ONORATA SOCIETA’ – La tragedia del Vajont nel disastro della civiltà

Patrizia Zanco in Onorata Società - foto di Valeria Tomasulo

Patrizia Zanco in Onorata Società – foto di Valeria Tomasulo

da un testo di Francesco Niccolini
con Patricia Zanco
regia di Patricia Zanco/Daniela Mattiuzzi
primo spettatore Roberto Aldorasi
con la consulenza storica di Toni Sirena e Ass. Cult. Tina Merlin
una produzione Fatebenesorelle teatro www.patriciazanco.it

«Vajont è il nome del torrente che scorre nella valle di Erto e Casso per confluire nel Piave, davanti a Longarone e a Castellavazzo, in provincia di Belluno (Italia).
La storia di queste comunità venne sconvolta dalla costruzione della diga del Vajont, che determinò la frana del monte Toc nel lago artificiale. La sera del 9 ottobre 1963 si elevò un immane ondata, che seminò ovunque morte e desolazione. La stima più attendibile è, a tutt’oggi, di 1910 vittime.
Sono stati commessi tre fondamentali errori umani che hanno portato alla strage: l’aver costruito la diga in una valle non idonea sotto il profilo geologico; l’aver innalzato la quota del lago artificiale oltre i margini di sicurezza; il non aver dato l’allarme la sera del 9 ottobre per attivare l’evacuazione in massa delle popolazioni residenti nelle zone a rischio di inondazione. Fu aperta un’inchiesta giudiziaria. Il processo venne celebrato nelle sue tre fasi dal 25 novembre 1968 al 25 marzo 1971 e si concluse con il riconoscimento di responsabilità penale per la prevedibilità di inondazione e di frana e per gli omicidi colposi plurimi. Ora Longarone ed i paesi colpiti sono stati ricostruiti.» (http://www.vajont.net/)

ONORATA SOCIETA’ – in scena al Teatro Due di Roma dal 24 al 26 Marzo 2015 – è una catastrofe civile, una storia di mafia, un racconto di vergogna. Di una natura violentata e ripagata con migliaia di creature umane, di cui non si commemora che l’inferno, una punizione biblica in mano ai potenti della terra, un disastro annunciato e sottaciuto per peccati di stato.
Dalla voce di Patricia Zanco, dal suo corpo vigoroso, partono le mille e una di quelle voci, dalla povera gente ai loro assassini, le riprovate scuse e le accuse in un irrisolvibile cocktail di segreti e bugie.
Dal travolgente monologo franano colpevoli e colpe, si disperdono in fuga i suoni lunghi della condanna e dell’antica disperazione. Così la coscienza allenata si nasconde nel fango e il silenzio regredisce in frantumi al rombo ottuso dell’oltraggio millenovecentodieci volte irreparabile.

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