Intervisto Valerio Giacone giusto prima della sua prossima mostra personale Romana Lucus. di Sveva Manfredi Zavaglia
Tuffiamoci nel mondo poetico e cromatico di Valerio Giacone dove si immagina un profumo di natura. Ci viene da ammirare l’espressione delle sue opere cosi intime, vissute, molto personali. Un espressionismo astratto dove le sue tele sono la rappresentazione di una visione sognante e sensibile che astrae la realtà esteriore. Un’ estetica romantica con lampi di luce. Tecnica mista su legno, ferro carta e tela recuperati con pennellate ampie, corpose e incisive.
Parliamo di Valerio Giacone….
– Valerio, raccontaci del tuo percorso artistico…come e quando è nato questo desiderio?
La necessità di esprimermi attraverso il disegno nasce sin da bambino e si affina con il tempo. Questa spinta artistica si trasforma e si nutre di anni di vita fino ad approdare al linguaggio pittorico e scultoreo. Per scultura mi riferisco piuttosto alla rielaborazione della materia di scarto, sia scarto industriale che di natura.
– Come esprimi il tuo amore per la natura?
Lo esprimo in ogni azione, pensiero e sentimento.
Nell’azione manifesto il mio amore per la natura cercando di rispettare me stesso e gli altri, il pianeta in cui vivo, minerale, vegetale, animale, umano che sia. Il rispetto agito passa per un pensiero critico nei confronti dell’attuale società capitalista e consumista, scarsamente rispettosa, in primis, dell’Essere Umano. Essere ecologista significa prima di tutto curarsi del prossimo; quindi, avere a cuore l’aria che respiriamo, il cibo di cui ci nutriamo, gli abiti che indossiamo, le case che viviamo, la terra su cui ci muoviamo e tanto altro. Azione e pensiero sono definitivamente mossi da un sentimento di devozione nei confronti di me e dell’altro da me, da un’idea di sacro che cerco di tenere saldamente al mio fianco. Rivedere me stesso in ogni essere rappresenta un grande nutrimento e stimolo per una paziente crescita spirituale.
– Ti senti vicino un po’ alla filosofia esistenzialista?
Non conosco profondamente la vasta corrente esistenzialista ed è difficile dedicare poche righe a una domanda così ampia. Posso solo dirti, in modo semplicistico, che mi sento vicino a questa corrente filosofica nei suoi assunti iniziali (Kierkegaard, Heidegger). Di sicuro non condivido le sfumature nichiliste che poi assume con Sartre e altri.
– Parliamo della tua tecnica e dell’utilizzo della cera d’api?
Non avendo seguito un percorso classico da liceo artistico ed accademia, mi considero un neofita sotto tanti punti di vista. Mi piace modellare la tecnica rinnovandola continuamente e rendendola funzionale al lavoro del momento. La precarietà è una scelta voluta ed è alla base del mio processo artistico perché ritengo che precarietà e continua trasformazione siano Vita. Per questo non bado alla durevolezza dell’opera; sono piuttosto interessato all’eternità dell’azione, all’effimero. L’utilizzo della cera d’api è congeniale a tutto questo. La cera è un elemento organico che sente e si trasforma in funzione del clima, della luce e degli agenti con cui entra in contatto. Inoltre la cera è un concentrato di amore fortissimo. Basti pensare che nasce dalla trasformazione del polline, frutto dell’organo riproduttivo di una pianta. Per questo ringrazio sempre le meravigliose amiche api, fidate collaboratrici nel mio lavoro.
– Materia e luce nelle tue opere…un equilibrio sottile in una continua ricerca?
Credo che uno dei ruoli di ogni Uomo Artista sia quello di portare luce nella tenebra. Oggi, come mai, in un’epoca dominata da un forte slancio materialistico, questo ruolo diviene doveroso. Spiritualizzare la materia.
-La tua pittura assurge a strumento di rispecchio sociale?
Se una rosa sboccia stai pur certo che quelle intorno seguiranno quell’inno alla bellezza. Gandhi diceva: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”. E così funziona per l’Arte e la Bellezza in genere. Abituando le persone alla Bellezza son convinto che si operino grandi lente rivoluzioni.
-Dipinti, disegni o libri di artista…cosa ami di più realizzare e perchè?
Amo ogni espressione artistica che il mio spirito, in ogni momento, elegge.
-Parlaci della tua prossima mostra Lucus?
Lucus viene dal latino e assume il significato di bosco sacro. La mostra è la sintesi di una ricerca su questo tema. Non direi molto altro. Ho piacere che le persone si lascino portare da un sentimento di meraviglia nella fruizione delle opere in mostra. Poi ci metteremo anche le parole. Poi.
-I tuoi pensieri e le sensazioni più intime?
Potrei dirtele se non fossero tali.
-Cosa vuoi trasmettere al pubblico?
Nulla. Invece voglio che il pubblico mi dia indietro quello che ha vissuto conoscendo il mio lavoro. Forse è l’aspetto che amo di più nella mia idea di fare Arte. La relazione.
-I tuoi progetti futuri?
I progetti imminenti sono due. Una mostra personale dal titolo “Solve et coagula” che si terrà nel chiostro di San Domenico, all’interno del Museo della Carta di Fabriano, a partire dal 27 maggio; una residenza artistica all’interno del festival “Nottenera 2016”, quest’anno con tema Alberi, che si terrà ad agosto a Serra De’ Conti, sempre nelle Marche. E poi continuare a seguire i miei maestri verdi.
-Per terminare, io chiedo sempre a gli artisti che incontro…Valerio crea una domanda che nessuno ti ha mai chiesto (e che tanto avresti voluto sentirti domandare) e risponditi….
Tantissime domande e pochissime risposte…grazie!
Lasciamoci quindi trasportare dalle opere quali dipinti, disegni e libri di artista in mostra a Roma dove Valerio Giacone vive e lavora. Nei suoi dipinti si intravede la metafora della vita moderna e una grossa ricerca interiore. L’esposizione è come un viaggio dentro un mondo sacrale di pensieri e sensazioni.
Mostra personale d’arte contemporanea del pittore Valerio Giacone dal titolo LUCUS a Roma in mostra dal 7 maggio al 10 luglio 2016.
Opere in pittura e tecniche miste, disegni e libri d’artista presso la Galleria d’arte FABER
La mostra LUCUS è il cuore di un ciclo espositivo dedicato al tema “Vita-Uomo-Natura” che comprende gli eventi: Siamo alberi, ex centrale elettrica di Gemmo, Lugano – Solve et coagula, Museo della carta, Fabriano.
Valerio Giacone (Roma 1976)
Lavora in Italia (galleria Arena, Reggio Calabria; galleria Faber, Roma) e all’estero (Kunstmassnahmen, Heidelberg). Collabora da cinque anni con la galleria Faber, dove si è fatto conoscere al pubblico con la serie “Rottamati”, le esposizioni “Equilibri” e “Alle origini il fuoco” (catalogo INSIDEART, Guido Talarico Editore). Nel 2013 presenta a Roma la mostra personale dal titolo ” Verso casa” e nel 2015 espone la serie “De costruzione” in collaborazione con lo scultore Jacopo Mandich.
www.valeriogiacone.com
Galleria d’arte FABER
Via dei Banchi Vecchi 31 , Roma
www.galleriadartefaber.com
Tel: (+39) 06 68808624
dal Martedì al Sabato ore 10:00-19:30
Domenica su appuntamento.
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E’ curatrice indipendente, art Advisor e consulente di marketing management culturale internazionale. Da oltre 20 anni e progettista culturale di eventi legati all’arte contemporanea con una particolare attenzione a spazi inconsueti, e alle interazioni con altre arti. Come project manager ha un’approfondita conoscenza dei diversi processi implicati nella pianificazione, coordinamento ed attività per grandi eventi dall’organizzazione, curatela, ricerca, alla redazione testi e cataloghi. Ha creato e curato oltre 50 rassegne, mostre personali e collettive, installazioni ed interventi in spazi pubblici in Italia.
Errata corrige. L’opera sopra visualizzata è stata pensata e creata dallo scultore Jacopo Mandich.