La nostra inviata francese Sarah Letice ha incontrato il maestro Massimo Nunzi, che ci concede questa interessante intervista:
Ci potresti parlare della tua formazione artistica?
Sono nato negli anni sessanta, ho iniziato la mia vita durante il boom economico italiano. Ho cominciato ad avere una percezione dell’arte attraverso la televisione italiana, che durante la mia infanzia e adolescenza svolgeva il ruolo di “servizio pubblico” diffondendo cultura … E’ stata quella televisione e la radio degli anni ’60 e ’70, che ha formato la mia sensibilità artistica. Questo avveniva attraverso sceneggiati televisivi, grandi varietà del sabato sera e trasmissioni di approfondimento che venivano fatto durante le trasmissioni per i ragazzi. Sul tuo teleschermo potevi conoscere personaggi come Pasolini, Calvino, Ungaretti, Gianni Rodari … Basta cercare su Youtube per ritrovare vere e proprie gemme di quegli anni.
Così, quando avevo sei anni, ho cominciato a suonare la tromba nel paese di origine della mia famiglia, Otricoli in Umbria, dove passavo le vacanze estive. Mio nonno suonava per hobby il trombone e pian piano ho cominciato a suonare con le bande dei suoi amici. Fu subito chiaro che probabilmente avevo un talento per la musica. Ho quindi iniziato il Conservatorio, ma non mi sentivo a mio agio perché avevo molta attrazione per il jazz. Negli anni ’70, molti musicisti classici non accettavano il Jazz. La reazione che il mio maestro ebbe quando mi sorprese a leggere un libro su Louis Armstrong fu violentissima e mi traumatizzò profondamente. Dopo quattro anni di studio, elementari e medie, abbandonai gli studi classici.
Quando avevo circa 13 anni cominciai a suonare sui dischi di jazz e mi segnai alla prima scuola, il Saint Louis di via del Cardello, dedicata a questo stile musicale.
A 15 anni ero già un professionista, chiamato da molti musicisti dell’area Dixieland. Dopo aver suonato in molti gruppi, anche Pop, ho creato la mia prima orchestra, e ho avuto la possibilità di dirigere l’Orchestra di Musica Leggera della Rai-Tv, per un importante programma televisivo su RAI 1. Lavorando così tanto sono diventato economicamente indipendente, anche perché mio padre non approvava questa scelta.
Come affronti la composizione musicale ?
Quando compongo, mi piace raccontare una storia e mi ispiro ad una linea narrativa simile a quella di un racconto. Mi piace comporre per diversi media, teatro, balletto, musica pura, musica applicata alle immagini e libera improvvisazione. Ho scritto Opere ispirate ad Italo Calvino, Shakespeare, Anhouil e ora sto scrivendo un Musical per Radio France.
Ho sempre bisogno di una immagine, una struttura narrativa che mi aiuta a sviluppare la mia musica.
Quali sono i compositori che ti hanno ispirato maggiormente?
Sono sempre stato affascinato dalla musica che mi toccava sia emozionalmente che razionalmente. Ho iniziato, come dicevo prima, a suonare molto giovane e ho avuto la fortuna di collaborare con molti grandi musicisti di area Classica , Pop e Jazz.
Ho avuto l’enorme privilegio di suonare con John Cage, Chet Baker, Dizzy Gillespie, Dave Liebman, Lester Bowie, Don Cherry, Massimo Urbani e moltissimi altri; questo percorso mi ha fatto capire un concetto profondamente legato alla mia essenza di oggi: la musica per essere buona deve essere veramente ispirata, sentita, non può essere un procedimento meccanico, basato solo sulla tecnica. La musica deve essere un “desiderio feroce”, come dice Keith Jarrett una necessità insopprimibile e che deve essere realizzata.
E’ necessario essere in grado di scrivere musica in tutti gli stili. Non ho preclusioni nello scrivere la musica di uno show televisivo, comporre la colonna sonora di un Film comico, un’opera alla Frank Zappa o le sonorità per un film d’azione…
Come riferimento ai classici naturalmente Bach, la base. Devo dire che amo Brahms, Bartok, Siberius, Boulez, Berio, Donatoni, Crumb, Takemitsu, Mark Anthony Turnage, Aaron Jay Kernis e molti compositori contemporanei.
L’incontro musicale più importante che hai avuto?
Chet Baker negli anni ’80 ha vissuto per alcuni periodi a Roma, e ho potuto suonare con lui diverse volte. E’ stato molto gentile con me e gli ho prestato una tromba per due anni, una bellissima Conn Constellation.
Chet Baker, è un mistero per me: anche nella peggiore condizione fisica, è stato in grado di creare pura bellezza. Qualcosa impossibile da spiegare e non ero davvero consapevole di questo mentre avveniva.
Che differenza c’è per te tra la musica commerciale e la musica colta?
Penso che sia molto difficile fare musica commerciale. Capisco la genialità di un DJ e nello stesso tempo mi diverto molto ad ascoltare musiche estremamente complesse. Ci sono due tipi di musica: buona musica e cattiva…C’è solo buona e cattiva musica. Non comprendo il pregiudizio che molti musicisti hanno per gli autori commerciali. Sting, Bjork, Gainsbourg sono considerati commerciali ma nello stesso tempo fanno grande arte.
La funzione di un direttore d’orchestra?
Quando si forma un’orchestra, si crea un meccanismo che può essere perfetto soltanto se tra musicista e direttore si crea un rapporto di rispetto reciproco.
In qualche modo poi subentra un desiderio di condivisione che a volte assomiglia all’amore e all’atto generativo che produce la vita. Per questo a volte i concerti ci colpiscono profondamente e altre volte ci lasciano indifferenti. Se ascoltiamo il concerto per Violoncello di Elgar, nella versione di Daniel Barenboim e con la violoncellista Jacqueline Du Pré vedrete applicato quello che sto dicendo.
Come direttore so che i miei musicisti devono avere rispetto per me, se non ti rispettano finiscono per non seguirti. In realtà dirigo la mia musica e mi sono specializzato in repertori costruiti sui miei progetti.
Se dirigi un’orchestra in cui i musicisti non ti rispettano è meglio che te ne vai, al limite, chiedi a qualcun altro di farlo per te. La prima cosa che ho capito è di essere sempre gentile, perché avere un’orchestra che esegue la tua musica è un grandissimo privilegio.
La più grande soddisfazione della vita fu quando un orchestra chiese al direttore artistico di un teatro musicale di richiamarmi per un’altra opera. C’eravamo divertiti veramente molto…
Come scegli i tuoi musicisti?
Non faccio salti nel buio, sono molto attento. E’ come un casting per un film. Scelgo ottimi musicisti che devono avere un carattere collaborativo e un reale desiderio di costruire insieme: questo lo reputo fondamentale.
Il tuo rapporto con la città di Roma?
Roma è molto pigra, questa città ha visto tutto.
Il lavoro che faccio ha bisogno spesso di grandi spazi. Spero che nel tempo riesca a “dare” di più, in termini di divulgazione a Roma..infatti lavoro anche con i bambini, con gli anziani, i malati. Roma è la mia città, ma il tempo qui scorre molto molto lentamente. Non è una città “vivant” come Berlino, come Parigi. Ogni volta che torno dall’estero lo vedo chiaramente. Tuttavia , non sento più quel tipo di gioia, e “di sapore” che si poteva sentire chiaramente in passato. Roma era piena di artisti negli anni ’60/’70/’80: molti grandi musicisti sono venuti qui per rimanere. C’era una fantastica vita culturale, ma poi è finita. Io ho come “mission” la rinascita culturale della mia città, che potrà essere messa in atto solo con la collaborazione fra tutti i musicisti e tutti gli addetti ai lavori, al netto di invidie e “gruppi chiusi”.
Ora Consigliamo di ascoltare
Calvinolo (Jazz Orchestral works):
Leggerezza Stomp – Orchestral Jazz Works:
Alcuni brani di Massimo Nunzi presenti su Sound Cloud:
Biografia essenziale di Massimo Nunzi
Compositore, arrangiatore, musicologo e trombettista.
Ha suonato come trombettista e arrangiato per e con, Chet Baker, Dizzy Gillespie, Umberto Bindi, Domenico Modugno, Dave Liebman, Don Cherry, Daniele Luttazzi, Corrado Guzzanti, Enrico Rava, Civica Jazz Orchestra, Lester Bowie, Orchestra della Rai Radiotelevisione Italiana, John Cage, Tino Sehgal (Leone d’Oro Biennale di Venezia 2013) et al.Ha cominciato a scrivere per orchestra nel 1987 dirigendo l’Orchestra della Rai a 25 anni e poi ha fondato “Trombe Rosse”, da molti considerata una formazione rivoluzionaria, in cui hanno suonato moltissimi Maestri del Jazz, da Lester Bowie a Don Moye, Javier Girotto, Horacio Hernandez, et al.
Ha realizzato più di 50 spettacoli teatrali, due Balletti (Balletto di Toscana et al..),
ha vinto commissioni per realizzare sue Opere
(Tempesta, Calvinologìé per Radio France le più recenti).
Ha composto per Cinema (“Diverso da chi” 2009, “Little Dream” e “Neve Sporca” 2010, Breve storia 2012)
Ha realizzato due campagne pubblicitarie di successo (Mastercard “O me o la Musica” e “Anoressia/Bulimia”).
Lavora molto nel Sociale collaborando con Emergency per cui ha realizzato le musiche del film “Stasera torno a casa” nel 2009.
Ha scritto un libro sulla storia del Jazz per Laterza e ha realizzato una serie in 12 dvd “I Grandi del Jazz”, per “Repubblica/Espresso”.
Ha tre orchestre in azione su vari progetti (Operaia, Kenton e Calvino).
E’ Direttore Artistico del Festival Capalbio Libri dal 2009.
Progetti commissionati da:
Autunno Musicale di Como, “Pulchritudo” e “Fu-Turismo o Colonizzazione”.
Balletto di Toscana “La Tempesta”
Ente Regionale della Danza AterBAlletto ” Six Memos”
Red Bull Music Academy: Auditorium Parco della Musica: “C’era una volta a Roma”
Orchestra di Milano della Civica con Enrico Intra,
“Progetto Nunzio Rotondo” con Enrico Rava,
“Progetto Lelio Luttazzi” con Carlo Fava,
“Progetto Kramer” con Gianni Coscia e
“Italian Jazz Composers”con Patrizio Fariselli, Alberto Mandarini, Giulio Visibelli, Piero Leveratto.
Radio France “Sentimentales Funerailles”, “Calvinologié”
Roma Jazz Festival “Swing and New Deal”
Icastica Arezzo Festival “Jimi Joni and Frank and All That Jazz”
Ha fondato nel maggio 2013 ”l’Orchestra Operaia”, primo esempio in Italia di Orchestra diretta in condivisione con altri direttori e cooperativa.
Nel 2014, realizza 40 concerti e vari Festival internazionali, collaborando con musicisti di stili completamente diversi gli uni dagli altri:
da Niccolò Fabi a Maria Pia De Vito, da Nathalie a Fabrizio Bosso, da Javier Girotto a Gabriele Cohen, da Ada Montellanico a Cleveland Watkiss et al.
Nel Maggio 2014 esce in Italia il film “Un fidanzato per mia moglie”, di Davide Marengo per cui ha composto la colonna sonora e viene candidato ai Nastri D’Argento come migliore canzone originale.
Nel 2014 e nel 2015 è votato da JAzzit “Miglior Arrangiatore di Jazz Italiano“
Mi chiamo Sarah Letiche, ho ventidue anni e vivo a Roma da marzo 2015.
Vivo a Parigi da cinque anni ma sono nata a Cannes nel Sud della Francia.
Sono laureata in Letteratura e Lingua francese, sono attualmente una studente al Master di Edizione e Audioviso alla Sorbona.
Mi piace molto viaggiare e scoprire nuovi posti, la natura quanto la città, l’arte in generale.. e gli aperitivi !
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