Nonostante sia nel cuore di Roma, nonostante si trovi dietro uno dei più importanti e imponenti monumenti della Capitale, Villa Celimontana rimane poco conosciuta e nascosta. La sua bellezza e storia però è tutta da scoprire.
Bisogna fare uno sforzo di immaginazione per sovrastare a tanta eleganza, un area occupata da orti e vigneti. L’attuale aspetto glie lo diede Ciriaco Mattei, che grazie ad artisti ed architetti, trasformò radicalmente l’aspetto della proprietà del suocero. Furono costruiti dunque la Palazzina, un prato rassomigliante ad un teatro che aveva di fronte un obelisco egizio concesso dal Consiglio Segreto del Comune. Fu costruito inoltre un edificio per ospitare la collezione delle antichità del proprietario, potevate trovare un boschetto ornato di statue di animali, un labirinto, una loggia tra due padiglioni usata come uccelliera e la Fontana del Fiume, che tutt’oggi ancora è splendida. Dal 1620 iniziarono le numerose trasformazioni della tenuta, furono aggiunte numerose fontane, alcune disegnate dal Bernini. Nei futuri passaggi di proprietà andarono perdute, distrutte o vendute, molte opere d’arte. Ci furono un susseguirsi di cambiamenti che ci portano oggi all’aspetto attuale della Villa. Dopo la prima guerra mondiale lo Stato confiscò la proprietà. Nel 1926 la Palazzina Mattei fu inaugurata sede della Regia Società Geografica Italiana, che custodisce testi di geografia ed esplorazione.Due piccole parti del parco furono assegnate alla Stazione chimico agrario sperimentale e il restante giardino venne aperto al pubblico.
Costeggia uno degli ingressi della Villa, la chiesa di S. Maria in Domnica alla navicella, che mantiene l’aspetto originario e che guarda la fontana della Navicella (che si ritiene essere una copia di una nave di marmo, forse un ex voto di età romana alla Dea Iside da parte di alcuni marinai). Venne poi trasformata in fontana nel 1931. Per entrare nell’altro ingresso della Villa, bisogna passare prima davanti alla chiesa di San Tommaso in Formis, dove Formis sta per “presso l’acquedotto”, da cui è circondata. Bisogna poi passare sotto l’Arco di Dolabella e Silano, che veniva usato in epoca neroniana come sostegno del grande acquedotto. A ciò che vediamo, dobbiamo aggiungere altri 2 metri, oggi sotterrati dalla strada che lo attraversa. Nella cornice potrete riconoscere i nomi dei consoli Publio Cornelia Dolabella e Caio Giulio Silano che erano in carica nell’anno in cui venne costruito l’arco nel 10 d.c.
Continuando la piccola strada si viene accolti dalla Chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo, costruita sui resti della casa dei due Santi per volere del senatore Bizante. I luogo in cui vennero sepolti si trova nei pressi dell’altare maggiore. Accanto alla basilica originaria sorse un piccolo convento, distrutto e successivamente riedificato. Nella chiesa sono custodite opere di artisti noti: Antoniazzo Romano e Nicolò Cirignani detto il Pomarancio. Affreschi e mosaici del III e del IV secolo si possono ammirare nelle case romane, al termine della scala che si trova nella navata destra.La strada che potrete vedere alla sinistra della Chiesa è l’antica strada romana Clivus Scauri. All’interno della Villa troviamo, all’ingresso, una lapide che ci dice “Questo portale, già ingresso della Villa Massimo al Laternao demolito del 1885 donato alla Città di Roma dalla Famiglia Lancellotti, venne qui ricostruito e restaurato dal Governariato di Roma nel 1931. Il tempietto che incontriamo percorrendo viale Spellman venne sistemato nel giardino quando la prioprietà era del barone bavarese Riccardo Hoffmann. La villa oltre alla sua straordinaria bellezza offre durante l’anno eventi di natura letteraria e quanto altro, molti direzionati ai bambini.
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Nata a Roma, formatasi alla scuola alberghiera, dove ha studiato storia dell’arte sempre con molta passione. Una volta diplomata, ha lavorato per alcuni anni come segretaria in uno studio commerciale, ma essendo per Lei un ambiente grigio e privo di interessi si è licenziata e si è trasferita in Estonia, a Tallinn dove ha iniziato lo studio dell’inglese. Una volta tornata in Italia aveva un obiettivo, lavorare nel suo campo di interesse e dopo alcuni mesi è riuscita a trovare quello che desiderava, in un agriturismo.
“Adoro essere circondata dal cibo e dall’arte”.