Parlaci del Progetto “Le Mezze Stagioni”, il tuo primo album.
“Le Mezze Stagioni” è il mio disco uscito il 7 agosto su tutti gli store online, un progetto in cui jazz, pop e musicalità mediterranea si fondono in un tutt’uno, una sorta di terra di mezzo tra più generi, per contrastare tutta una serie di convenzioni che il jazz apertamente condanna ma di cui non riesce a liberarsi. Sono contento che l’etichetta tedesca Diventa Music abbia voluto pubblicarlo, è un progetto fortemente autobiografico ma sono convinto che ognuno possa emozionarsi e scoprire le proprie storie.
Come sei arrivato a pubblicare un disco in Germania?
L’ho tenuto a lungo nel cassetto. Dopo anni di ricerca assidua avevo ricevuto da parte delle etichette italiane soltanto dei bei complimenti o proposte di auto-acquisto di grandi quantità di cd…insomma un panorama poco aperto agli emergenti. L’intuizione vera forse è stata quella di smettere di volermi porre come jazzista a tutti i costi per essere riconosciuto come tale dagli altri jazzisti. Bisognava spezzare questa esigenza di autoreferenzialità e di riconoscimento esterno e così sono ripartito da me stesso, dalle mie peculiarità e “riformulando i criteri di ricerca” mi sono imbattuto in un mondo nuovo che paradossalmente mi stimava di più nel senso vero del termine, o forse semplicemente mi aveva ascoltato. Così sono arrivato a Diventa Music, un’etichetta di musica lounge e chill-out molto aperta a ogni tipo di contaminazione.
Come è nato il titolo “Le Mezze Stagioni”?
Ho voluto richiamare la celebre espressione popolare “non ci sono più le mezze stagioni” perché mi sembra la sintesi di tutti quei luoghi comuni per cui non ho mai avuto una grandissima simpatia. Da un punto di vista prettamente musicale mi sembrava perfetto per evocare la ricerca di un luogo ideale, di quella “mezza stagione”, né troppo calda né troppo fredda, a cui tutti aspiriamo e che conduce necessariamente ad una fusione tra universi apparentemente inconciliabili.
L’Album ha 10 tracce, ne ha una dedicata a “Sperlonga”. Come mai?
Il brano ‘Sperlonga’ è teso ad omaggiare il meraviglioso borgo di origine in provincia di Latina, dove sono nati i miei genitori. Per me rappresenta un manifesto artistico in cui le musiche dei sud del mondo si fondono con le bellezze che questa perla del Mediterraneo offre.
Nel disco c’è un brano dedicato alle “Partenze”, cosa significa per te partire?
Un mattina agli imbarchi all’aeroporto sono stato colpito dall’abbraccio e dal pianto disperato di una madre e una figlia e da lì è nato tutto… partire per me, amante del metodo e della stabilità è un momento faticoso ma prezioso perché permette di uscire dalle proprie abitudini e di staccarsi dalle proprie certezze. Un’esperienza che auguro a tutti.
Tra tutti i brani colpisce “Lettera ai Galati” per il suo tono mistico, dimmi di più.
Sono un cristiano convertito da adulto e sono stato da sempre molto affascinato dalla figura di S. Paolo, il convertito per antonomasia. Il testo di questa lettera colpisce per quei toni aspri che aprono gli occhi. Nel brano ho cercato di mettere il deserto, il misticismo e un grido che spero emozioni tutti come emoziona me.
Il tuo rapporto con Roma?
Roma è una città unica. La sua bellezza, soprattutto dopo alcuni anni che ho vissuto all’estero, mi commuove. Come musicista amerei vederla viva come Parigi e Bruxelles, piena di centri culturali di quartiere con la fila al botteghino…purtroppo siamo ancora lontani da quell’obiettivo sia per un problema sistemico che per un’incapacità degli artisti a saper essere una categoria compatta. Proprio in quest’ottica nell’ultimo anno ho scelto di aderire, investendo tantissime energie, a un ambizioso progetto per il riscatto culturale del nostro Paese come quello dell’Orchestra Operaia di Massimo Nunzi.
Ora consigliamo di ascoltare: Sperlonga.
Con Damiano La Rocca (chitarra elettrica e classica), hanno collaborato Chiara Tavolieri (voce), Valeria Gianferro (sax alto, flauto, ewi), Manuela Pasqui (piano), Carlo Montuoro (percussioni).
Biografia essenziale di Damiano La Rocca
Damiano La Rocca è una promessa del panorama musicale italiano. Originario di Sperlonga (LT) nato e cresciuto artisticamente a Roma, nella borgata di Acilia, è un musicista stilisticamente eclettico e con una personalità vulcanica, non solo chitarrista e compositore ma arrangiatore e direttore d’orchestra. Talento fresco, dopo gli anni vissuti a Bruxelles è tornato in Italia volendo dedicare tutta l’attenzione alle sue radici e alla musica mediterranea con questo suo primo album che sarà distribuito nei principali store di musica online. Negli anni ha collaborato con Alfredo Santoloci, Massimo Nunzi, Paolo Damiani, Ada Montellanico, Niccolò Fabi, Fabrizio Bosso, Javier Girotto, Carmen Consoli, Maria Pia De Vito, Pilar, Raffaela Siniscalchi, Gabriele Coen, Ettore Fioravanti, Giorgio Cùscito, Piji Siciliani e Diana Tejera.
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Partenze
Lettera ai Galati:
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