Incontriamo a Roma l’artista Filippo Gregoretti. Ha lineamenti marcati e gli occhi che brillano quando lo incontro, è appena tornato da Londra dove ha vissuto gli ultimi due anni. E’ tornato a Roma dove ci mostra 88 (Ottantotto), l’album del suo esordio da solista come pianista e compositore.
Filippo Gregoretti è un uomo di mondo e un artista a tutto tondo, un viaggiatore che trae ispirazione dalle sue numerose esperienze.
E’ cresciuto in Italia, a Roma in una famiglia romana immersa nell’arte. Possiamo quindi considerarlo un figlio d’arte: suo padre regista e scrittore, e sua madre agente stampa per teatro e cinema. Molto probabilmente proprio l’ambiente eclettico in cui è nato lo ha portato a scoprire, già in tenera età, diverse forme d’arte.
Filippo fin dai primi anni di vita dimostra una forte passione per la musica tanto che inizia a suonare il pianoforte ad appena 5 anni, e con questo segue un percorso da autodidatta, costruendo con lo strumento una relazione istintiva e inconscia. Successivamente si avvicina all’organo Hammond e al pianoforte elettrico. Da adolescente suona e disegna ma s’interessa anche di arte digitale.
Si diploma al liceo artistico di Roma. Dopo il liceo viaggia e vive per l’Europa, torna in Italia per proseguire gli studi all’Accademia di Belle Arti. Durante quel periodo Filippo fonda i CONTROMANO, una giovane band rock-ska con pezzi ironici, politici, sociali e “demenziali” che vive un successo straordinario nell’ambiente della “contro-cultura” degli anni ’90, e diventa una vera e propria “cult band”. Filippo scrive musiche e testi. Pezzi come Rock’n’Rolla, Sparaje Pino, Condizione Pluff, 5 contro 1, e molti altri sono ancora leggendari per una generazione di italiani.
Negli anni Filippo ha sempre continuato a comporre per pianoforte, alternando armonie classiche e jazz a sognanti sonorità ambient, e nello stesso periodo lavora anche come illustratore e cartoonist, e come sperimentatore di avanguardie tecnologiche legate alla creatività, avendo la fortuna di girare il mondo per lavorare su progetti musicali e multimediali.
Qualche anno dopo Filippo si trasferisce a Pechino, dove rimane circa tre anni esibendosi come pianista. Negli anni a cavallo tra Roma e Pechino compone le musiche raccolte nell’Album “88” in uscita per la Right Recordings di Londra. L’album è stato realizzato con un metodo mai usato prima. Le tracce sono state registrate su pianoforte digitale grand-concert in midi. I file midi sono poi stati spediti a uno studio in Arizona per essere registrati su un Yamaha Disklavier Mark III acustico gran coda, con un motore midi montato sui martelletti. La registrazione è stata poi mixata in Italia e masterizzata a Londra.
La musica di Filippo è in bilico tra la classica, il jazz, e sonorità ambient.
“88” racconta un percorso di scoperta, crescita, sacrificio e consapevolezza, ispirato dall’incredibile atmosfera della Cina contemporanea.
Oltre 70 minuti di musica originale per pianoforte solo, sognante ed evocativa.
88- CD Track List
1. From Earth to Sky (6.56)
2. Tango with Sebastian (9:10)
3. Tsunami Dream (9:48)
4. Extinction Blues (12:10)
5. Metamorphosis (6:44)
6. A Sutra Wheel (5:51)
7. Song for an Absence (15:02)
8. Ninna Nanna (4:30)Il disco potete sentirlo su spotify:
O scaricarne una traccia da SoundCloud( https://soundcloud.com/rightrecordings/filippo-gregoretti-a-sutra-wheel/s-Wf1IL ) ed è disponibile su tutte le piattaforme, iTunes, Apple Music, Amazon, Google Music, ecc.
Intervista a Filippo Gregoretti
Che rapporto hai con la città Roma?
Adoro Roma (adesso). Confesso che l’ho odiata per un periodo. C’era un momento nella mia vita in cui mi sembrava che le cose importanti fossero i trasporti pubblici, l’efficienza, l’onestà della classe dirigente, la razionalità delle regole, e la generale civiltà. Cose che, come ben sappiamo, a Roma sono “particolari“. Poi dopo aver vissuto all’estero in posti diversi, dall’Europa all’Asia, mi sono reso conto di come questa città sia speciale. Ho capito che la cosa più importante per godere di un posto sia la bellezza e l’umanità. L’umanità che abbiamo a Roma è più che rara: un teatro continuo. Adesso, francamente, dopo aver vissuto in mezzo ad autobus in orario e servizi efficienti, ma con un diverso concetto di umanità, ho capito che preferisco di gran lunga la mia analogica, puzzolente, bellissima, adorata Roma.
Ci sono dei luoghi di Roma che ispirano la tua arte?
Praticamente tutti. Roma esercita su di me un fascino potentissimo. Anche le periferie degradate, che diventano però palcoscenico di teatri imprevedibili e psichedelici. In particolare mi colpisce, soprattutto la notte visto l’imbastardimento dovuto al turismo di massa, il Pantheon, dove ho avuto la fortuna di crescere e di “scugnizzare” da bambino, quando il centro di Roma era come un paesino. Pensa che noi giocavamo tutto il giorno – tutti i giorni – a calcio sotto il colonnato del Tempio di Agrippa, con la porta monumentale come porta. C’era il capolinea dell’autobus davanti al colonnato, e sulla piazza negozi normali, tenuti da persone normali. Un macellaio, una latteria, un negozio di arte sacra, un paio di bar semplicissimi e un pastaio. Adesso invece non è diverso da una qualsiasi zona turistica di Amsterdam, o Parigi, o Madrid… tolto il Pantheon naturalmente. Stessi negozi di souvenir cinesi per viaggiatori Ryanair in vena di spese pazze. Niente di male, per carità, ma certamente non è più il centro di quando ero bambino. Ma la notte… la notte… possibilmente fonda, e la mattina presto, il centro di Roma acquista di nuovo quella luce magica.
Come si è manifestata la tua passione per la musica?
Da bambino avevamo a casa un vecchio pianoforte, sul quale un po’ tutti i fratelli suonavamo. Io ero il più piccolo, e quello più tenace. Ho iniziato a suonare piccolissimo, probabilmente 3 anni, non ricordo, e diversamente alle storie comuni – dove da piccolo venivi costretto a suonare – io ero circondato da esclamazioni quali: “bastaaaa“, “aho la sai tutta?“, “e basta!“, “hai rotto!!!”, “quando finisci?“, ecc… quindi sono stato molto tenace! Poi, il pianoforte per me è stato psicoterapia e salvezza. Probabilmente la passione per il piano mi ha evitato una carriera da spacciatore, rapinatore o da terrorista.
Non è stata facilissima la mia infanzia e adolescenza, e nei momenti di difficoltà, mi siedevo al pianoforte e suonavo per ore, piangendo, e riuscendo a far fluire quelle emozioni che normalmente nascondevo dietro un’invulnerabilità fittizia. Senz’altro l’incontro col pianoforte è stato una grande fortuna. Per me suonare non è una tecnica, ma una seconda lingua: quella dell’inconscio.
Quando e come hai capito che comporre e suonare era quello che volevi fare nella vita?
In realtà non l’ho ancora capito. Ho avuto la fortuna di esercitare anche professionalmente tutte le mie passioni artistiche. Ho studiato da illustratore e cartoonist, e lavorato come tale per un po’ di anni. Poi ho scritto sceneggiature e racconti. Poi mi sono dato ai media interattivi. Ma la musica e il pianoforte sono stati costanti nella mia vita. Tutto ciò che facevo era sempre sostenuto dall’attività coi CONTROMANO e dalla mia attività solista. La mia passione profonda è comunicare e condividere emozioni. Con la musica mi viene facile, perchè basta che mi siedo al piano e stacco il cervello per lasciarmi guidare da quella parte più profonda di me. E mi capita di vedere persone piangere di commozione, come a volte capita anche a me suonando. Questo per me è bellissimo, ed è il senso che ha per me suonare. Ma succede solo quando riesco a uscire dalla mia mente, a superare le paure, l’ego, il giudizio, e lasciare fluire il divino, che è in me come in chiunque altro, e che entra in risonanza col divino in chi mi ascolta. A quel punto io non sono più nulla, solo un portatore, e la musica fluisce da sè. E’ la cosa che preferisco. Anche perché la mia musica non è “mia”, ma esiste nel cosmo, e io sono solo un passaggio affinché essa si manifesti.
Ora finalmente è uscito il mio primo disco solista, pubblicato dalla Right Recordings di Londra, dove è centrale solo il pianoforte e il flusso di emozioni musicali. Credo che questa condizione spaziale ed emotiva della musica venga espressa in pieno da “88”.
Quale musica hai ascoltato da piccolo e cosa ritieni sia stato importante per il germogliare del tuo talento?
Essere adolescente negli anni ’80 era veramente difficile. La musica faceva schifo, per non parlare di moda e mentalità. A 12 anni ero inorridito dai “paninari”, dai cosiddetti “tozzi2, e musica pop tipo Wham, Baltimora, I Righeira! Mio Dio, potrei andare avanti per ore… poi fortunatamente mi imbattei nella 4AD (etichetta musicale storica londinese) e nella musica dark/psichedelica inglese che mi diede speranza.
Diventai dark, poi punk, poi psychobilly, poi semplicemente uno scoppiatone… e fortunatamente ereditai una meravigliosa collezione di vinili anni ’70 da un cugino molto più grande che mi aprii un orizzonte… e lì capii che la mia musica era la psichedelia, il jazz, il funk, il progressive… il mio grande amore di gioventù furono il Banco del Mutuo Soccorso, e il loro meraviglioso terzetto: Darwin, BME e Io sono nato libero. Poesia. Poi si sono dati alle canzonette, ma hanno donato molto all’umanità in quei primi anni. Ero buffo, molto fuori dagli schemi: un punk con la cresta rossa, pieno di spillette sovietiche (regalate da mio padre, inviato con una delegazione di cineasti italiani nell’allora Unione Sovietica) che improvvisava al pianoforte psichedelia e musica classica…
Se la tua musica avesse un sapore..che sapore avrebbe?
Non mi provocare… rimango sempre l’autore dei contromano…
Quali sono i tuoi progetti per il prossimo futuro?
Al momento attuale è tutto in divenire… Mi sono appena sposato a Taiwan, e sono adesso a Roma con mia moglie, con cui vivevo già a Londra, per iniziare una nuova avventura.
Da una settimana è uscito “88” per la Right Recordings UK, e tra pochi giorni sarò a Londra per fare la promozione. Sono davvero felice per l’uscita di questo disco, e spero piacerà e potrà emozionare molte persone. Organizzeremo delle presentazioni con concerti in Italia. C’è tanto da fare quando esce un disco, soprattutto se non hai a disposizione costosi uffici stampa, ma sono davvero emozionato e farò del mio meglio.
Per il resto sto suonando con un gruppo storico di Roma, I Rakutrazo, geniali improvvisatori di space rock psichedelico ma molto restii ad esibirsi dal vivo. Chissà che il mio arrivo li stimoli a vincere la ritrosia. Inoltre sto già lavorando ai pezzi per un nuovo disco, e per il resto mi godo il tempo nella mia adorata, bellissima Roma, e gli splendidi compagni di viaggio che la vita mi ha regalato.
https://youtu.be/zMPunyUWQ_Q
Attualmente Filippo risiede tra Roma e Londra, dove continua a comporre e ad esibirsi dal vivo.
Sito web:
www.pippomusic.org
Canale Youtube:
https://www.youtube.com/user/pippomusic
Pagina Facebook:
https://www.facebook.com/Filippo-Gregoretti-Piano-Solo-113650592008758
Nasce a Roma nel 1995 ,dopo il liceo scientifico si iscrive alla laurea triennale in “storia e conservazione del patrimonio artistico” a Roma Tre.
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Articolo e intervista su RomeCentral (in italiano)
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