Roberto Michelangelo Giordi si può definire un cantautore atipico per la scena discografica italiana. Atipico perché il suo genere non si può etichettare semplicemente come jazz o pop. La sua musica è una commistione di diversi generi, che spazia da un’andamento swing al classico stile cantautorale o, ancora, dal jazz alla bossanova. Tante sfaccettature diverse che rendono gli album di Giordi trasversali. Nato a Napoli, ma residente da diversi anni a Roma, lo abbiamo incontrato subito dopo il rientro dai live di Parigi, per sapere qualcosa di lui, della sua musica e dei progetti futuri. Iniziamo.
Intervista a Roberto Giordi
1. Da diversi anni ti sei trasferito da Napoli, tua città natale, a Roma. Cosa ti ha spinto a vivere nella capitale? Si è trattato solo di una scelta lavorativa?
Roma è stata una scelta che ho fatto molti anni fa; infatti, mi ci sono trasferito nel 2007. È una città che, sia in termini affettivi sia in termini lavorativi, è riuscita a darmi davvero molto. Ora, invece, in questi ultimi mesi mi capita di fare il pendolare tra Roma, Napoli e Parigi. Ci sono cose che stanno fermentando e restare fermi in una sola città è diventato impossibile.
2. Ci piacerebbe sapere qual è il tuo rapporto con la città di Roma e se, con il passare degli anni, la trovi diversa.
All’inizio è stato bellissimo, Roma è una città capace di incantare, con tutta la sua cultura e la storia che puoi trovare dietro ogni angolo. Purtroppo, però, la capitale in tutti questi ultimi anni è cambiata molto e, mi spiace dirlo, ma è cambiata in peggio. Da questo punto di vista, però, si può dire che è il ritratto fedele di questo nostro paese.
3. Ci spieghi com’è iniziata la tua carriera? C’è stato forse un cantautore al quale ti sei ispirato durante gli anni dell’adolescenza?
La mia carriera è iniziata per gioco, durante i tempi della scuola. Poi ho frequentato il C.E.T. di Mogol e da lì è partita la mia avventura professionale. Il cantautore che mi piaceva di più è stato, ovviamente, Lucio Battisti. Ma poi ho avuto modo di scoprire altri artisti di grande spessore, come Ivano Fossati, Lucio Dalla, Claudio Baglioni e altri ancora.
4. “Il soffio” è il tuo terzo album ed esce a distanza di tre anni dal precedente. Il produttore artistico è Gigi De Rienzo, che ha lavorato con Pino Daniele e Bennato, per citarne solo due. C’è un episodio in particolare che vuoi raccontare di questa collaborazione?
Dovendo scegliere un episodio direi, senza dubbio, le due giornate in cui si sono svolte le registrazioni del quartetto d’archi; sono stati due giorni pieni di emozione, indescrivibili! Poi, ricordo con molto piacere anche le lunghe giornate che Gigi De Rienzo e io abbiamo dedicato ai missaggi; insieme a noi due c’era anche il suo gatto Apollino (sorride).
5. Per l’album sono stati realizzati ben quattro video; a quale di questi sei più affezionato e perché?
Senza dubbio a “Il Soffio”, soprattutto perché è stata la prima volta che sono stato dietro la macchina da presa. A dire il vero, ho girato tutto con un Iphone4, nel deserto. Solo andandoci si può capire cosa si prova!
6. So che sei appena rientrato in Italia dopo aver suonato in Francia; cosa ti è rimasto di questa esperienza?
Di sicuro, tutta la magia che riesce a donare una città come Parigi, città che mi ha incantato e che ancora ringrazio per la sua bellissima accoglienza.
7. Dovendo definire con un aggettivo i tuoi tre album, quale useresti?
Per “Con il mio nome” direi Tenero, mentre per il successivo, “Gli amanti di Magritte”, userei Visionario. Invece, “Il soffio”, è un album Etereo.
8. Ultimamente hai ricevuto diversi premi; con il video de “L’attimo” hai vinto il premio speciale del Roma Videoclip. Chi ha avuto l’idea?
L’idea di girare questo videoclip l’ha avuta Emilio Pastorino, il regista e fumettista, che è anche un mio amico. Ha iniziato a disegnare il bambino e poi ha continuato a sviluppare la storia, raccontando il testo della canzone dal suo punto di vista. Si può dire che sia stato un ottimo modo per “completare” la canzone.
9. Invece con “Il soffio” hai vinto la targa ControCorrente perché “hai saputo realizzare un album che rispecchia con qualità la tradizione della canzone d’autore italiana”. Ti ritrovi nella motivazione?
Sì, mi ritrovo alla grande! (sorride). Posso dire che “Il Soffio” è un disco d’autore dei nostri tempi. Questo perché parla sia dell’incertezza dei questi nostri giorni sia del bisogno di rifugiarsi nella nostra coscienza in quanto luogo sicuro.
10. Progetti futuri?
Al momento sto programmando un tour che partirà dall’Italia e continuerà all’estero. Vi posso annunciare che a Roma mi esibirò a gennaio, al Teatro Arciliuto di Piazza Montevecchio. Sarà una bella emozione tornare a suonare in questa città che mi ha accolto tanti anni fa.
Link video nuovo album:
Con il mio nome: https://www.youtube.com/watch?v=3pLjpdXlst8
Il soffio: https://www.youtube.com/watch?v=vXFOSCnCy34
La grande fuga: https://www.youtube.com/watch?v=BsFPEHK7u-I
La via del deserto: https://www.youtube.com/watch?v=p1yFigorBN0
Il temporale: https://www.youtube.com/watch?v=uuwwl5WonT0
Nasco a Milano negli anni settanta, con un futuro da biologa e uno da redattrice musicale.
Crescendo, abbandono tutto per vivere a contatto con la terra, scoprendo la bellezza di far nascere qualcosa con la fatica, proprio come i miei antenati.
Madre, contadina, filosofa e fotografa, vivo in una cascina abbandonata, ai confini di un bosco, circondata da animali e dal verde. Utilizzo la parola e la musica come unica arma di difesa all’ignoranza di chi non riesce a capire la bellezza di quello che lo circonda.