Martha Graham nasce a Pittsburgh, Pennsylvania, l’11 maggio 1894 in una famiglia agiata. La danza irrompe nella sua vita relativamente tardi, quando all’età di 16 anni, alla Mason Opera House di Los Angeles, assiste ad uno spettacolo della famosa ballerina Ruth St. Denis.
Nel 1916 entra a far parte della compagnia Denishawn, fondata proprio dalla St. Denis e dal marito Ted Shawn e il successo non tarda ad arrivare. Nel 1920 è protagonista di “Xochital”, un balletto scritto appositamente per lei da Sahwn. Grazie ad una performance intensa ed emozionante, Martha guadagna il consenso di pubblico e critica.
Dopo otto anni lascia la Denishawn School per unirsi al vaudeville del Greenwich Village Follies e il 18 aprile 1923 debutta a New York, ballando su composizioni di Scriabin, Debussy, e Ravel.
Il successo ottenuto nel corpo di ballo dei coniugi Denis e Shawn le permette di dedicarsi, negli anni successivi, alle sperimentazioni che faranno della Graham una delle più grandi ballerine del ventesimo secolo. Nella grande mela, infatti, è finalmente libera di organizzare e dirigere le coreografie dei suoi balletti.
Insegnante di danza alla Eastman School of Music, Martha ha completo controllo sull’organizzazione dei corsi e dei programmi di studio, nonché la possibilità di sperimentare con i suoi studenti migliori.
Nel 1926, spinta dalla voglia di diffondere la sua arte, Martha Graham fonda a New York l’omonima Dance Company. Una delle prime opere della Dance Company è “Frontier” (1935), la cui scenografia è affidata allo scultore Isamu Noguchi e le musiche sono del compositore Louis Horst, due uomini che influenzeranno fortemente la sua crescita artistica.
Subito dopo “Frontier”, alla Dance Company si unisce il giovane ballerino Erick Hawkins, che la Graham sposa nel 1948. Nonostante la breve durata del matrimonio, Hawkins rimarrà con la compagnia per dieci anni, ballando in molte delle opere importanti.
Gli anni ’30 sono per la coreografa contraddistinti da una forte spinta creativa, in cui la sua arte va sempre più affinandosi, tanto da rivoluzionare la nozione tradizionale di balletto.
Rifacendosi ai miti primitivi, la Graham considera la danza unico linguaggio spontaneo, capace di comunicare le emozioni umane in tutta la loro immediatezza. Attraverso movimenti sciolti e convulsi, l’uomo può finalmente esprimersi liberamente, rompendo le catene di una società univocamente fondata sulla verbalità.
La danza diventa una vera e propria arte corporea che si distacca dalla lunga tradizione accademica del balletto classico, da sempre subordinato alla musica e al testo. In questo modo la danza diviene la sola espressione artistica in grado di recuperare la dimensione originaria della natura e dell’esistenza umana. Attraverso la danza l’uomo può esprimere la sue emozioni, liberando il corpo da vincoli e tabù che la società ha generato nei secoli.
Nelle sue sperimentazioni, la Graham libera i corpi dei ballerini. Le sue coreografie sono volte a riscoprire quello che il corpo può fare. Così i ballerini non sono più costretti a adattare la propria fisionomia alle sclerotiche posture della tradizione classica, al contrario, è la “modern dance” ad adattarsi alla conformità fisica e alle caratteristiche dei singoli danzatori.
La tecnica sviluppata dalla Graham nel corso degli anni è essenzialmente basata sulla respirazione, sul movimento istintivo degli interpreti e su un rapporto con il suolo. Infatti, la grande coreografa statunitense abbandona la tradizionale scarpetta a punta. Nelle sue performance e nei suoi insegnamenti, si predilige il contatto dei piedi nudi con le tavole del palcoscenico, al fine di ritrovare un contatto più profondo e immediato con la terra.
Nel dopoguerra, il teatro-danza della Graham si rivolge al mito e alla ricerca di personaggi emblematici che possano esprimere le motivazioni profonde dell’agire umano in determinate situazioni. In questo modo il ballo ha funzione catartica, offrendo allo spettatore una sorta di analisi interiore, capace di rendere visibile inquietudini e sofferenze scaturite dalla Seconda Guerra Mondiale.
In quest’ottica molti critici considerano “Seraphic Dialogue” (1955) il capolavoro della Graham. E’ un poderoso balletto, capace di rappresentare attraverso il movimento del corpo la complicata storia di Giovanna D’Arco.
Martha Graham balla fino all’età di 76 anni e come afferma nella sua biografia ufficiale “Bloody Memory”: “L’ultima volta che ho ballato era in Cortege of Eagles […] non avevo programmato di smettere in quell’occasione. Ma fu una decisione terribile che dovetti prendere”.
Negli anni ’60 e ’70 continua a coreografare balletti (del 1973 sono “Lucifer” e “The Scarlet Letter” composti per Rudolf Nureyev e Margpot Fonteyn), ma sono per lo più anni bui, contrassegnati da depressione e abuso di alcool.
Nel 1984 riceve la Legione d’Onore da parte del governo francese.
Muore il giorno 1 aprile 1991, mentre sta lavorando ad un balletto per i Giochi Olimpici di Barcellona.
NOTA : QUESTA BIOGRAFIA NON E’ UN TESTO ORIGINALE MA E’ TOTALMENTE RIPRESA DAL SITO: https://biografieonline.it/biografia-martha-graham
Maximo De Marco inizia la sua carriera sin da giovanissimo come ballerino, modello, attore, cantante, formandosi e perfezionandosi artisticamente a livello Internazionale. Ha vinto una borsa di studio indetta dalla CEE (Comunita’ Economica Europea) che lo ha portato a studiare con docenti di fama Mondiale, per poi diventare, successivamente, autore, regista, coreografo, discografico, stilista e scrittore, grazie a tutte queste esperienze lavorative nel Mondo dello Spettacolo, oggi Maximo De Marco e’ uno degli Art Director piu’ importanti e riconosciuto a livello Internazionale, Nominato Art Director ad Vitam dal Vaticano, per il GMG and Friends di Papa Francesco (Giornata Mondiale della Gioventu’), Membro ufficiale del Concilio Internazionale della Danza dell’UNESCO e Premio Cavallo D’Argento Rai (Radio Televisione Italiana), Premio alla Carriera del Music Life Tv Awards (SKY) e del Cantagiro come miglior Direttore Artistico, Premio Amen alla letteratura con menzione speciale al Salone Internazionale del libro di Torino nel 2013 e Vincitore del Festival Internazionale del Cinema di Salerno nel 2017 con il suo film storico religioso “Petali di Rosa”. Nella sua carriera da Art Director, ha diretto Televisioni,Radio,Magazine,Teatri, e grandi Star della Musica e dello Spettacolo, tra cui la Pop Star Inglese Boy George,per il suo Tour Mondiale negli anni 90″, la vincitrice di The Voice of Italy Sister Cristina, e altri artisti come : Franco Simone, Teo Mammuccari, Fabrizio Frizzi, Antonella Ponziani, Claudia Koll…