Chi è Rita Lynch? Come nasce questo personaggio e la sua passione per il burlesque?
É la domanda che mi fanno sempre durante le interviste e alla quale trovo sempre maggiore difficoltà a rispondere. Basterebbe dire che Rita Lynch nasce in un programma di Sky che si chiamava “Lady Burlesque”, no?
Invece, quando mi viene posta questa domanda, nel mio cervello è come se si aprissero tanti file, uno scaturito dall’altro: Rita Lynch, per me, è stato ed è un percorso di vita incredibile, un approdo e una partenza.
Ero molto giovane quando mi sono avvicinata al mondo del modelling, ho iniziato come modella pin-up quando in Italia questo genere non era ancora così in voga. Era un mondo che mi affascinava e che nel contempo mi faceva sentire a mio agio, lo sentivo mio.
Dalle pin-up al burlesque il passo è stato breve, forse anche troppo (l’approdo). Dopo il programma però (la partenza), mi sono trovata a fare i conti con quello che mi era esploso dentro e che non sapevo come controllare: troppe volte la passione brucia fino a fare male.
Rita Lynch è una performer, dove per performer si intende un’artista che porta sul palco un suo percorso di vita fatto di studio, di scoperte e, soprattutto, di tante domande.
Se poi siete ancora convinti che io mi tolga solo i vestiti, beh, venite a vedere un mio spettacolo, sarò fiera di non accontentarvi.
Cosa provi mentre sei sul palco?
Io sono salita la prima volta sul palcoscenico tanti anni fa e l’ho fatto come attrice (che è ora la mia prima occupazione): è per quella scarica di vita che decidi di salirci ancora e ancora e ancora.
Ora quella scarica non è più forte come la prima volta, perché si impara a gestirla con il tempo, ma sul palco mi sento a casa e non vorrei passare la mia vita a fare altro.
Hai un rito scaramantico prima di esibirti?
Sono un po’ maniaca del trucco e parrucco, quindi posso controllarmi anche 20 volte prima di andare in scena (sempre se il presentatore non ha già iniziato a parlare mentre io sono ancora al piano di sopra in camerino – come mi è successo in Germania ad una replica del varietà per cui mi esibivo). Per il resto mi riscaldo, chiudo gli occhi, faccio un respirone e via.
Sei la sola performer professionista italiana del Caput Mundi, parlaci un po’ del festival: cosa ti aspetti da questa esperienza?
Non ho mai avuto modo di partecipare neanche come spettatrice al Caput Mundi perché le date del festival coincidevano sempre con qualche mia trasferta, quindi per me sarà tutto nuovo, ma conosco Albadoro, il suo lavoro e ho sentito molte altre performer anche straniere tesserne le lodi.
Spero di contribuire nel mio piccolo alla riuscita, anche quest’anno, di questa grande manifestazione.
Ci sono differenze tra il burlesque in Italia nel resto del mondo?
Il burlesque non è una realtà italiana, è d’importazione e, come tutte le cose importate, il rischio che diventi una “bruta copia” dell’originale è dietro l’angolo.
Un mese fa ero a San Francisco, mi esibivo in uno dei primi locali ad aver riproposto il burlesque della “nuova generazione” (si parla sempre di una 20ina di anni fa) e tra il pubblico c’era una delle performer che ha fatto la storia del genere tra li anni ’60 e ’70: Isi Star. A fine spettacolo mi fermo un attimo a salutarla e lei, riempiendomi di baci mi dice: “è questo quello che mi è mancato dell’Europa”.
Abbiamo un background unico al mondo, sfruttiamolo.
Progetti futuri?
Il frutto di più di un anno di lavoro vedrà finalmente la luce a dicembre: dal 9 al 13 sarò in scena con un cast eccezionale al Teatro Portaportese, con “Red House”, varietà ideato da me e scritto con Filippo Nanni.
Uno spettacolo che spazia dal cabaret tedesco al musical americano passando per il varietà all’italiana, un mix di canzoni, numeri circensi e coreografie, il tutto rigorosamente live.
“A dirty variety show”, uno show di varietà sporco, proprio perché non mi interessa offrire uno spettacolo pulito e rigoroso, voglio dare al pubblico qualcosa di diverso.
Questo in terra italica, per quanto riguarda l’estero invece, a febbraio 2016 sarò in Giappone per “Belladonna”, uno spettacolo musico-teatrale scritto da Gigi D’Errico. Spero che il pubblico nipponico apprezzi i miei sforzi.
Arigatau!
Sei molto giovane, ma fino a che età ti immagini sul palco?
Come immagini il tuo futuro?
Non sono una “irriducibile” del burlesque: i miei primi amori sono il canto e la recitazione, vivo di e per quello, non posso immaginare un futuro giù da un palcoscenico.
Cosa diresti a chi vuole intraprendere la carriera di performer?
Gli chiederei “perché”. Tutto ciò che devono sapere, è nella loro risposta.
Io posso solo aggiungere: studio, tanto studio!
Studiare non fa mai male, serve a migliorarsi: per diventare persone migliori e artisti migliori non è mai troppo tardi.
VIDEO
Red House – A dirty variety show TEASER
RITA LYNCH on The Web
www.ritalynch.it
www.facebook.com/RitaLynchBurlesque
www.facebook.com/RedHouseVarietyShow
Questi sono i nomi dei fotografi della galleria immagini:
Alessandro Giaco
Barbara Gravelli
Don Spiro
Barbara Gravelli
Marco Pasqua
Torsten Solin
Simone Lezzi
Tina Cassati
Bryon McCartney
Red House – Sophie Harris
Red House – Sophie Harris
Red House – Sophie Harris
Giappone
Roberta Maresci (1971), giornalista e scrittrice. Esperta di collezionismo e antiquariato. Voce e autrice per Rai Radio2 di programmi come “La stanza delle meraviglie”, “Il buongiorno di Radio2”, “La notte dei misteri” e “Sabato Italiano”. Ha scritto per la Treccani alcune voci dell’Enciclopedia della Moda. Ha pubblicato 13 libri tra cui le biografie di Raffaella Carrà, Maria Callas, Wanda Osiris e Mina. Ha ricevuto diversi premi. Il più curioso? “Due palle in carriera”. Come giornalista collabora con “Il Tempo”, iltempo.it, “For Men”, “Bellezze d’Italia”, “Il Punto Magazine”.
Patrizio DjGemello liked this on Facebook.