Si tiene il 4 e 5 marzo 2017 al Salone delle Tre Fontane dell’Eur a Roma ‘Spirit of Scotland – Rome Whisky Festival’. Incontriamo Pino Perrone, uno dei direttori artistici della Kermesse.
Sarà una grande festa a più livelli d’esperienza, dove gli appassionati di Whisky e i neofiti potranno vivere in un ambiente raffinato, cordiale e accogliente. Ci sarà una competition per un cocktail, musica dal vivo, molte masterclasses e tanti ma tanti whisky in degustazione.
Intervista a Pino Perrone
1) Come ti e’ venuta l’idea di fare un festival del whisky?
L’idea non é stata mia. Alla prima edizione del festival ero stato chiamato da Rachel Rennie e Andrea Fofi come consulente ed espositore. A partire dalla seconda sono entrato in organico perché alla prima, alla quale non avevo creduto che avrebbe funzionato, mi sono divertito e ho pensato potessi dare un contributo come appassionato colto.
2) quale e’ il tuo whisky preferito
In realtà non ho un whisky che prediligo. Ricerco quelli che mi emozionano e che hanno fatto di tutto per mantenere un’autenticità e tradizionalità. Requisito quasi obbligatorio il non filtraggio a freddo, una moderna tecnica che trattiene la componente oleosa e crea un whisky più scorrevole, che non si offusca con il freddo o l’aggiunta d’acqua.
5) puoi farci una tua classifica personale su whisky? (descrivendo il Paese d’origine, il modo di produzione e il tipo di gusto che hanno)
Faccio parte di un festival e non voglio farmi dei nemici. Perdonatemi ma non posso proprio rispondere, sopratutto pubblicamente.
4) Esistono diversi e particolari metodi di produzione del whisky?
Si, esatto. Il whisky può essere prodotto con alambicco in continuo e con alambicco discontinuo e in questo ultimo caso solo si possono chiamare single malt scotch whisky. Ma l’argomento e ampio e complesso e rimanderei a un corso specifico, dove parliamo anche delle differenze fra le varie vasche di fermentazione e il riscaldamento diretto o meno dell’alambicco discontinuo.
5) Da quel che sai esistono a Roma dei luoghi , locali, clubs etc, dove si riuniscono gli appassionati? in Italia?
A Roma certamente luoghi di ritrovo per appassionati di whisky sono essenzialmente Le Bon bock e Gregory’s Jazz Club. Altri cominciano a proporre una buona selezione, sopratutto in qualche pub. Tuttavia manca ancora a Roma un vero e proprio whisky bar come all’estero.
Spero in futuro d’essere protagonista della lacuna. Degni di tutta la considerazione possibile sono il Bar Metro di Milano e il Kik Bar di Bologna.
6) Quale è il tuo rapporto con la città di Roma?
Sono nato a Roma e qui vivo. Ho sempre detto e pensato che prima o poi mi sarei trasferito altrove ma non l’ho mai fatto. La verità è che quando sono fuori non vedo l’ora di ritornare nella mia città. Debbo aggiungere altro?
7) Puoi dire qualcosa sul “bere consapevole!” ?
Bere consapevole significa non dimenticarsi mai che l’alcol è una tossina e in quanto tale bisogna rapportarsi. Prendersi del tempo durante la degustazione che deve essere puramente un momento di piacere e gratificazione e non la ricerca di qualcosa che possa solamente portare all’ebbrezza.
8) Tornando al festival, come si svolgono nello specifico le masterclass? Sono aperte a tutti i tipi di pubblico o solo al pubblico esperto?
Naturalmente sono aperte a tutti. Durano 50 minuti ognuna e qui si potranno degustare, sotto l’ausilio di un relatore d’eccezione, dei prodotti con una particolare attinenza. Un’occasione per poter accrescere la propria conoscenza e confrontarsi con altri. Ci aspettiamo quest’anno una forte partecipazione e stiamo dirigendo tutti i nostri sforzi affinché le masterclasses siano le più interessanti possibili e a prezzi calmierati.
9)Uno degli aspetti del festival è anche legato al collezionismo, che valore di mercato ha, dal vostro punto di vista?
Il collezionismo è decisamente un aspetto da non sottovalutare, soprattutto per coloro che commerciano in whisky. Per chi organizza un festival, probabilmente, ha un valore leggermente inferiore, poiché compito dello stesso è quello di fare conoscere e fare assaggiare. Personalmente ritengo che, come ho peraltro scritto più volte, bisogna stare molto attenti affinché questo fenomeno sia adeguatamente approcciato, altrimenti allontana il consumatore piuttosto che avvicinarlo al prodotto. Con il lavoro che svolgo, ho conosciuto molti collezionisti di whisky. Molti di loro non hanno mai assaggiato ciò che possiedono. Non dimentichiamoci che, invece, il whisky nasce per essere bevuto anziché collezionato e che nessuno vieta che ciò accada ma alle volte questo crea dei fenomeni che diventano incontrollabili. Ad esempio – ahimè – il cosiddetto ‘uomo comune’ non ha più possibilità di acquistare alcuni prodotti che sono stati “baciati” dall’interesse del collezionismo con conseguente impennamento dei prezzi e questo a mio parere non fa bene al mondo del whisky.
10)Roma ospita numerosi eventi legati al bere di qualità e al bere consapevole. Quanto è importante la ‘scena’ romana in Italia? anche dal punto di vista di bar e bartenders?
La scena romana è già importante ora, ma credo lo sarà sempre di più. I romani sono lenti a individuare un fenomeno a cui interessarsi, ma una volta fatto, diventa esplosivo. Ritengo che Roma attualmente abbia amplissime capacità di crescita. Siamo solo all’inizio, per fortuna. Possiamo con orgoglio dire che siamo stati i primi a interessarci al fenomeno dei bartenders. Roma stessa è stata da questo punto di vista un’apripista al fenomeno e vi assicuro che nella Capitale non mancano le occasioni per poterlo verificare. Come nelle ultime due passate edizioni, anche in questa ci sarà una forte attenzione al fenomeno, con buona pace di chi la pensa diversamente.
11)Tre consigli per bere al meglio un whisky…
Il primo è quello di farsi consigliare se non si hanno le idee chiare. Il secondo è quello di prendersi ogni tanto dei momenti di pausa, bevendo anche molta acqua e, se non si vuole usufruire delle opportunità che fornisce l’evento per mangiare, di farlo prima. Tutto ciò per evitare d’incappare in fenomeni inevitabili che non ci consentono d’avere un approccio corretto al bere. Il terzo è quello d’assaggiarlo in serenità. Ripeto, lo scopo fondamentalmente è quello di divertirsi con responsabilità e vedrete che le occasioni non mancheranno.
Grazie Pino per il tempo che ci hai concesso adesso ultima domanda: la biografia di PINO PERRONE, ovvero chi e’ cosa ha fatto?
Sono nato lo stesso giorno di Goethe, il 28 agosto ma del 1964, e come lui sono un collezionista. Ho frequentato senza tuttavia laurearmi l’Università di Roma Facoltà di Lettere Disciplina Spettacolo con specializzazione cinema. Sempre stato un forte lettore e amante della musica, ho svolto numerosi lavori dal manovale, al ragioniere, al commesso di dischi. Ho lavorato per quattro anni in una agenzia rateale della casa editrice Einaudi e contestualmente ho frequentato nel 1998 un corso da sommelier all’Ais di Roma diplomandomi l’anno successivo. Passione del vino nasce nel 1991, quella per il whisky due anni dopo. Nel 2001 rilevo un negozio di quartiere trasformandolo in enogastronomia con ampia selezione di formaggi ricercati. Cominciano ad arrivare segnalazioni, articoli e premi come quello del Gambero Rosso. Con il tempo questo negozio si trasforma in un luogo per appassionati di whisky. Poi l’adesione al festival e infine due anni esatti fa l’apertura di uno showroom dedicato quasi esclusivamente al whisky nel cuore di Roma. Malgrado molto assorbito dall’universo-whisky per il quale sono docente in un corso apposito, e con vari interventi in Italia per degustazioni, passaggi in radio e scrittura d’articoli, non ho perso la passione per la letteratura, il cinema e il vino che continuo a coltivare in maniera tale da consentirmi di poterli utilizzare, contaminando la mia interpretazione del whisky quando ne parlo.
INFO
Ogni informazione al link ufficiale al sito web del festival www.spiritofscotland.
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