl Corner Electrovinyl Corner.

Come avete scelto la combinazione tra i dischi e le opere… Cosa vi ha ispirato?
omino 71 – Per fare gli abbinamenti tra le opere e i dischi, ho disegnato una vera e proprio mappa concettuale nella logica narrativa del “ready fake”, partendo dal mio nome “omino71” a cui da tempo aggiungo il titolo di “nonstreetartista”, che è una citazione/rielaborazione del “non musicista” di Brian Eno, inteso come un artista tecnicamente privo di competenze ma forte del suo genio creativo. La narrazione è arrivata da se, è bastato mettere sul piatto “Before and After Science”, leggere tra le note di copertina che “By This River” è stata composta insieme a Moebius e Roedelius, cioè dal duo tedesco dei “Cluster”, il cui album d’esordio è stato “Cluster71”, insomma era già tutto scritto… Seguendo la carriera di Eno ho trovato un filo tra le mie opere e alcuni tra i dischi più iconici della cultura pop-rock, in una serie di nessi, coincidenze e narrazioni impossibili, dove a volte il collegamento è immediato, addirittura dichiarato, altre più sottile, legato alla genesi produttiva delle opere, insomma è un stato un vero e proprio viaggio che vi invito a rifare con me, quasi una caccia al tesoro dalla quale forse scopriremo che Andy Warhol non era solo la star della pop-art ma anche lo spirito iniziatore della cultura punk.

Arte e musica uniti attraverso il vinile. Cosa rappresenta per te il vinile?
omino 71 – Te la racconto con un aneddoto dall’infanzia. La domenica mattina a casa mia si celebrava un rito collettivo: si ascoltava la musica tutti insieme. Mio padre accendeva il suo giradischi automatico che consentiva di ascoltare in sequenza più vinili impilati tra loro, in una specie di playlist ante litteram alternava un disco suo (da Adriano Celentano ai Pink Floyd) e un disco nostro, cioè mio e dei mie fratelli (dalle canzoncine dello Zecchino d’Oro alle sigle dei cartoni animati), così ognuno si sorbiva il gusto dell’altro e imparava qualcosa di nuovo. Durante l’ascolto ci passavamo di mano le copertine, guardavamo le figure, leggevamo i testi degli inserti e forse così, grazie al vinile, oltre ad allenare l’orecchio, ho imparato a leggere e soprattutto a scarabocchiare ricopiando i disegni delle copertine. 

Perché venire a vedere la mostra?
omino 71 – Perché offre una vasta panoramica della mia produzione, cinquanta opere tra tele, tecniche miste, dischi in vinile, skateboard e art toy, tra pezzi di repertorio e inediti realizzati ad hoc per questa mostra che viene ospitata in uno degli spazi più belli della capitale.
Perché il Vinyl Corner è pieno di dischi belli.
Perché vi abbiamo riservato una sorpresa nello spazio “cave”, cioè nel piano sotterraneo di Contemporary Cluster, ma essendo una sorpresa non posso dirvi niente di più.

Dario Pellegrino – Solo la Neo-Pop di omino71 vale la pena scoprirla e per chi conosce l’artista Romano, un motivo in più per emozionarsi di nuovo. I Colori, le forme e naturalmente la musica sono gli elementi essenziali di questo progetto, cui tengo moltissimo. Mi piace pensare, di poter trasmettere al pubblico la stessa intensità emotiva che provo quando un progetto prende forme e lo vedi realizzato, far conoscere alle persone la creatività che si nasconde dietri le menti “malate” di noi artisti e naturalmente vivere una serata diversa e molto europee, sia per la favolosa location nel centro storico di Roma, sia da tutto quello che la caratterizza.

Vinile Sì – Vinile no… Perché?
omino 71 – Si perché si! Lo ammetto sono un collezionista, ho tutti i 45 giri degli Smiths e tutto quello che è stato stampato dei Cure, compresi le edizioni sudamericane con i testi in spagnolo, ho ereditato la collezione di dischi di mio padre e non ho mai smesso di alimentarla, ascoltando e comprando dischi nuovi e usati, anche quando nessuno li voleva più, deriso dagli amici che cestinavano collezioni intere di dischi per passare ai più comodi cd, fino alla musica liquida usa e getta, che ascolti oggi e domani l’hai già dimenticata. I motivi sono tanti, potrei decantare le qualità delle registrazioni, dal calore del suono riprodotto dai solchi, tutte verità sacrosante da vero audiofilo, ma poi si finisce a parlare di puntine, bracci, piatti, impianti hi-end e si perde l’essenza, cioè il valore intrinseco del vinile come oggetto che racchiude in se diversi elementi: i brani da riprodurre con la giusta cura, l’artwork della copertina e degli inserti, i testi integrali delle canzoni, le note di copertina, insomma stiamo parlando di vere e proprie opere d’arte.

Dario Pellegrino – Parto da una frase: l’unico modo per possedere fisicamente la musica è quello di comprare vinile, e per me è una cosa bellissima. Indubbiamente sono affascinato dalla technologia e la sua rapida evoluzione e scoperta di nuovi strumenti per la musica e il suo ascolto, ma secondo me, il vinile è uno strumento a parte, lo considero come una delle 7 meraviglie del mondo, nulla potrà soppiantarlo.

Qual è il tuo pezzo preferito all’interno della mostra, e perché?
omino 71 – Tutte le opere esposte sono figlie mie, quindi è difficile sceglierne una tra le altre. Però te ne posso citare un paio inedite che hanno avuto una vita loro, prima ancora di diventare una opera di omino71.

“MoroDerMaus” l’ho realizzata dipingendo sulla copertina del 45 giri di Giorgio Moroder che ho ereditato da mio padre, quindi lo considero un tributo a chi mi ha introdotto alla vita, nonché alla passione per la musica e l’arte.

“Sad Smurfs” invece l’ho creata direttamente su un vecchio poster dei Cure che ho comprato più di vent’anni fa ad un concerto a Firenze (dove andavo spesso per comprare i dischi da Contempo, un negozio cult per tutti i vinilmaniaci) e che ho tenuto appeso in tutte le mie case, trasloco dopo trasloco, logorandolo talmente tanto che trasformarlo in una opera è stato l’unico modo per conservarlo e dargli una nuova vita.

Dario Pellegrino – Difficile sceglierne una, una playlist che dovrebbe avere chiunque sia appassionato di muisca e vinile. Scelgo: Moro Der Maus / Giorgio Moroder “From Here to Eternity” 1977. Sono molto legato a Moroder, fonte d’ispirazione, innovativo e influente nell’ambito della musica elettronica e della disco music, soprattutto quando ho iniziato a pensare e organizzare eventi a Roma.

Cosa vorreste trasmettere e lasciare con questa iniziativa?
omino 71 – Come ogni altra esposizione lascio un pezzo di me, del mio immaginario e delle sue tre possibili chiavi di lettura: quella dichiarata, quella intima e quella lasciata alla libera interpretazione del pubblico, che è sempre differente per ognuno. In particolare, come suggerisce il titolo, “Po(p)ratraits” è una collezione di icone della cultura pop, realizzate nelle mie due tipiche modalità: “super maschere” versus “throw-up”: da Mickey Mouse a Andy Warhol passando per David Bowie, Bela Lugosi e Donald Trump, una serie di ritratti inediti e di repertorio che per l’occasione ho abbinato a una selezione di dischi fondamentali, da “I Wanna Be Your Dog” degli Stooges a “Killing in the name” dei Rage Against The Machine” passando per “Planet Rock” degli Afrika Bambaataa con il campionamento dei Kraftwerk… in altre parole “tanta roba”.

Dario Pellegrino – Il progetto Electrovinyl, nasce dal desiderio di regalare al pubblico, un nuovo modo di vivere la musica, in grado di tessere uno stile in cui esperienza e qualità si fondono. Un concept mentale e sensoriale che si rinnova e si rigenera, strizzando l’occhio e uscendo fuori dai soliti stereotipi.

E se guardiamo al futuro…
Cosa è il Vinyl corner: nato da poco cosa prevedi per il futuro?
Dario Pellegrino – Nel cuore del centro storico di Roma, all’interno della galleria d’arte di Palazzo Cavallerini Lazzaroni, Contemporary Cluster, tra arte, architettura, design e mixology bar, proponiamo all’ospite, un mix di DISCHI nuovi e usati, rari e da collezione che spaziano dalle sonorità Jazz, Indie, Pop, Deep, House, Techno, in tutte le sue sfaccettature. Durante la stagione artistica, inviteremo il nostro pubblico a partecipare a una serie di “hallmark events” eventi di qualità, manifestazioni in grado di abbracciare la Cultura Musicale e l’intrattenimento serale con mix DJ, talk, presentazioni discografiche e letterarie, mostre espositive in simbiosi e da contorno al “microsolco”con musica selezionata e non contaminata. Un Vinyl corner dal tocco contemporaneo, uno spazio da vivere come un vero e proprio rifugio in cui perdersi dalle continue richieste della quotidianità, dal caffè mattutino al tè pomeridiano, per proseguire fino a tardi durante gli eventi in programma in galleria.

Nei tuoi progetti per il futuro incontreremo ancora il vinile?
omino 71 – Sicuramente ci saranno altre occasioni per lavorare con il vinile e sul vinile e non sarebbe nemmeno una grande notizia, considerando che da sempre lo utilizzo anche come supporto per dipingere, pratica che condivido con centinaia di artisti da tutto il mondo che nel 2009 ho riunito nel progetto collettivo “Vinyl Factory”, vantando numerosi tentativi di imitazione, quasi come la Settimana Enigmistica.

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omino71
Nonstreetartista, nasce nel 1971 a Roma, città dove vive e lavora. Dalla fine degli anni novanta diffonde la sua idea di arte pop(olare) tra supereroi, santi e giocattoli in un “mash up” dalle tinte decisamente sature. Nella sua produzione alterna interventi in strada a un’attività espositiva che si riconosce nella corrente neo-pop. Dal 2011 omino71 opera in contesti istituzionali come il Museo di Arte Contemporanea, la Casa dell’Architettura e il Teatro Palladium di Roma; l’Istituto Italiano di Cultura di Rio de Janeiro, il Museo di Storia e Archeologia di Costanza, il Palazzo del Parlamento di Bucarest e il Museo di Arte Contemporanea di Sofia, senza mai abbandonare l’attività per gli spazi autogestiti più attivi della capitale (M.A.A.M., Urban Area, M.U.Ro., Muracci Nostri), vantando numerose collaborazioni artistiche a livello nazionale ed internazionale (Alessandro Mannarino, Cartoon Network, Emergency). I suoi lavori sono stati recensiti su diversi media nazionali (Sky Arte, L’Unità, La Repubblica, Corriere della Sera, L’Espresso, Il Messaggero, XL) ed internazionali (Le Monde, Time, CNN, Huffington Post), nonché su pubblicazioni di settore (Hi-Fructose, Exibart, ArtTribune), cataloghi e libri di arte (Lantana, Ultra, Bordeaux, Castelvecchi, Olmata).

Dario Pellegrino
Ideatore del progetto Electrovinyl corner all’interno del Contemporary Cluster Dario Pellegrino è un graphic designer e figlio d’arte. Dopo l’esperienza decennale nel mondo del cinema analogico e digitale, ripercorre gli insegnamenti del padre, nel mondo della moda e nello specifico nella serigrafia e dell’hand made, sempre alla continua ricerca del metodo migliore per comunicare, attraverso, l’organizzazione di eventi non contaminati, passando poi per “corridoi” virtuali in rete… fino ad entrare a far parte come responsabile social media marketing e progetti grafici prima, e poi responsabile e ideatore del progetto Electrovinyl corner, all’interno della galleria d’arte Contemporary Cluster.

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Di Arianna Pasquale

Parole, lingua e linguaggio, arte e le nuove tecnologie sono quel filo rosso con il quale mi diverto a tessere le mie giornate. Innovazione e sviluppo di nuovi orizzonti gli spunti che mi fa piacere incontrare. Giornalista, editor, copy writer e content media. Dopo la laurea in Filosofia del Linguaggio e della Mente a Napoli, mi trasferisco a Roma dove mi specializzo in comunicazione per il web e i nuovi media e per diversi anni sono caporedattore del mensile “Next Exit, creatività e lavoro” approfondendo temi di economia della cultura. Ho curato la pubblicazione di diversi progetti editoriali, tra cui Young Blood, annuario dei giovani artisti italiani, e RomaCreativa, per fare una mappatura dei creativi italiani nel mondo e nella capitale.

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