“#capitolosecondo” è il titolo del nuovo album del cantautore romano Mario Grande, disponibile da venerdì 8 novembre in tutte le piattaforme digitali pubblicato da MBC musica e distribuito da Pirames International. Nel disco convivono le due anime dell’autore: il pop più romantico e introspettivo che abbraccia il rock dall’anima ribelle e critica verso la società contemporanea. Un “secondo capitolo” che annuncia proprio il secondo album pubblicato dall’artista, ma anche una nuova pagina della sua vita personale che racconta intensamente nei testi.
Raccontaci la tua condizione di “figlio d’arte” unica nel suo genere e se il lavoro di tuo padre è entrato in qualche modo nella tua musica?
Ho cominciato a scrivere canzoni che ero davvero un bambino, quasi come se fosse una necessità. E’ stato un istinto naturale e credo che questa sia un po’ un’eredità che mi ha lasciato proprio mio padre che invece era un poeta. Diceva che per lui scrivere poesie era consolatorio e forse è quello che ho sempre provato anch’io scrivendo le mie canzoni. In particolare in questo album, c’è un brano “Il canto delle stelle” che mi è stato ispirato proprio da una frase di una sua poesia, una frase che ho voluto tatuarmi insieme ad alcune note di questa canzone.
Cosa c’è di Roma nella tua musica e nei testi del tuo ultimo album #Capitolosecondo?
Ci sono io che sono nato qui, che amo profondamente questa città da cui trovo continue ispirazioni.
Mi piacerebbe scrivere una canzone su Roma ma tante bellissime canzoni le sono già state dedicate. Se lo farò il testo sarà destinato a chi viene qui per la prima volta… gli scriverei: “…Benvenuto a casa” perché Roma è davvero “città aperta” e qui nessuno è uno straniero.
Com’è stato lavorare con tutti i musicisti che hanno collaborato al disco?
E’ un lavoro che è durato per qualche anno. All’interno dello stesso album convivono produttori e mondi diversi. C’è il mondo di Marco Rinalduzzi che è una colonna della nostra musica, una sorta di prezioso artigiano che produce e suona con una grandissima tecnica e sensibilità. C’è Tommaso Morrone che è una mia scoperta , un virtuoso… prevedo per lui un futuro importante soprattutto come autore di colonne sonore. E poi c’è Francesco Arpino che è uno dei più talentuosi produttori-arrangiatori del panorama musicale italiano, a lui ho affidato brani come “Immobile”, “Il nemico”, “Bandiera al vento”, “In qualche angolo di me” e “Il canto delle stelle”… il riscontro che stanno avendo queste canzoni mi conferma che è stato decisivo. A proposito de “Il canto delle stelle” è stata l’occasione per collaborare con un grande artista come Phil Palmer uno dei più importanti chitarristi a livello internazionale.
Come vedi la scena musicale di Roma?
Roma oggi è piena di piccoli locali che propongono musica live, il problema è che la nostra economia in difficoltà pesa anche su chi fa musica, in genere i compensi sono davvero molto bassi e spesso si richiede agli artisti di funzionare anche da “PR”… quindi non è importante cosa proponi o quanto sei bravo ma quante persone riesci a portare…
Quali sono i tuoi locali di musica dal vivo preferiti a Roma?
Non amo particolarmente quelli che propongono cover band… comunque in questo momento mi vengono in mente: “L’asino che vola”, il “Monk”, Il “Lian”, “Na cosetta”…
Colonne sonore, radio, discografia e perfino regia. Perché hai deciso di girare tu il video del singolo Immobile?
E’ il mio terzo videoclip da regista e in quelli precedenti ho sempre cercato di collaborare almeno alla sceneggiatura. Una volta, quando si ascoltava la musica, si chiudevano gli occhi e si liberava la fantasia. Suggestionati dalle parole e dalle melodie chi ascoltava immaginava…. raffioravano ricordi, prendevano vita sogni… oggi, che ci sono quasi sempre delle immagini ad accompagnare le canzoni, trovo giusto che chi ha composto e scritto il brano debba in qualche modo contribuire in modo creativo a quelle immagini.
Perché hai scelto proprio Villa Borghese come location?
Perché nel videoclip racconto la storia di un amore che non si ferma nemmeno di fronte alla barriera del tempo e Villa borghese, oltre ad essere uno dei posti più romantici della nostra città, ha una magia e un’atmosfera che ti portano davvero indietro nel tempo. Alla fine sono molto soddisfatto della scelta, quando mi è capitato di vedere le foto del backstage, dove compaiono anche gli operatori e qualche passante curioso, mi sembrano stranamente fuori contesto rispetto a me e al protagonista che indossavamo abiti degli anni ’30.
Delle tue eclettiche novità cosa pensi ti rappresenti al meglio?
La voglia di continuare a raccontare delle storie dove tutti si possono riconoscere. Nonostante la tecnologia e il web ci stiano portando in un mondo virtuale dove barriere e confini non esisteranno più la solitudine diventerà sempre più un problema sociale… la musica rimane un modo straordinario per socializzare ma soprattutto è una chiave per arrivare al cuore di chi ascolta e quindi per trasmettere grandi ideali di libertà e di uguaglianza.
Quali progetti hai in cantiere adesso?
All’inizio del prossimo anno comincerò a lavorare alla preparazione dei live, penso che con il mix di generi ed atmosfere contenuto in questi brani ci sarà da divertirsi e spero… emozionarsi.
La pubblicazione dell’album è accompagnata dal videoclip e singolo “Immobile” che vede l’artista anche dietro la macchina da presa in qualità di regista e sceneggiatore. Nelle parole dell’autore è descritta l’immobilità nell’aspettare qualcuno che forse non arriverà o non ritornerà mai. L’impossibilità del riuscire a superare il ricordo di un amore finito o semplicemente desiderato dal profondo. Le immagini, realizzate nella cornice di Villa Borghese a Roma, raccontano la storia di un uomo che “immobile nel suo amore” parte dal 1930 e, superando la barriera del tempo, arriva fino ai giorni nostri per incontrare e testimoniare alla sua amata l’esistenza di un’altra vita insieme e di un antico sentimento.
Jimmy Rabbitte, figlio di un fanatico di Elvis è nato a Dublino nel 1970. Laureato in sociologia, da sempre appassionato di musica, si diletta tra piccole band e collaborazioni giornalistiche. Vive a Roma da più di 15 anni e non si perde un concerto da San Lorenzo a Testaccio, dal Pigneto a Portonaccio.