“ L’unica cosa che conta è continuare a porsi delle domande, tante domande”
Giuseppe Bertolucci ( 1947-2012 ) è stato Regista nel senso più ampio e libero del termine, di teatro, cinema, film narrativi, documentari, video teatrali e, Sceneggiatore. Fratello del noto al più ampio pubblico di cinema internazionale, Bernardo Bertolucci.
Il Festival a Roma dedicato al Maestro Cineasta dal 18 al 24 maggio gli rende omaggio di un atto dovuto, in quanto Giuseppe Bertolucci non si è mai posto in scena, al centro della scena, forse per il suo dono, quella capacità di guardare ogni scenario da una postazione sempre un po’ distante, sicuramente eccentrica e solitaria.
Il Festival propone quindi il suo cinema, il suo teatro, la sua televisione, i suoi molti titoli, rendendo parallelamente omaggio anche alle pellicole inedite, danneggiate e, quasi invisibili.
Una stesura di un programma senz’altro complessa data la vastità e complessità della produzione, una stesura talvolta dolorosa nello scoprire che tale patrimonio è a rischio di perdita: non si ritrovano pellicole, i suoi materiali e, di tante pellicole, quasi mai il materiale migliore.
Un paradosso quasi per un Presidente della Cineteca di Bologna per ben quindici anni dal 1997 al 2011, che tanto ha fatto nella rielaborazione e cura dei nostri cineasti, del ‘900 italiano.
Lui, in questo ruolo, seppure figura anche istituzionale, si è sempre posto a servizio, come un organismo vivente quindi non burocratico bensì di ricerca, scientifica, a servizio degli spettatori.
Il fìl rouge dell’opera portata al Festival è la centralità di una figura del nostro patrimonio culturale, che ha attraversato mezzo secolo di storia italiana con passo tanto discreto quanto sicuro del proprio percorso. Anche le sue regie teatrali non sono mai invadenti, sempre al servizio del testo, dell’attore, e ancora una volta del pubblico.
Quindi non cercheremo di rintracciare in lui alcuna sistematicità, tematica, metodologica, non la troveremo. Solo un backstage, quello sì, del vagabondaggio creativo, estetico ed intellettuale, delle questioni del suo tempo, le cui tracce ed indizi sono continuamente contrappuntati dal ? ( punto di domanda ) “quell’elegante segno grafico ricciuto che -quando non è forma dialogica controllante- non chiude, ma spalanca le porte dell’ignoto e della sorpresa ? “.
La sua opera rappresenta i registi, gli autori, cineasti e poeti del Novecento italiano, la propria passione drammaturgica, il suo essere dialogico con se stesso, con gli autori che riconsegna, e i suoi stessi attori, che cura, scopre, rivela e offre a quello spettatore che anela essere spettatore, nel fine ultimo di ricevere stupore e comprensione.
E ciò lo fa con grande completezza con Pier Paolo Pasolini, su tutti.
Il Festival si apre alle ore 20.00 di Lunedì 18 maggio 2015 al Teatro Argentina di Roma con la serata di inaugurazione istituzionale raccordata dalla presenza di Roberto Benigni che racconterà l’esordio di presa diretta del regista e della vis comica in lui individuata da giovanissimo con ‘ Berlinguer ti voglio bene ‘ ( 1997 ), di cui seguirà proiezione del film.
Un film racconto italiano, d’Italia, un capolavoro che racconta, rivelandolo, oltre al genio di Benigni “filmando Roberto avevo la netta sensazione di trovarmi di fronte a qualcosa di irripetibile ed unico“, una intelligente timelapse dell’Italia post-boom, decodificandone fragilità, disgregazione, spiazzante modernità che sradica. Sguardo d’autore seppur acuto sempre mite, però.
Da Martedì, i pomeriggi e le serate, con inizio proiezioni dalle ore 15.30, si dipaneranno tra il Teatro India e la Casa del Cinema -quest’ultima sempre con ingresso gratuito, con più di 30 titoli tra le sale Kodak, Deluxe e Volonté.
La Programmazione è contrappuntata da quattro titoli delle sue opere monologo ad intervallo preciso di produzione l’una dall’altra di dieci anni:
I primi due titoli in ordine cronologico di realizzazione: Cioni Mario (1975) e Raccionepeccui, poi Il Pratone del Casilino e ‘Na Specie de cadavere lunghissimo ( l’ombra del gatto che attraversa una strada di Roma il giorno dell’assassinio di Pasolini )…
Prima del 1975 in Italia c’eran Carmelo Bene e Dario Fo in Italia a dare forma a questa pratica di scena -sebbene esistessero sì i fini dicitori e i comici del cabaret-, all’estero Cocteau con La Voce Umana.
Una forma che non intende consegnare esercizi di stile dell’attore, il suo talento o virtuosismo tecnico, ma qualcosa di altro, qualcosa da prediligere per Giuseppe Bertolucci, che è il porre lo spettatore nella condizione prediletta di voyeur che come casualmente si imbatte in qualcuno che sta parlando, da solo, e pian piano può cominciare a spiarlo, per arrivare a comprendere, se stesso.
Una particolare attenzione va rivolta alla data del 24 Maggio / Giornata Pasolini / Sala Kodak dalle ore 16.00 film e documentari dedicati dall’Autore a Pasolini, le cui analisi sociologiche leggevano in filigrana, nel tessuto della società, l’identikit di qualcuno che poi, nella realtà, nella vita, lo silenzierà.
Il Curatore del Festival, Ignacio Paurici, ricorda con noi così Giuseppe Bertolucci:
“..fra i tanti suoi pregi, quello che amavo di più l’instancabile senso dell’umorismo, la sua finissima ironia, capace di spiazzare, tutti, indicando una strada nuova, inesplorata. Maestro di umanità, ed umiltà…”
La cornice dell’ Opera del Maestro Cineasta, sostenuta dall’Assessore alla Cultura della Regione Lazio, Lidia Ravera, ancora e di nuovo insiste sulla virtù dell’ironia “implacabile, leggera, puntualissima, rara risorsa degli esseri umani naturalmente straordinari e, la sua creatività: debordante, crossmediale, selvatica, libera da barriere ed etichette”.
L’atto dello scrivere ha un carattere, così le cose di cui si scrive. Lo stile utilizzato è il modo migliore per comprendere, profondamente, se si hanno cosedadire… Giuseppe.
Per il Programma del Festival www.festivalbertolucci.com
Per una preziosa mano che accompagni i neofiti di Bertolucci Giuseppe, la sua mano: COSEDADIRE, Edizioni Bompiani.
Redattrice, durante la sua prima parte di vita lavorativa – dalla laurea fino alla maternità – ha lavorato principalmente nel Cinema sia a Roma che Budapest come segretaria di produzione, assistente alla produzione, stylist, coordinatore di produzione, assistente al produttore, assistente personale della carissima Virna Lisi.
Inizia a Roma per la Intelfilm di Mario Mazzarotto; poi a Budapest mentre sviluppa il mercato italiano per Strawberry Films lavora come Responsabile Editoriale dell’Istituto Italiano di Cultura diretto dal …Caro Direttore Giorgio Pressburger, mentre per il Produttore Aron Sipos con Focus Film realizzerà alcuni dei suoi altri sogni lavorativi pur rinunciando ad uno, quello di offrire il suo volto ad un ruolo, all’immaginario sconfinato di un regista -e qui ne avrebbe da raccontare una storia…; di nuovo a Roma è Segreteria Esecutiva del Dott. Angelo Rizzoli in Rizzoli Audiovisivi Ltd.
Cristiana è incline all’eleganza di sostanza e forma, alla mistica legge e, all’ironia .
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